Sono molteplici gli attacchi terroristici con autoveicoli che hanno colpito l'Europa. Dopo Nizza e Barcellona, per le città italiane è definitivamente scattata l'ora della prevenzione a tappeto.
Il primo attacco terroristico per mezzo di autoveicoli è stato effettuato a Londra nel maggio del 2013.
Da allora, vi è stata una vera e propria escalation. Tra i jihadisti, la popolarità degli attacchi tramite veicoli è confermata dal fatto che il filmato “Car Jihad” - con immagini di simulazione della pratica suggerita e pubblicato online nel dicembre 2015 con lo stemma e la bandiera dell’Isis - è risultano uno dei più visualizzati.
In Italia, l'espressione “car jihad” è entrata nel dibattito pubblico dopo il tragico attentato di Nizza, nel luglio del 2016, quando un uomo alla guida di un autocarro ha volontariamente investito in velocità la folla che assisteva ai festeggiamenti pubblici in occasione della festa nazionale francese, nei pressi della Promenade des Anglais, provocando 84 morti.
A distanza di un anno, nell'agosto del 2017, la car jihad ha colpito di nuovo sanguinosamente l'Europa sulla Rambla, la via principale di Barcellona, causando la morte di sedici persone e il ferimento di almeno altre 120, di 32 nazionalità differenti.
Dissuasori e barriere
Dall'estate 2017, nelle città italiane si sono moltiplicate le iniziative di difesa, con la scelta di installare dissuasori e barriere antisfondamento a protezione delle aree simbolo e ad alto flusso pedonale.
Motore delle nuove misure di sicurezza antiterrorismo sono i Comitati per l'ordine pubblico, in adempimento della circolare del Ministro dell'Interno Marco Minniti, diffusa a seguito della tragedia di Barcellona.
Il dissuasore che tutti conosciamo è quel dispositivo stradale comunemente utilizzato per impedire il passaggio o la sosta ai veicoli.
La forma più diffusa è quella cilindrica, sormontata da una semisfera, comunemente detta “a panettone” per la somiglianza con il tipico dolce milanese.
Qui, invece, il riferimento è ai dissuasori utilizzati come vere e proprie protezioni antisfondamento delle aree pedonali sensibili della città.
Le operazioni di sbarramento rappresentano, dunque, un fattore decisivo per la sicurezza pubblica, in affiancamento ai presidi delle Forze dell'Ordine e dell'esercito, così come alla chiusura al traffico di determinate aree, con divieti di transito per furgoni e camion.
La mappa italiana
Divenendo sempre più un elemento caratterizzante dei nostri spazi urbani, i dispositivi antisfondamento posti a tutela di centri storici, piazze e aree pedonali, rappresentano, attualmente, gli elementi principali di quella che viene chiamata “architettura antiterrorismo”.
A Roma, per proteggere l'area del Quirinale, sono state posizionate decine di fioriere, permettendo il passaggio alle sole auto di servizio.
A Firenze, sono state scelte delle fioriere anticarro, posizionate a due passi dal Duomo.
A Bologna, le barriere sono state trasformate in un arredo dei bar, delimitando i dehors degli esercizi pubblici; a Verona, dopo le feste di Natale, al posto dei blocchi di new jersey (= dispositivi di sicurezza modulare di calcestruzzo o plastica) in piazza Bra, si è scelto di installare decine di paletti fissi, alcune fioriere e paletti a scomparsa, per una sicurezza non invasiva.
Per Natale, ad Ancora, i blocchi di cemento sono stati abbelliti in modo da assomigliare a enormi pacchi dono, posizionati in mezzo al corso Garibaldi e nelle vie di accesso laterali di piazza Roma.
A Torino, le barriere antiterrorismo sono persino diventate spazi d'arte, grazie alla collaborazione tra l'Assessorato alla Cultura e l'Accademia Albertina delle Belle Arti: protagonisti allievi e writers, impegnati a colorare gli anonimi jersey.
Nel capoluogo piemontese sono state installati dissuasori rotondi in piazza Castello e fioriere all'ingresso di via Roma. Ed è aumentata la protezione dell'area che porta al Museo Egizio.
Fioriere sono presenti anche in piazza San Carlo, su via Giolitti e sul lato di via Maria Vittoria, senza dimenticare le zone della movida, con un'attenzione particolare per piazza Vittorio Veneto e piazza Santa Giulia.
Che cos’è la car jihad?
Si chiama “car jihad” ed è la “guerra santa” condotta con i veicoli da strada. La rivista ufficiale di Al Quaeda - Inspire - l'ha pubblicamente teorizzata nel 2010.
Ai terroristi offre il vantaggio di ricorrere a mezzi insospettabili come furgoni, automobili e pickup, facilmente reperibili e semplici da utilizzare.
La cronaca di questi ultimi anni ha mostrato che, per ottenere un alto numero di vittime, la “car jihad” è utilizzata come tecnica di attacco nelle zone maggiormente turistiche e frequentate delle città, proprio come il lungomare di Nizza e le ramblas di Barcellona.
Attacchi, questi, capaci, per la loro natura, di seminare il panico in più paesi contemporaneamente, colpendo con un'unica azione cittadini inermi provenienti da tutto il mondo.
L'idea - sottolineava Inspire, ormai sette anni fa - è quella di utilizzare un camion pickup come un tosaerba, aggiungendo che “il luogo ideale è una strada pedonale o temporaneamente chiusa al traffico”.
Focus sui dissuasori a scomparsa
Davide Querzé, Product Manager Motori per tapparelle e tende e Dissuasori FAAC Business Unit Access Automation, si sofferma sui dissuasori a scomparsa.
Quali caratteristiche deve possedere un efficace dissuasore a scomparsa?
La robustezza, la capacità di resistere all’urto di un veicolo pesante e veloce. Altri aspetti importanti sono la disponibilità di versioni che consentano sollevamenti molto rapidi, riducendo al minimo il tempo di reazione in caso di pericolo, e la capacità di garantire protezione anche in caso di sabotaggio dell’impianto elettrico, tramite un dispositivo oleodinamico che blocchi il dissuasore in posizione alta.
Si tratta di soluzioni di semplice installazione e utilizzo?
Anche la semplicità di installazione e di comando sono caratteristiche importanti da un punto di vista pratico, perché sono le condizioni necessarie per far sì che il dissuasore venga effettivamente installato là dove può essere utile. I dissuasori devono, però, essere gestiti da personale addetto alla sicurezza.
Che tipo di veicoli e di velocità devono essere in grado di arrestare?
Dipende dall’applicazione, dal tipo di obiettivo da proteggere e quindi dal tipo di attacco che si intende contrastare. Generalmente, il committente stabilisce questi parametri scegliendo uno standard tecnico di riferimento e richiedendo dissuasori certificati per quel determinato standard.
Mi parli delle certificazioni…
La certificazione in classe M30-P1, in conformità alla norma ASTM F2656, (ASTM è un organismo di normalizzazione statunitense, acronimo di American Society for Testing and Materials International. N. d. r.) ad esempio, garantisce che il dissuasore è in grado di arrestare un camion del peso di 6,8 tonnellate, lanciato a 50 chilometri l’ora, limitando a un metro la penetrazione del veicolo all’interno del perimetro protetto. La certificazione in classe N3 -7.500-80, in conformità alla norma PAS 68 e IWA 14-1 garantisce, invece, che il dissuasore è in grado di arrestare un camion del peso di 7,5 tonnellate, lanciato a 80 chilometri l’ora.
Dalle fioriere in cemento alle sedute a forma di parallelepipedo
A colloquio con Cesare Aldo Calzolari, titolare Calzolari Arredo Urbano. A lui la parola.
Quali soluzioni offrite per la protezione delle aree pedonali urbane?
Proponiamo vari manufatti, tra cui grandi fioriere in cemento armato, che possono arrivare fino a un peso di 1.900 kg e che sono state già impiegate in passato per questo scopo. Oggi sono disponibili anche grandi sedute a forma di parallelepipedo da 400x70x45 cm, che superano i 2.000 kg di peso. Tutti questi manufatti hanno il vantaggio di non dover essere vincolati a terra…
In che cosa si traduce tale vantaggio?
La creazione di plinti interrati crea enormi problemi dovuti alle interferenze con i sotto-servizi e con le frequenti preesistenze archeologiche dei centri storici.
Mi parli del progetto per il Comune di Genova…
Lo scorso anno, il Comune di Genova ci ha commissionato duecento mega dissuasori antiterrorismo, ideati e brevettati dall’Ufficio Progettazione della municipalizzata ASTer. Quest'ultima ha proposto un manufatto dalle linee sobrie, con richiami ad alcune caratteristiche dei palazzi storici genovesi.
Come sono stati realizzati?
In calcestruzzo armato di colore rosato, con finitura sabbiata e con applicazione di un rivestimento acrilico idrorepellente che favorisce l’effetto autopulente dovuto alle precipitazioni atmosferiche. Il manufatto è un cubo di lato 80 cm e ha un peso di 1.200 kg, dunque non è richiesto alcun fissaggio a terra.
A quando risale l’installazione?
Il debutto dei primi dissuasori ha coinciso con il Salone Nautico, a settembre del 2017. Successivamente, i 200 dissuasori commissionati sono stati collocati a protezione di varie zone pedonali della città.
Si è trattato di un'operazione costosa per il Comune?
Il manufatto è completato dal logo della città in acciaio inox satinato e da una targa che individua lo sponsor: in questo modo, il Comune ha fatto sì che tutta l’operazione avvenisse a costo zero.
Massimiliano Luce