In Lombardia la tecnologia fa la differenza – Prove generali per la sicurezza dei grandi eventi

Aggiornamento professionale integrato, patti per la sicurezza urbana, interconnessione delle Sale Operative, ma non solo. In vista delle Olimpiadi invernali 2026, l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia Riccardo De Corato illustra le attività 2019-2020 e riflette sulle nuove esigenze del territorio

Regione Lombardia ha voluto dare il proprio patrocinio a questo importante evento, perché crede che la sicurezza sia uno di quei settori in continuo aggiornamento. «La prevenzione dei reati è la carta vincente del domani». Così Riccardo De Corato, assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, sintetizza l’importanza della manifestazione milanese e il ruolo che essa riveste in un contesto in costante e rapida evoluzione come quello attuale: «La tecnologia, in questo campo, ha fatto passi da gigante e la fiera internazionale è la sua logica vetrina».

Come si traduce l’impegno dell’Amministrazione Regionale in termini di progettualità e attività (anche sperimentali) sul territorio?

«La progettualità regionale in materia di sicurezza verte principalmente sull’ascolto delle problematiche degli amministratori locali, in modo da modulare su di essi i nostri interventi. Abbiamo, da quest’anno, dotato le Polizie Locali lombarde di droni, di dash e body cam. Strumenti tecnologici all’avanguardia che riescono a fare la differenza sul concetto di safety e security».

Per quanto riguarda i fondi, è possibile sapere a quanto ammontano complessivamente le erogazioni 2019 e quali sono le previsioni per il prossimo anno?

«Quest’anno abbiamo stanziato per le strumentazioni rivolte alla Polizia Locale 2,3 milioni di euro. Sicuramente, anche per il prossimo anno, intendiamo fare altri bandi per dare in dotazione agli agenti e ai Comuni questo genere di strumentazione».

Quali sono stati (o sono) i progetti/le attività maggiormente sostenute dal lato sicurezza?

«Credo molto nella sinergia dei vari attori schierati in campo sul tema della sicurezza. Per questo sto sviluppando accordi con le associazioni d’Arma in congedo, Polizia e Carabinieri, con il Controllo del vicinato e con il Ministero dell’Interno. Con quest’ultimo siamo arrivati a siglare nell’aprile scorso un importante accordo che permetterà l’aggiornamento professionale integrato tra Forze di Polizia e Corpi della Polizia locale, ma anche la sottoscrizione di patti per l’attuazione della sicurezza urbana e, ancora, l’interconnessione delle Sale Operative delle Forze di Polizia e dei Corpi della Polizia locale, con reciproco scambio informativo e la collaborazione con le associazioni di volontariato per la rivitalizzazione sociale delle aree urbane. Sarà inoltre possibile utilizzare sistemi di sicurezza tecnologica per il controllo di zone e attività soggette a rischio, promuovere la gestione associata delle funzioni di Polizia Municipale e Polizia Amministrativa locale e individuare soluzioni a specifiche problematiche della sicurezza urbana».

Pensiamo ai grandi eventi che attendono in particolare la Lombardia: uno per tutti, Ie Olimpiadi invernali del 2026. In che modo la Regione farà la sua parte nella pianificazione dei diversi livelli di sicurezza?

«Regione Lombardia ha già misurato il suo grado di efficienza nella gestione di un grande evento. Con Expo abbiamo gestito l’arrivo di milioni di persone in città e siamo riusciti, tramite una control room condivisa tra le varie Forze dell’Ordine, a garantire la sicurezza per tutto lo svolgersi della manifestazione. Quell’esperienza sarà la base da cui partire anche per le Olimpiadi invernali del 2026. In questa occasione, gli eventi si svolgeranno in un periodo ristretto e in diverse località, quindi l’interconnessione operativa avrà un ruolo fondamentale. Dovremo saper trasmettere anche alla regione Veneto il know-how derivato dalla nostra esperienza, magari prevedendo una unica cabina di regia. Tutto questo mentre la città, necessariamente, dovrà continuare a vivere senza che le misure di sicurezza si ripercuotano sulla quotidianità di lavoratori e cittadini».

A tal proposito, secondo l’osservatorio regionale, quali sono le emergenze che riguardano maggiormente il territorio? E come sta cambiando il concetto di “sicurezza” nella percezione comune?

«Il concetto di sicurezza dei giorni nostri è notevolmente cambiato rispetto agli anni Settanta. Si pensi che allora, quando succedeva un crimine, la prima cosa che l’investigatore faceva era quella di chiedere se qualcuno avesse visto qualcosa. Oggi la prima cosa che viene chiesta è se ci siano o meno telecamere nella zona. La tecnologia ormai fa la differenza: la lettura targhe e il riconoscimento facciale con il sistema SARI della Polizia di Stato sono il futuro. Se dovessimo chiedere ai cittadini se hanno timore che i propri dati biometrici e quelli delle proprie autovetture siano controllati dalle Forze dell’Ordine sono certo che in pochi avrebbero qualcosa da obiettare. Sul riconoscimento facciale si è aperta una discussione mondiale. Nel nostro Paese si è già pronunciato in merito il Garante della Privacy che ha promosso il sistema in dotazione alla Polizia di Stato non riscontrando alcuna violazione della protezione dei dati personali. Il vero problema non sono i dati personali di ogni individuo, ma i reati informatici a loro connessi. Se i cittadini sapessero quali concreti pericoli esistono in rete, non dormirebbero sonni tranquilli. In termini di sicurezza dobbiamo concentrarci sempre più sui reati informatici: si pensi che nella sola provincia di Milano sono aumentati in un solo anno quasi del 20%. Per questo, nel prossimo gennaio, come Assessorato dedicheremo un’intera giornata per studiare le nuove frontiere degli hacker e le nuove misure di protezione».

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