Mine Crime, nasce a Milano la community della sicurezza

mine crime mappa

Vero e proprio osservatorio digitale sulla sicurezza urbana, la piattaforma Mine Crime, già operativa per il territorio della Città Metropolitana di Milano, raccoglie in un database tutti gli illeciti avvenuti in un determinato contesto urbano consentendo di scoprire quando e dove si sono verificati i reati, leggere tutti i dettagli consultando le fonti, confrontarsi con gli altri membri della zona appartenenti alla community per ricevere consigli e rivolgersi a professionisti della sicurezza selezionati per trovare soluzioni personalizzate. Ne abbiamo parlato con Giacomo Salvanelli, Crime Analyst, Criminologist, Researcher, Co-Founder @ MISAP e @Mine Crime.

Come nasce l’idea di realizzare la piattaforma Mine Crime?

Giacomo Salvanelli Founder @ MISAP e @Mine Crime
Giacomo Salvanelli, Crime Analyst, Criminologist, Researcher, Co-Founder @MISAP e @Mine Crime

Mine Crime è un progetto nato nell’ambito del Misap - Istituto multidisciplinare per la gestione della sicurezza, la prevenzione del crimine e dell’antisocialità a livello nazionale e internazionale - con cui già ci occupavamo di sicurezza urbana. E proprio in tale frangente è emerso un problema caratteristico del nostro Paese, ossia la non accessibilità in materia di dati su micro criminalità e degrado urbano, cosa che ovviamente non agevola la fattibilità di progetti in tale ambito.

A cosa si riferisce in particolare?

La situazione del nostro Paese è differente rispetto alla maggior parte di quelli del nord Europa o oltre Oceano come Stati Uniti e Canada. In questi ultimi, infatti, i dati in materia di criminalità si trovano su fonti aperte, senza alcun filtro o veto anche per il cittadino comune. In Italia, al contrario, al sistema Ced – Centro di Elaborazione Dati – in materia di criminalità possono accedere solo Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza e le stesse Polizie locali ne sono escluse. È evidente che, senza dati quantitativi completi, qualsiasi valutazione, in questo caso in materia sicurezza urbana, sarebbe aleatoria. Per questo nasce Mine Crime, un software “web crawler” che analizza i contenuti di una rete o di un database in modo automatizzato e metodico, uno strumento che scandaglia fonti aperte (giornali, siti web, blog, forum, piattaforme) precedentemente verificate. Da queste Mine Crime estrapola quindi tutte le informazioni e i dati riconducibili a fenomeni di microcriminalità e degrado urbano, creando un database in cui di un determinato evento vengono indicati gli elementi rilevanti (data, orario, latitudine e longitudine etc.).

Furti in esercizi commerciali nella provincia di Milano anni 2017-2020)
Furti in esercizi commerciali nella provincia di Milano 2017-2020

L’algoritmo Mine Crime

L’algoritmo Mine Crime raccoglie dati da 4 fonti verificate:

  1. Siti Web del settore sicurezza - Principali siti web italiani dedicati alle segnalazioni di reati;
  2. Report delle Forze dell'ordine - Dati-open condivisi da Carabinieri e Polizia di Stato;
  3. Social Media - Gruppi social media selezionati e approvati dal nostro team;
  4. Partnership Istituzionali - Dati forniti da Federazioni, Associazioni di categoria e Aziende Partner.

Mine Crime: per una sicurezza partecipata

L’obiettivo è capovolgere il paradigma di ‘sicurezza partecipata’ portando al centro dei contesti urbani Cittadini, Commercianti e Imprenditori sempre più consapevoli, (in)formati ed efficaci nel mantenimento della sicurezza dei loro quartieri.

Attualmente Mine Crime su quanti Comuni è operativo? E quali sono i vostri principali referenti?

Al momento Mine Crime copre l’intera area metropolitana milanese, che consta di 133 Comuni, i cui dati sono sistematizzati su base trimestrale, ed entro la fine dell’anno dovrebbe essere operativo per l’intera Lombardia e sulle province italiane con più alto tasso di criminalità e degrado urbano e maggiore percezione di insicurezza: Torino, Bologna, Napoli e Roma.

Questo software era stato sviluppato per dei progetti del Misap Institute in materia di sicurezza urbana ma, successivamente, le sue funzionalità sono state via via richieste anche in altri ambiti:

  • il settore retail, i cui security manager sono periodicamente chiamati a stilare valutazioni di rischio dei punti vendita e del loro contesto esterno;
  • i fleet manager che gestiscono il parco autoveicoli di un’azienda;
  • le società che si occupano di trasporti e mobilità intraurbani;
  • il settore del trasporto pubblico e della mobilità urbana - taxi, servizi di sharing (car, bike e monopattino) - nonché il settore assicurativo e immobiliare, che utilizzano dati e indici di rischio per stimare le criticità di un contesto urbano e parametrare le valutazioni immobiliari e dei piani assicurativi.

Minecrime, un supporto professionale al servizio del cliente

Quindi, questo progetto è stato estrapolato dal Misap, creando Safetecom, start-up indipendente con Mine Crime quale prodotto di punta, la cui richiesta è in costante aumento.

Per fornire un dato su tutti, da inizio 2020 ad oggi abbiamo intervistato poco meno di cinquanta security manager in ambito retail, coprendo quasi completamente l’area del Comune di Milano e limitrofi. Più dell’86% di loro, per disporre di informazioni sui reati commessi nel sito del punto vendita, interpella i locali commissariati di Polizia o compie autonome ricerche in rete e sui mass media ma il risultato non è né sistematico né di data driven, poiché i dati tabularizzati sono pochi e disomogenei. Ecco dove Mine Crime può risultare risolutivo, supportando il cliente in maniera professionale.

Inoltre, collaboriamo con diverse Associazioni di categoria e Federazioni commerciali tra cui Confcommercio, INDICAM, operativa per la tutela dei prodotti Made in Italy insidiati dai reati di contraffazione, CNA - Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa, e stiamo trattando con Confindustria proponendoci come osservatorio sui fenomeni di illecito e degrado urbano.

Prevedete altri settori in cui l’impiego di Mine Crime potrebbe trovare spazio?

Mine Crime potrebbe essere utile alle Pubbliche Amministrazioni per l’analisi del livello di rischio e degrado sui territori di riferimento ma, in questo caso specifico, le scelte non sono univoche. Infatti, nel caso di un imprenditore le necessità sono chiare, in ordine al bisogno di fatturare e quindi fare quanto utile perché il proprio business non venga danneggiato e Mine Crime va esattamente in questa direzione. Invece, il nostro servizio, che mostra con trasparenza l’andamento di alcuni fenomeni, può rivelarsi controproducente a livello di propaganda politica. Per un’Amministrazione che basi la propria programmazione politica su un’attenzione e un controllo capillare del territorio nell’applicazione di misure di sicurezza sempre più restrittive e contenitive, il constatare che magari questo nel tempo non sortisca gli effetti sperati può generare un ritorno negativo a livello di comunicazione.

In base alla sua esperienza, quali sono le principali necessità in ambito retail in materia di sicurezza sia internamente che all’esterno dei punti vendita?

Per molti punti vendita le criticità più evidenti sono rappresentate da fenomeni quali piccoli scippi, piccoli furti e piccole aggressioni nelle immediate vicinanze del centro commerciale, un luogo di aggregazione, di natura sociale ed economica. Tali episodi di microcriminalità possono riverberarsi negativamente sulla percezione di sicurezza dei clienti, i quali a loro volta potranno decidere di condividere questi episodi sul web e sui social network, andando a impattare negativamente sulla brand reputation di quella catena commerciale e di quel punto vendita in particolare. Per questo la microcriminalità nelle aree limitrofe agli esercizi commerciali rappresenta un tema molto caldo e un aspetto che sta emergendo in maniera sempre più preponderante nel settore retail è la necessità di comprendere le criticità di questi spazi per prevenirle.

Come valuterebbe i sistemi abitualmente utilizzati all’interno dei vari punti vendita, quali telecamere, allarmi perimetrali e altri dispositivi antitaccheggio?

Si tratta in ogni caso di strumenti utili allo scopo e in proposito vorrei segnalare un interessante studio proprio in ambito retail svolto un paio di anni fa dall’Università Cattolica di Milano: l’indagine, che aveva anche lo scopo di mostrare l’impatto di diverse misure di sicurezza sull’andamento dei reati all’interno di alcuni punti vendita, ha dimostrato che se queste sono adottate singolarmente raggiungono un determinato livello di efficacia mentre, se combinate tra loro, in special modo con la presenza umana, l’effetto di deterrenza viene massimizzato fino a un livello in proporzione molte volte superiore.

Tutti questi strumenti e interventi quindi dovrebbero sempre essere combinati in maniera sinergica unitamente alle valutazioni di rischio del punto vendita, poiché il contesto in cui questo sorge è un diretto prolungamento degli spazi interni.

A tal proposito, riporto l’esempio fornito dall’analisi da noi condotta per un grosso punto vendita del centro-sud Milano: fino ad un dato momento il livello di microcriminalità al suo interno non era rilevante ma da un certo momento in poi ha iniziato a crescere sistematicamente. A intervenire in senso negativo sulla valutazione di rischio è stato proprio quanto avveniva nei pressi dello store, infatti la piazzetta antistante l’ingresso era divenuta un luogo di aggregazione per lo spaccio di stupefacenti e la vendita di prodotti contraffatti. Se questo inizialmente non aveva impattato su quanto avveniva all’interno dell’attività commerciale, man mano la situazione è degenerata fino al punto che il sempre maggior numero di persone dedite a questi fenomeni di microcriminalità hanno iniziato a riversarsi anche all’interno del centro commerciale. Questo per dare una dimensione di quanto il contesto esterno e quello interno siano intimamente legati, non potendo prescindere né dall’uno e né dall’altro.

MISAP – La ricerca scientifica per la sicurezza di aziende e istituzioni

Qual è il ruolo dell’Istituto? Come è composto il suo staff ? Quale il raggio d’azione?

L’Istituto MISAP e l’omonima società nascono nel 2018 dall’evoluzione della preesistente associazione “Centro di Ricercazione per la Prevenzione dell’Antisocialità” e dall’incontro di giovani professionisti e accademici, operanti in diversi paesi del mondo (EU e Overseas) per la costruzione di una “struttura” che colmasse il divario fra il mondo della ricerca scientifica e quello della progettualità operativa, riscontrabile nelle realtà istituzionali, aziendali e sociali che si interessano di prevenzione delle antisocialità e di gestione della sicurezza.

I dipartimenti

Il suo staff riunisce 35 collaboratori, suddivisi in 13 departments nel campo del Security management and Crime Prevention: Criminological sciences, psychological sciences, penitentiary sciences, social engineering, international relations, trans-national crimes, statistics and research methodologies, sociological sciences, financial crimes, cyber crimes, international law, penal/civil law, investigative journalism.

Le aree di azione

Le sue aree di azione sono: ideazione, programmazione e gestione di ricerche scientifiche multidipartimentali, per lo studio di problematiche sulle varie forme di devianza sociale; realizzazione di progetti su scala nazionale, europea e internazionale, per lo sviluppo di interventi mirati per un’efficace crime prevention; creazione, predisposizione e conduzione di attività formative nel campo della multidisciplinary crime science, con conferenze, winter/summer school, training e master.

Il MISAP si fa portavoce delle conoscenze introdotte dallo sviluppo di una nuova disciplina che, per il carattere innovativo e per la metodologia utilizzata, può essere chiamata scienza della criminalità (crime science).

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