L’intelligenza artificiale nuova alleata contro i reati ambientali

AI indagini ambientali
Pasquale Fimiani, avvocato generale della Corte di Cassazione e membro del Comitato scientifico della Fondazione Vittorio Occorsio

Come e quando oggi l’Intelligenza Artificiale può venire in aiuto della giurisdizione e delle forze dell’ordine per individuare e contrastare i reati ambientali: parla Pasquale Fimiani, membro del comitato scientifico della Fondazione Vittorio Occorsio.

Creata dai familiari del giudice Vittorio Occorsio, assassinato il 10 luglio 1976 a causa delle indagini che stava svolgendo, la Fondazione Vittorio Occor­sio nasce non tanto e non solo per coltivare il ricordo del magistrato e serbare memoria delle gravi conseguenze del terrorismo degli anni Settanta, ma soprattutto per porta­re avanti la diffusione di competenze e cono­scenze nel campo dell’investigazione, in cui il giudice era particolarmente dotato.

Uno degli obiettivi della fondazione è stimolare la ricerca interdisciplinare e le riflessioni sulle nuove sfi­de che oggi pone l’esercizio della giurisdizione, con riferimento (tra l’altro) alla comprensione dell’impiego delle nuove tecnologie nel contrasto ai reati ambientali (per esempio, il traffico illeci­to dei rifiuti).

Ne abbiamo parlato con l’avvoca­to generale della Corte di Cassazione Pasquale Fimiani, membro del Comitato scientifico della fondazione.

L’intelligenza artificiale e l’osservazione geospaziale possono dare un contributo importante allo sviluppo di strumenti e approcci per rendere più efficace la lotta contro la criminalità ambientale. Perché?

«Si tratta di tecnologie che possono aiutare a rac­cogliere le prove di reati come lo smaltimento illecito dei rifiuti e la distruzione degli habitat protetti. Per comprendere le potenzialità dell’AI e i suoi limiti di impiego, può essere utile fare riferimento a un modello molto semplificato, se­condo cui una delle definizioni dell’intelligenza in generale è la capacità di un soggetto di ap­prendere dall’esperienza. Quello che tenta di fare l’intelligenza artificiale è far crescere la capacità di apprendimento nei sistemi informatici attra­verso l’implementazione di algoritmi specifici.

Alcuni sistemi, sotto il controllo di Data Scien­tist, sono addirittura capaci di individuare in autonomia come migliorarsi, così da aumenta­re la propria efficacia nel compito affidato. È il caso, in generale, delle tecniche avanzate di ap­prendimento, che sono in grado di stratificare le caratteristiche del soggetto/oggetto analizzato secondo livelli gerarchici che interagiscono tra loro, rendendo più efficiente l’estrazione dei dati d’interesse. È il cosiddetto deep learning, in cui viene implementato il concetto di rete neurale».

Quando l’AI rappresenta uno strumento adatto per quanto riguarda la giurisdizione nell’ambito dei crimini ambientali?

«Quando si ha a che fare con una massa di dati così ampia e con caratteristiche e attributi degli oggetti quantitativamente tali che l’attività di apprendimento non può essere efficacemente affrontata attraverso l’impiego delle risorse e delle applicazioni informatiche deterministiche umane.

In generale, nell’ambito della giustizia, l’AI viene utilizzata principalmente nei campi dell’analisi dei dati, dell’indagine e della predizione. In ogni caso, per sviluppare un sistema di intelligenza artificiale nell’ambito di una di queste (o altre) applicazioni, bisogna prendere in considerazione alcune importanti condizioni di contorno.

L’intelligenza artificiale, infatti, può essere usata quando i set di dati disponibili (quelli che descri­vono le proprietà rilevanti dei soggetti da ana­lizzare) sono sufficientemente ampi e robusti da poter ridurre a un intervallo accettabile le incertezze che si manifestano nel processo di machine learning, dovute a una cattiva qualità e/o a una non sufficiente quantità di dati (esatta­mente come succede con gli esseri umani).

Un’altra cosa che va detta è che in generale non è possibile giustificare - dal punto di vista del rapporto costo/benefici - lo sviluppo di uno stru­mento di intelligenza artificiale per una singo­la indagine. L’intelligenza artificiale andrebbe considerata come uno strumento da mettere in campo per un utilizzo di lunga durata o co­munque nell’ambito di un ampio programma di azioni, dal momento che richiede investimenti non trascurabili e i tempi di realizzazione non sono immediati».

Quali sono i sistemi informativi oggi disponibili per attuare strumenti specifici di ai a contrasto del traffico illecito di rifiuti?

«Il primo strumento a cui fare riferimento è in­nanzitutto la sorveglianza, che rientra nel qua­dro di iniziative a garanzia della conformità ambientale e può essere applicata nell’ambito di ogni attività che vuole far emergere i potenziali atti illeciti nascosti all’interno di un insieme di situazioni normali.

Si tratta di un’attività che non viene attivata alla notifica di un reato spe­cifico, ma può dare luogo ad avvisi di reato; in sostanza, non è un’indagine nel senso canonico del termine, ma può aprire la strada ad attività investigative mirate, svolgendo un notevole ruolo di deterrenza nella prevenzione della crimina­lità.

L’impiego dell’AI in quest’ambito consente uno spiegamento di risorse umane significati­vamente diverso rispetto a quelle normalmente impiegate in un’indagine, che richiede piani spe­cifici, programmi e persone dedicate».

Quali sono i principali campi di applicazione dell’ai in supporto alle indagini classiche?

«Sicuramente l’intelligenza artificiale può esse­re utile per indagare le attività di produzione e trasporto illecito dei rifiuti, per individuare i siti di stoccaggio e ispezionare le spedizioni. La raccolta di immagini relative alla produzione di rifiuti - non solo a livello locale, ma ad ampio spettro sul territorio nazionale - permette di mo­nitorare costantemente la situazione territoriale tramite la georeferenziazione e un dettagliato inventario delle installazioni».

Chi sono i database manager preposti alla gestione dei dati raccolti?

«I Database Manager sono solitamente soggetti privati con responsabilità pubbliche: governi, istituti per la protezione ambientale regionali e nazionali, regioni che si pongono come obietti­vo il monitoraggio lungo la filiera del comporta­mento di produttori, commercianti o trafficanti di rifiuti.

I soggetti interessati possono essere tracciati attraverso l’analisi delle banche da­ti del settore, quali UnionCamere-Banca dati MUD, l’Albo nazionale dei gestori ambientali, SISPED (Sistema informatico di raccolta da­ti per le ispezioni sulle spedizioni di rifiuti), ORSO (Osservatorio Rifiuti Sovraregionale), ISPRA-Catasto rifiuti, Sistema Informativo Re­gionale Rifiuti-CGR web Lombardia (catasto georeferenziato rifiuti).

L’utilizzo dell’intelli­genza artificiale per la scansione dei database di cui sopra può portare alla luce gli indizi di comportamenti illegali».

Quali sono gli obiettivi e le sfide principali poste dall’integrazione dell’AI nelle indagini?

«Le sfide per implementare il lavoro degli algorit­mi e quindi l’efficienza dei sistemi di AI compren­dono l’espansione delle fonti informative ai dati complementari e agli altri ambiti logicamente connessi (per esempio, dati fiscali o finanziari) e il superamento dei problemi di accessibilità, con­gruenza, interoperabilità, nonché delle questioni relative alla scarsa qualità e all’aggiornamento dei dati, alla scarsa manutenzione e alla man­canza di controlli incrociati tra le banche dati.

Quello che risulta sempre imprescindibile, in particolar modo in campo giuridico, è la ne­cessità di prestare particolare attenzione alle esigenze di analisi dei dati dell’utente finale, considerando le specifiche esigenze, i vincoli e le normative vigenti».

Quali sarebbero le potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata all’ambito del traffico internazionale dei rifiuti?

«Si tratta di un campo di per sé molto promet­tente: per mettere in atto il pieno potenzia­le dell’AI in quest’ambito sarebbe necessario utilizzare questa tecnologia per scansionare i database degli altri Stati e delle organizzazio­ni internazionali, cosa che richiederebbe una vera e propria sincronizzazione delle banche dati rilevanti per quanto riguarda l’Europa (se­condo le linee guida della direttiva Inspire) e la risoluzione dei relativi problemi giurisdizionali. Attualmente è in corso di approvazione la nuova direttiva UE sui crimini ambientali, ma trova­re una soluzione al problema non è così facile, purtroppo».

La formazione per l'anticrimine

La Fondazione Vittorio Occorsio è impegnata nel fornire una formazione d’eccellenza tramite corsi e seminari per i professionisti delle forze dell’ordine e della sicurezza anticrimine: un lavoro supportato dall’utilizzo e dalla conoscenza dell’intelligenza artificiale e dei più recenti ritrovati tecnici finalizzati alla sicurezza anticrimine, come ci ha spiegato il presidente della fondazione Giovanni Salvi.

Quali sono i vostri temi di lavoro principali, presidente Salvi?

AI indagini ambientali
Giovanni Salvi, presidente della Fondazione Vittorio Occorsio, presenta le varie attività di cui si occupa questa realtà in collaborazione con la Scuola Interforze e la magistratura

«Il lavoro della fondazione si concentra sulle metodologie di indagine, comprese l’analisi, la ricerca e la pratica, con riferimento alla trasformazione del rapporto tra l’investigatore e l’oggetto dell’investigazione. In tal senso, oggi puntiamo in particolare sull’impiego dell’intelligenza artificiale, che viene esaminato con un’attenzione speciale alla maniera in cui l’esistenza medesima dell’AI trasforma il reato in sé e quindi il modo in cui si approcciano a esso coloro che sono deputati a perseguirlo.

A partire da quest’impostazione, la Fondazione Occorsio ha stretto una serie di accordi con la Scuola superiore della magistratura, con la Scuola superiore degli ufficiali dei carabinieri e della polizia di stato, con la Scuola interforze del Ministero dell’Interno, frequentata dai dirigenti di carabinieri, polizia di stato e guardia di finanza insieme ai corrispondenti e analoghi delle forze dell’ordine di altri Paesi europei o altre parti del mondo. Proprio in questo contesto è nato il corso dedicato al giudice Vittorio Occorsio, che prevede un modulo di una settimana dedicato a discutere e testare, con i funzionari partecipanti, l’applicazione di tecniche laboratoriali in merito ai diversi aspetti d’indagine».

Avete all’attivo anche una collaborazione significativa con il NOE (Nucleo Operativo Ecologico) dei carabinieri…

«Con loro abbiamo stipulato un apposito protocollo d’intesa il 7 ottobre 2022: proprio in occasione della sottoscrizione, il comandante del NOE generale Valerio Giardina ha annunciato l’intitolazione al giudice Vittorio Occorsio del corso di ammissione al NOE “Addetti al Comando Carabinieri Tutela Ambientale e Transizione Ecologica”, nell’ambito del quale la fondazione segue la parte di organizzazione scientifica.

Con il NOE (che oggi ingloba anche gli appartenenti al corpo delle guardie forestali), abbiamo portato avanti un buon lavoro di squadra anche per quanto riguarda la formazione dedicata ai reati ambientali. Uno dei corsi che abbiamo svolto, in particolare, è stato finalizzato proprio all’utilizzo dello strumento investigativo digitale nelle indagini per identificare grossi fenomeni di inquinamento ambientale, traffico di rifiuti illeciti (e non) e altri reati affini.

Abbiamo infine contribuito, lo scorso anno, a un seminario di formazione internazionale al quale hanno partecipato le strutture di investigazione corrispondenti al NOE nell’ambito dell’Unione Europea».


SERVIZI DI OSSERVAZIONE TERRESTRE VIA SATELLITE E PIATTAFORME AEREE PER LA SICUREZZA AMBIENTALE: A CHE PUNTO SIAMO?

Al momento, per lavorare nelle migliori condizioni è richiesta una buona disponibilità di immagini dello spettro visibile (con dimensione fino a 10-30 pixel a seconda della piattaforma) da parte degli operatori commerciali, servizi open source, servizi gratuiti o a pagamento.

Altrettanto importante è la messa a disposizione di immagini sofisticate da parte dei fornitori privati o pubblici (per esempio, bande oltre il visibile o SARin riferimento al programma Copernicus della Commissione Europea).

I tempi di aggiornamento delle immagini sono variabili: si parla di ore o settimane per quanto riguarda i servizi commerciali, statali, dell’UEe di mesi per quanto riguarda i servizi open source.

L’ideale sarebbe poter usufruire di servizi personalizzati (aereo, satellite, droni).


 

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