Casa dolce casa…

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Dopo telecamere e sensori, fanno il loro ingresso nella smart home anche Internet of Things, intelligenza artificiale e cybersecurity, abilitando una nuova generazione di casi d’uso e servizi.

L’Italia raggiunge il gradino più alto del podio in Europa per tasso di crescita del mercato della smart home, raccontano i numeri dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano. I dispositivi di sicurezza per la casa intelligente stanno fornendo un enorme contributo nel raggiungimento di questo traguardo.

Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things

«I numeri di mercato dei dispositivi di sicurezza per la smart home sono senz’altro positivi: si tratta di un comparto da 150 milioni di euro nel 2022, raggiunti all’interno di un mercato della casa intelligente che nel suo insieme vale 770 milioni di euro» spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio.

In pratica, la crescita dei dispositivi di sicurezza per la smart home si conferma a doppia cifra per il secondo anno consecutivo, uguagliando nel 2022 il +20% raggiunto anche nel 2021. «Solo il 2020 è stato al di sotto delle aspettative, poiché nell’anno in cui è scoppiata la pandemia le persone sono dovute rimanere a lungo in casa, rallentando chiaramente gli acquisti per la sicurezza».

La semplicità d’uso guida la crescita

È quindi possibile dire che oggi la crescita del mercato italiano dei dispositivi di sicurezza per la smart home è leggermente superiore rispetto a quella di diversi altri Paesi europei. «Per esempio, Germania e Regno Unito hanno registrato al riguardo una crescita del +15%, mostrando comunque numeri più elevati in termini assoluti. Sotto questo profilo il nostro Paese, in effetti, è più allineato con il mercato spagnolo, tuttavia, i tassi di crescita degli ultimi due anni mostrano che stiamo recuperando terreno».

Quando si parla di smart home, a trainare le vendite sono le soluzioni più “vicine” al risparmio energetico (caldaie, termostati, valvole termostatiche e condizionatori connessi), secondo i dati e le analisi dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano. «Anche la sicurezza, tuttavia, rappresenta uno dei punti facili di ingresso alla smart home, soprattutto se guardiamo alla sicurezza mass market, con soluzioni hardware quali videocamere, sensori per porte e finestre e serrature connesse. Si tratta di prodotti di facile comprensione per l’utente finale e quindi sicuramente più alla portata, considerati i benefici immediati» continua Salvadori.

Come fattore decisivo, dietro la crescita del mercato della sicurezza per la smart home, brillano la facilità d’utilizzo e d’installazione. «Questo, indubbiamente, grazie anche ai produttori che hanno investito enormemente nella semplificazione dei dispositivi. Forse alcune volte persino troppo, arrivando ad annacquare o perdere le funzionalità più avanzate; tuttavia, hanno avuto il pregio di portare la sicurezza in particolare e la smart home in generale anche al grande pubblico. A oggi i dispositivi che hanno accolto il maggiore favore degli utenti domestici sono innanzitutto le telecamere, seguite dagli smart speaker come Google Home e Amazon Alexa. Queste applicazioni hanno consentito di portare alla casa intelligente anche i consumatori meno vicini al mondo tecnologico».

Un altro punto di forza del mercato della sicurezza per la smart home è la filiera, con gli installatori che a oggi si stanno mostrando in grado di supportare i progetti dei clienti, avvantaggiati, in questo loro compito, anche dalla facilità d’uso dei prodotti stessi.

Le nuove applicazioni in arrivo

Oggi il mercato italiano della sicurezza della smart home sembra pronto e prossimo a compiere un salto di qualità ulteriore. Infatti, i numeri di mercato dell’Osservatorio Internet of Things mostrano che sta iniziando a crescere anche la quota di servizi di sicurezza. «Ora stiamo andando verso nuove direzioni di complessità - osserva Salvadori - Un primo trend vede protagonista l’intelligenza artificiale, con dispositivi di sicurezza sempre più in grado di attivarsi in autonomia nel momento corretto, per esempio quando l’utente esce di casa e dimentica di metterli in funzione; naturalmente si parla di momenti in cui all’interno dell’abitazione non è presente nessuna persona, così da proteggere la privacy dell’individuo.

Qualche prodotto in questa direzione è già presente sul mercato e prevede l’impiego di sensori di movimento e di presenza per raccogliere informazioni utili per l’intelligenza artificiale, che procede all’accensione o spegnimento dei dispositivi secondo le necessità del momento. L’intelligenza artificiale può essere utilizzata anche per applicazioni di rilevamento facciale, con dispositivi che comprendono se il volto della persona entrata in casa appartiene alla cerchia di amici e parenti oppure se è un estraneo, ravvisando un’eventuale problematica e lanciando un allarme».

La seconda direzione vede protagonisti i servizi, una voce che, crescendo, porterebbe il mercato italiano ai livelli di Germania e Regno Unito, i Paesi più maturi. «I servizi vanno dalla gestione del cloud all’archivio di video e immagini, passando per i sistemi di pronto intervento con attori di vigilanza privata, fino a servizi come la manutenzione e la gestione da remoto dei dispositivi, allo scopo di capire quando intervenire per prevenire un guasto prima che si verifichi». La terza direzione riguarda l’integrazione tecnologica (per esempio il sensore di presenza che comunica con l’intelligenza artificiale), ma anche quella tra diversi brand, consentendo al consumatore, così come all’installatore, di implementare facilmente ogni progetto di sicurezza.

«Se sui servizi ci stiamo lavorando, sull’integrazione siamo ancora ben lontani, non solo in Italia a dire il vero, ma anche negli altri Paesi». Per far decollare le applicazioni più di frontiera, la figura dell’installatore diventa decisiva. «Gli installatori potrebbero diventare non solo degli esperti rispetto all’hardware, ma anche in riferimento al software, per esempio andando a configurare i dispositivi di sicurezza o mettendoli in comunicazione tra loro. In questo modo, gli installatori possono sicuramente aggiungere valore alla propria offerta e ampliare i propri margini di guadagno e competitività. Certamente, ora è proprio l’offerta a dover evolvere nella direzione di una maggiore complessità, dopo avere conquistato il mercato di massa con prodotti di facile impiego e installazione».

Privacy e cybersecurity: a che punto siamo

L’utilizzo di un’intelligenza artificiale capace di controllare chi entra in casa (amici, parenti o estranei) pone - come si può facilmente intuire - la consueta questione della privacy, tema con cui non si può fare a meno di misurarsi, tra le mura domestiche così come nei luoghi pubblici.

«La questione della privacy, relativamente all’impiego dei dispositivi per la sicurezza della smart home, è sicuramente aperta - segnala Salvadori - Per esempio, in un prodotto come Ring Always Home Cam, il piccolo drone di Amazon per il monitoraggio interno della casa, l’intelligenza artificiale è molto spinta: poiché si tratta di un dispositivo che si alza in volo tra le diverse zone dell’abitazione secondo un arco di tempo prestabilito, è chiaro che il tema della privacy risulta fondamentale. Tuttavia, la privacy dev’essere garantita da tutte le applicazioni della smart home, che siano assistenti vocali o termostati intelligenti, perché ognuna di esse monitora dati personali».

Diventa perciò decisivo il trade-off tra la privacy secondo le norme che ogni azienda è chiamata a rispettare (per esempio, il Regolamento europeo GDPR) e il vantaggio per l’utente di utilizzare una determinata applicazione di sicurezza per la smart home. «Secondo una survey condotta sui consumatori in merito alla loro percezione del rispetto della privacy e della sicurezza dei dati da parte delle aziende, circa la metà degli intervistati giudica ancora questi aspetti come preoccupanti. Le aziende, perciò, da un lato devono dare certezze su come utilizzano i dati, dall’altro devono fornire servizi di valore per convincere i consumatori ad adottare dispositivi di sicurezza per la casa intelligente. Solo così l’utente sarà disponibile a cedere i propri dati e sentirsi al tempo stesso tutelato».

La casa connessa, inoltre, richiama anche aspetti di cybersecurity. Anche in questo caso si parte dalle normative. «A livello europeo è in programma il Cyber Resilience Act che, per quanto riguarda la privacy, seguirà alcuni principi del GDPR: le aziende dovranno essere trasparenti anche su come gestiranno la protezione dei prodotti di sicurezza rispetto ad attacchi hacker, per esempio effettuando dei risk assessment sulla sicurezza dei diversi dispositivi. A quanto pare, passeranno almeno un paio di anni prima che il Cyber Resilience Act entri in vigore, tuttavia molte aziende stanno già lavorando in tale direzione».

L’IoT abilita la casa del futuro

Tra droni, intelligenza artificiale, monitoraggio remoto, cybersecurity e altro ancora, oggi alcuni scenari della smart home sembrano davvero avveniristici, ma in realtà qualcuno di essi è già alle porte. «Sicuramente la parte di servizi e di gestione da remoto dei dispositivi di sicurezza è quella più vicina. Qualche soluzione in questa direzione, diversa dal consueto, è stata già lanciata anche in Italia, per esempio le assicurazioni payper- use che l’utente può attivare e pagare solo nei giorni di utilizzo del dispositivo, grazie alle possibilità di monitoraggio abilitate dall’Internet of Things. Da qui, poi, si può innescare anche la parte di servizio e di intelligenza artificiale, che ci aspettiamo in crescita entro i prossimi due anni, in attesa di una più profonda integrazione tecnologica e di brand che richiederà sicuramente più tempo» conclude Salvadori.

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