Iper-tecnologiche e ad alta densità abitativa, le città del futuro troveranno nella videosorveglianza un imprescindibile alleato per la loro sicurezza. La diffusione di IoT e 5G aprirà nuovi scenari applicativi. Il tema scottante si confermerà la privacy dei cittadini
Una smart city è un luogo dove le persone si percepiscono al sicuro. Se è vero che possono esserci molti modi per definire cosa siano le città intelligenti, questo pare proprio uno dei più idonei. Soprattutto alla luce di alcuni dati di mercato. Secondo le analisi di Berg Insight il mercato della sorveglianza delle città intelligenti è in pieno fermento: se nel 2018 valeva 6,5 miliardi di euro, si prevede che crescerà a un tasso annuo composto del 24,5%, per raggiungere 19,5 miliardi di euro entro il 2023. Per quanto riguarda le tecnologie - segnala a sua volta Research & Markets - le soluzioni per le infrastrutture di videosorveglianza fisse rappresentano la stragrande maggioranza del mercato, ma le soluzioni mobili, tra cui le telecamere indossabili e le soluzioni di sorveglianza audio come i sensori di rilevamento degli spari, sono in rapida crescita in termini di adozione per il supporto che sanno garantire alle operazioni delle Forze dell’Ordine.
Entrando poi nel merito delle tendenze globali - che approfondiremo nel prossimo numero - Comparitech ha compilato un elenco delle “città più sorvegliate al mondo”, sulla base del numero di telecamere a circuito chiuso pubbliche: otto delle dieci città più importanti si trovano in Cina. Completano la “top ten” Londra e Atlanta, le uniche a rappresentare il mondo occidentale.
Il ruolo di IoT e 5G
A rendere vivace il mercato spiccano le tecnologie IoT e il 5G, con il loro carico di promesse di innovazione. Grazie alle prime, spiega Massimo Violante del Politecnico di Torino, dove peraltro è coordinatore della Vodafone IoT Academy, «sarà più semplice installare videocamere ad alta risoluzione che, assieme all’intelligenza artificiale, aiuteranno gli operatori a identificare situazioni di interesse, per esempio riconoscendo una persona che corre in direzione dell’uscita di una stazione ferroviaria. Sarà inoltre possibile usare dispositivi indossabili come gli smart watch per identificare stati emozionali indici di situazioni critiche e comunicarli a centri di teleassistenza, un po’ come già oggi succede con le scatole telematiche installate sulle autovetture».
Anche il 5G fornirà il suo contributo. «Sarà possibile realizzare infrastrutture di monitoraggio fisse a basso costo e, quindi, maggiormente pervasive», prosegue Violante. «Videocamere ad alta risoluzione potranno essere connesse a centrali operative mediante 5G e non più mediante costose connessioni cablate. Si immagini il vantaggio di non dover realizzare uno scavo nella pavimentazione stradale in un centro storico, o in una zona ad alta viabilità, per la realizzazione dei cablaggi delle nuove videocamere.
L’alta banda e la bassa latenza permetteranno un più ampio utilizzo di droni, superando le limitazioni del “volo a vista”. Mediante sensori ad alta risoluzione e 5G, il drone fornirà una accurata percezione dello scenario, permettendo quindi di essere impiegato in sicurezza anche a grandi distanze. La bassa latenza, coniugata all’intelligenza artificiale per il riconoscimento di volti, immagini e targhe, permetterà agli operatori sul territorio una maggiore prontezza, grazie ad una repentina identificazione di potenziali minacce».
Un fronte aperto: la privacy
Cosa ne resterà della nostra privacy in uno scenario del genere? Violante ha le idee molto chiare. «È necessaria una profonda riflessione per definire il confine tra lecita sorveglianza e indebita violazione della privacy. Una sorveglianza capillare stimola comportamenti virtuosi - si pensi ai tutor semaforici - e induce a una maggiore sicurezza, ma deve essere posta molta attenzione nel regolare l’accesso all’enorme insieme di dati raccolti. Il tema non è nuovo - conclude il docente - Già oggi regaliamo i nostri dati personali ai social network e agli operatori di servizi gratuiti di navigazione». Insomma, se è vero che nessuno desidera un mondo distopico monitorato e vigilato dal Grande Fratello, più che rischiare di non caderci dentro, la sfida, oggi, sembrerebbe piuttosto come cominciare a uscirne.