Grazie a un’articolata strategia di prevenzione, il numero di rapine in banca è notevolmente diminuito. Tuttavia alcune sfide sono ancora aperte. E le banche vedono premiati i loro sforzi per garantire alla clientela filiali più sicure
Le banche vedono premiati i loro sforzi per garantire alla clientela filiali più sicure. Le strategie messe in campo negli ultimi anni hanno percorso più binari, dall’adozione di misure di protezione più moderne ed efficaci, fino all’organizzazione di attività di formazione rivolte ai propri dipendenti. Senza dimenticare l’impegno economico, che ha reso tutto ciò possibile: gli investimenti stanziati dalle banche italiane tra il 2013 al 2017, infatti, hanno superato i 3 miliardi di euro, pari a una media di 645 milioni all’anno.
Il risultato? Si è passati dalle 1.246 rapine registrate nel 2013 alle 373 del 2017, pari a un decremento del 70%. Un dato, questo, sottolineato dall’ultimo Rapporto Intersettoriale OSSIF sulla Criminalità Predatoria, il Centro di Ricerca dell’ABI sulla Sicurezza Anticrimine. Qualcuno potrebbe pensare che un dato così positivo possa dipendere dalla diminuzione degli sportelli sul territorio nazionale. Ebbene, niente di più inesatto. Se andiamo a considerare l’indice di rischio, ossia il numero di rapine ogni 100 sportelli bancari, si è passati dal valore di 3,9 del 2013 a 1,4 del 2017. Insomma, il miglioramento è sostanziale, oltretutto non solo dal punto di vista della riduzione degli eventi, ma anche per quanto riguarda la capacità dei rapinatori di portare a compimento i crimini: negli ultimi anni, infatti, risulta in costante crescita la percentuale di rapine fallite, che è passata dall’11,7% del 2007 al 35,1% del 2017.
Tuttavia, quando colpiscono, l’ammontare medio per rapina è stato caratterizzato da un andamento crescente, partendo da un valore di 19,2 mila euro nel 2007 fino a raggiungere un massimo di oltre 36 mila euro nel 2017.
Le aree più colpite
La regione ad aver subito il maggior numero di rapine è stata il Lazio con 53 episodi, pari, comunque, a un calo del 10,2% rispetto al 2016. Seguono la Lombardia e la Puglia con 51 rapine, l’Emilia-Romagna con 42 e il Piemonte con 34. Il calo degli eventi registrato a livello nazionale ha caratterizzato complessivamente ben 15 regioni tra cui la Sicilia (-70%), il Veneto (-48%), la Toscana (-46%) e la Lombardia (-40%). A livello provinciale Roma è stata la più colpita con 45 rapine, seguita da Milano (28), Torino (27), Napoli (24), Bari (20) e Palermo (16).
Sia nel 2016 sia nel 2017 è stato il venerdì il giorno della settimana con il maggior numero di rapine. Lo stesso vale per l’orario, con una spiccata preferenza per le ultime ore di apertura del pomeriggio. Nella maggioranza dei casi, a operare sono due rapinatori o uno solo, soprattutto con armi da taglio, ben più utilizzate delle armi da fuoco. Una volta su due, ai rapinatori sono sufficienti tre minuti al massimo per compiere il loro crimine e nella grande maggioranza dei casi (quattro volte su cinque) entrano in banca dall’ingresso principale.
Come proteggersi
Per dare seguito ai risultati positivi finora raggiunti ABI, banche e Prefetture hanno recentemente approvato la nuova versione del Protocollo Anticrimine. Oltre alla collaborazione con le Forze dell’Ordine, l’Accordo sollecita l’utilizzo da parte delle banche di strumenti di analisi territoriale (Geocrime Analyst) predisposti in collaborazione con OSSIF e condivisi con lo stesso Osservatorio per determinare le aree a maggior rischio.
Per contrastare le rapine, le banche devono inoltre dotare ciascuna dipendenza di almeno cinque misure di sicurezza, di cui obbligatoriamente la videoregistrazione e il dispositivo di custodia valori ad apertura ritardata o il dispositivo di erogazione temporizzata del denaro. Le altre tre possono essere scelte tra metal detector, allarme antirapina, bancone blindato e così via, tra cui anche la formazione anticrimine. Per quanto riguarda la videoregistrazione, le banche si impegnano, per le nuove istallazioni e per l’adeguamento delle preesistenti, a utilizzare la tecnologia digitale, che gradualmente sostituirà quella analogica.
La telecamera più indicata? Di tipo IP
«Sicuramente, un aspetto critico quando si parla di videosorveglianza per le banche è il discorso privacy», spiega Francesco Neri, responsabile tecnico di Nte Group, specialista nella videosorveglianza e nei sistemi antintrusione. «Per esempio, no all’uso disinvolto di dati biometrici in banca: il Garante per la protezione dei dati personali sta provvedendo ad accertamenti per verificare la corretta applicazione sui sistemi che utilizzano la rilevazione delle impronte digitali e del volto per regolare gli accessi. Alcune agenzie, presso le quali anche i dipendenti devono sottostare alla doppia rilevazione (impronte digitali e volto) per accedere al luogo di lavoro dovranno predisporre ingressi alternativi. Alcuni accorgimenti di base da prendere in considerazione sono: apporre informative interne ed esterne, fare attenzione ai tempi di registrazione, conservare documentazione sui sistemi installati, individuare i titolari e responsabili del trattamento».
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