
«È lecito per un istituto superiore installare un sistema di videosorveglianza con la finalità di prevenire la criminalità minorile?», chiede un lettore di Sicurezza.
Occorre innanzitutto evidenziare che la prevenzione della criminalità minorile non rientra tra i compiti istituzionali di una struttura scolastica, che deve invece attendere alla specifica funzione di istruzione e crescita del minore attraverso un’adeguata offerta formativa. L’istituto non potrà quindi essere titolare di un simile trattamento, dovendo propendere per utilizzi più canonici, come la tutela del patrimonio e la sicurezza fisica delle persone (adulti e minorenni) nel perimetro scolastico, avendo peraltro cura di rispettare anche le limitazioni imposte dalla L. 300/1970 a tutela dei diritti dei lavoratori.
Videosorveglianza nelle scuole, i pro e i contro
Ciò premesso, sull’installazione di telecamere nelle scuole con finalità di prevenzione si dibatte da tempo (anche se, ragionevolmente, il titolare del trattamento dovrebbe essere, quantomeno, il Ministero dell’Interno o quello della Giustizia e certo non quello dell’Istruzione).
I sostenitori di questa misura ritengono che la videosorveglianza nelle scuole potrebbe contribuire a ridurre la criminalità minorile, in particolare i reati di violenza, bullismo e vandalismo, perché si realizzerebbero le condizioni per svolgere una funzione deterrente, creando un ambiente scolastico più sicuro e protettivo per studenti e docenti. In realtà, tale tesi ha delle criticità, che consistono nell’impossibilità di installare telecamere in ambienti come bagni e spogliatoi in assenza di reati già accertati e sotto il diretto controllo delle forze dell’ordine e della magistratura, a tutela della dignità degli interessati.
I critici di questa misura sostengono invece che la videosorveglianza nelle scuole rappresenterebbe un’inaccettabile violazione della riservatezza di tutti gli interessati e potrebbe condizionare negativamente il rapporto tra minori e docenti, minori e istituzione scolastica, minori e società, con un effetto deterrente sulla libertà di espressione e di associazione degli studenti. Inoltre, la videosorveglianza potrebbe dare impulso a pericolosi monitoraggi degli studenti durante le attività extracurriculari e dare adito ad analisi comportamentali che nulla hanno a che fare con l’impegno scolastico.