Intervista in esclusiva ad Andrea Sorri, oggi Business Development ‐ Government/City Surveillance/Critical Infrastructure di Axis Communications, primo volto italiano dell’azienda svedese, storico trait d’union tra la sua casa madre e i distributori e gli installatori nostrani.
Paola Cozzi
Responsabile Rivista Sicurezza
Andrea, come è andato trasformandosi, in tutti questi anni, il tuo ruolo all’interno di Axis?
La mia esperienza in Axis inizia nel 2000 come responsabile vendite. Stringere rapporti con i distributori di sicurezza era, allora, il “cuore” della strategia aziendale. In seguito, come responsabile del mercato italiano, ho iniziato a occuparmi dei rapporti con i distributori del canale IT. In quegli anni, quello che noi oggi chiamiamo “processo di migrazione dall’analogico all’IP”, era davvero agli esordi…
E negli anni successivi?
Nel 2005 ho iniziato a occuparmi degli installatori e dei systems integrators, con i quali ho avviato una serie di partnership importanti. Da un anno e mezzo a questa parte, invece la mia attenzione si è spostata sugli utenti finali, con un lavoro di analisi, studio e confronto su settori specifici che coinvolge anche altri mercati mondiali.
Di quali settori si tratta?
Prevalentemente la pubblica sicurezza e la sicurezza delle infrastrutture critiche, dunque il settore utilities, comprendente energia, telecomunicazioni, distribuzione dell’acqua e del cibo a livello industriale.
Durante l’Axis Partner Day - svoltosi lo scorso giugno a Senago (Milano) - Edwige Maury, Regional Director Sud Europa, ha presentato quanto emerso dall'edizione 2012 del rapporto annuale di IMS Research, basato sui dati di mercato riferiti al 2011, secondo il quale Axis Communications conferma la propria posizione di leader in ambito IP e conquista la prima posizione nella categoria delle telecamere di videosorveglianza. Rapporto che conferma le stime delle quote di mercato conquistate lo scorso anno, durante il quale l'azienda ha registrato una crescita pari al 33%.
Che cosa significa - oggi, nel 2012, a sedici anni dall’immissione della prima telecamera di rete sul mercato - essere leader nell’IP?
Significa vedere confermate quelle decisioni prese cinque, sette, dieci anni fa. Significa un nuovo punto di partenza, proiettarci in avanti di altri dieci anni con linee strategiche a lungo termine.
Con quali obiettivi?
Se dieci anni fa era la migrazione dall’analogico all’IP l’obiettivo cardine, oggi - in una nuova prospettiva - sono l’innovazione tecnologica, l'approfondimento delle necessità attuali, la scoperta di nuovi ambiti di applicazione del video IP a segnare il corso di Axis per i prossimi anni. E’ su questo che lavoreremo, in particolare nei settori di mia pertinenza.
Soffermiamoci sul primo punto: l’innovazione tecnologica. Dove spinge la ricerca in ambito IP?
In linea generale, nei prossimi anni la tecnologia IP seguirà la stessa linea evolutiva che ha caratterizzato altre tecnologie informatiche. In particolare, assisteremo a un “gioco” sinergico fra la telecamera e tutte le componenti coinvolte nella dinamica della ripresa, vale a dire software, infrastrutture di rete, display. I requisiti principali sui quali si sta lavorando e si continuerà a lavorare? Indubbiamente, la qualità dell’immagine, la semplicità di trasmissione e l’intelligenza nell’elaborazione del segnale.
Come si giocherà il rapporto telecamera/ambiente?
La ricerca si sta sempre più muovendo verso la riduzione della necessità di illuminazione esterna. L’obiettivo? “Vedere” anche durante le ore notturne. Si sta lavorando affinché non sia l’ambiente a doversi adeguare alle capacità delle telecamere, ma sia la tecnologia - come, ad esempio, quella Lightfinder - a sposarsi con le caratteristiche dell’ambiente all’interno del quale la telecamera è calata.
Veniamo alle applicazioni…
Da un lato, si andrà sempre di più verso la “specializzazione”, verso il prodotto studiato per applicazioni all’interno di contesti specifici. Per quanto riguarda la videosorveglianza urbana, ad esempio, accanto alla telecamera ad hoc per i mezzi di trasporto - dotata di peculiarità proprie - si avranno telecamere in grado di lavorare in aree pubbliche molto estese. E, parallelamente alla contestualizzazione del prodotto, si lavorerà allo sviluppo di quelle capacità che permettano al dispositivo di ripresa di svolgere più attività contemporaneamente.
Perché si continuano a vendere grandi quantità di telecamere analogiche? E’ una questione di prezzo?
No. Credo sia un fenomeno legato alle aspettative del cliente finale, il quale, in questo momento - nella fascia di mercato di volume - non è pienamente informato rispetto ai vantaggi della tecnologia dispondibile, tra cui la qualità dell'immagine. Quando anche questa fascia di mercato sarà più esigente verso il "risultato" concreto fornito dalla telecamera e gli installatori tradizionali cambieranno abitudine, la migrazione su IP avrà termine.
Quale risultato?
Un certo tipo di utenza non dà ancora la giusta importanza alla qualità dell'immagine. Invece, è proprio la qualità dell'immagine, congiuntamente al videocontrollo da remoto, il fattore che fa la differenza tra un impianto video analogico e un impianto IP...
Di quale cliente finale stiamo parlando?
Dell’utente del segmento residenziale, ad esempio, o dei piccoli esercizi commerciali, per citarne alcuni. Per questi, il livello di aspettative nei confronti dell’impianto di videosorveglianza è piuttosto basso. In tali segmenti di mercato credo manchi ancora - da parte dei produttori e degli installatori - l’impegno a informare il cliente su che cosa significhi IP e che cosa realmente si possa ottenere - in termini di immagine, di visione - da una telecamera di rete. A certi livelli - aziende, industrie, building, infrastrutture critiche - dubito, invece, che siano ancora attivi volumi rilevanti di dispositivi analogici.
Il costo di una telecamera di rete, però, resta alto. Mentre il prezzo delle analogiche è in progressiva flessione…
Le telecamere analogiche hanno superato il periodo di maturazione. E’ naturale, fisiologico, che il loro prezzo sia in continuo calo. E, fino a quando il cliente finale non riceverà una corretta informazione riguardo alla concreta differenza tra i risultati offerti da una telecamera analogica che costa 2 e una telecamera IP che costa 3, il divario apparente, lampante, tra le due scelte sarà sempre e solo il prezzo. Nessuno, però, domanda all’utenza di sistemi di videosorveglianza analogici qual è il prezzo di un’immagine di qualità alta, di un’immagine che ti restituisce la visione fedele degli eventi…
E’ in gioco il valore dell’immagine più che il prezzo del dispositivo che la riprende…
Con una telecamere IP Megapixel provvista di tecnologia in grado di assicurare la visone in condizioni di penombra e dotata di gestione del contro-luce, le possibilità che il dato video fornito sia di qualità elevata, quasi impeccabile, si alzano notevolmente. Qual è il prezzo che sono disposto a pagare per avere più probabilità di ottenere l’informazione che voglio, l’informazione che mi serve? Qual è il valore delle immagini che riprendono il criminale? Quanto “vale” - in termini di denaro - il fatto di poterlo riconoscere grazie a evolute e sofisticate tecnologie video? Quanto, al contrario, è frustrante - per piccolo che sia - avere fatto un investimento per poi rendersi conto che è stato inutile? Queste sono le domande che il cliente finale dovrebbe porsi nel momento in cui decide di installare un sistema di videosorveglianza.
Un parallelo Italia - resto d’Europa in fatto di convergenza…
Per quanto riguarda - nello specifico - Axis, a mio avviso, i numeri vedono l’Italia tra i paesi più rapidi in Europa. Soprattutto per quanto riguarda le applicazioni dalle 10 e dalle 16 telecamere in su. Resta, invece, ancora molto lavoro da fare nell’ambito delle installazioni al di sotto delle 8, 6 e 4 telecamere.
Come si colloca il livello del know how italiano?
La competenza e la capacità dei nostri systems integrators sono pari a quelle dei migliori tecnici a livello europeo. Andando in giro per il mondo, ho avuto modo di constatare la ricchezza del bagaglio di conoscenze che mi hanno trasmesso i partner italiani di Axis. E le installazioni che ho visto all’estero non hanno nulla che io non abbia già visto qui. Se una differenza esiste, questa sta nel tipo di utenza finale… In altre realtà europee - e in America, ad esempio - si parte da installazioni di una certa grandezza e complessità. L’Italia, invece, non vanta un alto numero di clienti di un certo calibro, né di corporate così grandi da giustificare installazioni dai numeri importanti.
Andrea, un’ipotesi avveniristica: il processo di convergenza si conclude con successo e viaggiamo su una videosorveglianza completamente digitale. Qual è lo scenario successivo? Che cosa viene dopo?
Ci saranno sempre delle sfide con la tecnologia digitale. Oggi ci preoccupiamo della telecamera e dei suoi collegamenti alla rete, al server, con più sedi e con sistemi diversi. Quando il video sarà tutto digitale, allora si potrà pensare all’interazione dei sistemi di ripresa con l’uomo. E dico questo pensando, nello specifico, alla videosorveglianza per applicazioni di pubblica sicurezza. La telecamera dovrà sempre più divenire uno strumento a servizio di tutti, uno strumento a servizio della sicurezza di ogni cittadino, oltre che di aiuto alle Forze dell’Ordine. In quest’ottica, dunque, dovrà migliorare la sua interazione con chi sta dall’altra parte, ovvero l’essere umano.