Videosorveglianza al servizio della comunità

videosorveglianza Perugia
89.000 EURO È il COSTO PREVISTO del progetto presentato dal Comune di Perugia per partecipare al bando sulla sicurezza del Ministero dell’Interno per il 2023. La quota stanziata per il COFINANZIAMENTO è 49.000 EURO, la cifra restante sarà a carico del Comune

Nel capoluogo umbro, il numero delle telecamere di sorveglianza è quadruplicato negli ultimi anni grazie agli investimenti stanziati dall’attuale giunta comunale, cui si deve anche l’accesso ai fondi per la sicurezza messi a disposizione dall’ultimo bando del ministero dell’interno.

Perugia, città di media grandezza nel cuore della viabilità tra centro e nord Italia, negli anni si è dotata di un sistema di videosorveglianza che oggi consta di 400 telecamere disseminate sul territorio comunale e sulle principali vie di transito da e per la città. L’amministrazione locale in carico, il cui sindaco Andrea Romizi è giunto quasi al termine del secondo mandato, ha operato delle scelte di indirizzo sulla sicurezza urbana con progetti per implementarne il livello; parte delle risorse disponibili è stata destinata alla videosorveglianza, in riferimento a cui il Comune di Perugia ha anche ottenuto l’accesso ai fondi stanziati dal Ministero dell’Interno con l’ultimo bando aperto in tema di sicurezza urbana.

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LUCA MERLI, assessore con delega alla sicurezza urbana

«Dieci anni fa la città era dotata di circa 90 telecamere - spiega l’assessore Luca Merli, che detiene la delega alla sicurezza urbana - ma grazie agli investimenti stanziati negli ultimi anni dalla giunta di cui faccio parte il loro numero è quadruplicato; le apparecchiature sono installate in punti strategici del tessuto urbano, con un focus particolare su alcune zone della città e lungo le vie di transito primarie.

L’accesso al sistema di recente è stato anche esteso alle altre forze di polizia, per cui oggi tutte le telecamere cittadine sono visionabili dalle centrali operative della polizia locale, della polizia di stato, dei carabinieri e della guardia di finanza, con collegamenti VPN in tempo reale dal server del Comune a quelli delle altre forze di polizia.

Si tratta di un intervento strategico che consente a tutte le forze dell’ordine di visualizzare quanto registrato dalle telecamere, che possono anche essere movimentate da remoto su obiettivi e punti di interesse in base alle diverse esigenze di controllo o indagine».

Tutte le 400 telecamere in città sono movimentabili da remoto?

«La maggior parte sì, escludendo quelle preposte al controllo degli accessi stradali, che sono fisse. Questo significa che, per esempio in occasione delle partite di calcio, la questura può decidere di orientare da remoto la visuale delle apparecchiature in una specifica direzione, semplicemente dandone comunicazione a noi e alle altre centrali operative».

Quali sono le aree cittadine dove l’uso delle telecamere è stato ed è più utile?

«Una per tutte è l’area della stazione ferroviaria di Fontivegge, dove con tutte le forze di polizia stiamo portando avanti un lavoro sotto il profilo del controllo, prevenzione e repressione dei fenomeni di microcriminalità e criminalità - principalmente per reati legati allo spaccio e al consumo di droga. A quest’attività si aggiunge poi un grosso investimento (circa 30 milioni di euro) per la completa riqualificazione urbanistica di questo e di altri quartieri, nell’ambito del Piano Periferie.

Oltre ai fondi già deliberati, abbiamo a disposizione anche i finanziamenti ricevuti tramite il bando del Ministero dell’Interno (49.000 euro su 89.000 euro previsti dal progetto): una parte dei soldi verrà utilizzata per il completamento della riqualificazione di alcune aree del quartiere adiacente la stazione ferroviaria, mentre un’altra parte sarà impiegata per l’adeguamento del server della centrale operativa, implementandone l’archivio di memoria».

Altri quartieri che richiedono attenzione oltre alla zona della stazione?

«A parte la citata attività, Perugia è fortunatamente una città con un livello di criminalità piuttosto basso. Un’altra zona della città che richiede una certa attenzione, tuttavia, è quella del primo anello periferico lungo il Tevere: in particolare ci siamo concentrati sulla frazione di Ponte San Giovanni, che con i suoi circa 20.000 abitanti rappresenta una città nella città. Si tratta di un popoloso quartiere residenziale cui è stata destinata una grossa fetta degli investimenti del cosiddetto “Pinqua” (il piano per la riqualificazione delle periferie), oltre che una parte dei fondi ricevuti con il PNRR.

Una zona di questa frazione è infatti in stato di semi-abbandono, mentre più in generale il Comune ha a progetto la riscrittura completa del sistema di videosorveglianza (a riguardo è stato deliberato un investimento di 430.000 euro) per monitorare le principali direttrici stradali in entrata e in uscita dalla frazione (come la superstrada E45) e più in generale l’abitato e le aree verdi».

Il punto di vista della polizia locale

L’impianto TVCC di Perugia è piuttosto esteso, con oltre 400 telecamere gestibili anche da remoto. Nicoletta Caponi, comandante della polizia municipale della città, ci illustra il ruolo della videosorveglianza nella sicurezza urbana.

Come integrate l’impiego dei sistemi di videosorveglianza nella vostra attività operativa?

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Nicoletta Caponi, comandante della polizia municipale del Comune di Perugia

«Nello svolgimento dell’attività operativa ci coordiniamo con la polizia di stato, i carabinieri e di recente anche con la guardia di finanza: in base alle necessità del momento, la comunicazione interna ci consente di organizzare eventuali modifiche nel posizionamento delle telecamere orientabili e di decidere dove e quando posizionare sul territorio le telecamere mobili con tecnologia Wi-Fi, che possono essere installate sui pali dell’illuminazione pubblica.

Inizialmente utilizzate soprattutto per l’attività di videosorveglianza nei parchi e nelle aree verdi, questi dispositivi sono stati impiegati anche a fine di indagini (per esempio nell’ambito del contrasto allo spaccio di stupefacenti) e in zone non raggiunte dalla connessione tramite fibra; è il caso, per esempio, di diverse strade che compongono l’estesissimo (più di 600 km) reticolo viabilistico di Perugia».

Qualche esempio di operatività connessa all’uso della videosorveglianza?

«Negli anni abbiamo sviluppato sempre maggiore dimestichezza nell’uso in svariati contesti del materiale video raccolto dalle telecamere. Nel momento in cui ci arriva notizia di un evento criminoso, abbiamo la possibilità di visionare quanto registrato (per legge le immagini possono essere conservate fino a 7 giorni ai fini della sicurezza urbana), in modo da effettuare un’analisi non solo del momento in cui l’evento criminoso è avvenuto, ma anche degli istanti precedenti e seguenti.

In un recente caso di vandalismo ai danni di monumenti storici, per esempio, poter visionare le zone limitrofe e il transito di persone e mezzi ci ha consentito di risalire agli autori del danneggiamento, tramite l’individuazione della targa del ciclomotore con cui due dei soggetti coinvolti si erano spostati. È evidente che questi strumenti vanno integrati con l’indagine di tipo tradizionale: sopralluoghi, ispezioni, perquisizioni, in una parola tutte quelle attività fondate sulla conoscenza della città e dei suoi percorsi che sono alla base della polizia locale».

E per quanto riguarda il controllo della viabilità e della rete stradale?

«Per questo, a Perugia, ci avvaliamo del sistema di videosorveglianza per la lettura targhe presente in due punti nodali, presso la galleria Kennedy (che attraversa la città congiungendola da una parte all’altra) e lungo la via Settevalli, un’arteria che costeggia un parco cittadino e sbocca su una zona industriale. L’analisi delle immagini provenienti da questi siti ci permette di supportare le indagini in caso di incidenti stradali, investimenti, danneggiamenti, ma non solo: riusciamo per esempio a seguire il percorso compiuto da uno o più veicoli segnalati relativamente a un’altra indagine, su cui si suppone possano aver viaggiato soggetti colpevoli di illeciti.

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Il sistema di videosorveglianza risulta prezioso per le forze dell’ordine sia ai fini di indagini su eventi criminosi sia per il controllo della viabilità e della rete stradale, anche in un’ottica di monitoraggio del transito di veicoli legati a specifiche inchieste

Parliamo quindi di un’altra tipologia di riprese, che si appunta non tanto sulla lettura targhe quanto sull’individuazione di una vettura e dei suoi spostamenti, che possono essere di interesse non soltanto nell’ambito della nostra attività ma anche per le altre forze dell’ordine; riceviamo infatti spesso dai colleghi richieste per usufruire del materiale da noi archiviato, con riferimento ai transiti lungo la superstrada E45 e le sue varie entrate e uscite, arrivando da Roma e poi Terni in direzione sud per poi proseguire a nord verso Cesena o fino alla Val di Chiana in provincia di Firenze.

Per esempio, nell’ambito dell’indagine Quarto Passo in merito a fenomeni di infiltrazione della ‘ndrangheta calabrese nel tessuto economico umbro, è stato sequestrato dalla procura anche l’ecomostro che sorge nel quartiere Ponte San Giovanni, ora interessato da un grosso progetto di riqualificazione edilizia come parte del progetto “Pinqua”; l’uso dei sistemi di videosorveglianza per la lettura targhe si è rivelato utile per carabinieri e polizia, che hanno richiesto di visionare le riprese effettuate dal sistema così da monitorare il transito e lo spostamento dei veicoli sul territorio».

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