
Aumentano i casi d’uso di Unmanned Aircraft System per operazioni di pattugliamento, individuazione di attività illecite e sorveglianza della folla in eventi pubblici. Soprattutto con l’arrivo di nuove tecnologie come 5G e AI, in grado di garantire alle macchine maggiore efficacia e autonomia d’azione.
Quando si parla di sicurezza anticrimine, a che punto è l’incontro tra droni e forze dell’ordine? Quali sono i vantaggi dell’impiego di questi apparecchi? Esistono anche criticità per il loro utilizzo?
Per avere delle risposte, ci siamo rivolti all’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata del Politecnico di Milano. «Sicuramente l’Italia e la stessa Europa stanno compiendo dei passi per abilitare una piena integrazione dei droni anche a supporto della sicurezza anticrimine, ma c’è ancora da lavorare per arrivare al grado di diffusione raggiunto in Paesi come gli Stati Uniti e la Cina, caratterizzati da un maggiore livello tecnologico e, soprattutto, normativo» spiega il ricercatore Alberto Curnis.

Si parte, comunque, da una buona base di partenza, poiché una serie di caratteristiche tecnologiche rendono i droni un supporto effettivamente valido per le forze dell’ordine. «Innanzitutto, stiamo parlando di una soluzione più flessibile dal punto di vista operativo e, nella maggior parte dei casi, più economica rispetto agli elicotteri, in quanto l’aspetto più rilevante della tecnologia non è riconducibile all’apparecchio in sé, ma alla sofisticata strumentazione payload (cioè camere, termocamere e rilevatori di sostanze/gas), con cui la macchina può essere equipaggiata per soddisfare le varie necessità in molteplici scenari.
In secondo luogo, i droni rappresentano una rapida e dettagliata fonte di raccolta ed elaborazione dati in tempo reale, che grazie anche all’integrazione con altre tecnologie è in grado di fornire alle forze dell’ordine una chiara “situational awareness”, consentendo di prendere decisioni informate in tempi brevi per garantire il successo delle operazioni».
Non solo, l’azione delle forze dell’ordine deve anche assicurare rapidità di intervento e, in questa direzione, i droni sono una sicurezza. «Non va dimenticato neppure che stiamo parlando di una soluzione robotica aerea con un pilota a terra/remoto o totalmente autonoma, capace di coprire anche lunghe distanze in breve tempo, raggiungendo spesso aree non accessibili all’operatore umano e/o evitando allo stesso l’esposizione a situazioni di grave pericolo (presenza di esplosivi e/o gas tossici, incendi o calamità naturali, presenza di criminali armati) dal momento che si opera direttamente attraverso la macchina adeguatamente equipaggiata o effettuando un’indispensabile attività perlustrativa».
Le applicazioni più diffuse
Entrando maggiormente nel dettaglio delle applicazioni, alcuni scenari sembrano spiccare in modo particolare. «Esaminando i casi internazionali censiti, tra le applicazioni di sicurezza anticrimine supportate emergono in primis le operazioni volte alla sicurezza del territorio e delle persone, in particolare per il pattugliamento a livello marittimo e degli istituti penitenziari - prosegue Curnis - Parallelamente, non mancano diverse progettualità legate alla sorveglianza pubblica, volte soprattutto a individuare la conduzione di attività illecite quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, gli incendi dolosi oppure l’attraversamento non autorizzato di frontiere. Inoltre, risulta crescente il coinvolgimento dei droni per la sorveglianza delle folle a eventi pubblici, come concerti e manifestazioni».
Volteggiando nell’aria per perlustrare i terreni agricoli come i tratti stradali più periferici, i droni assicurano il loro contributo anche alla tutela dell’ambiente. «L’attenzione alla salvaguardia del nostro territorio è quanto mai cruciale, e proprio in quest’area i droni stanno avendo una grande varietà di impiego, in particolare nel combattere il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti in aree non autorizzate. Infine, allo scopo di richiamare la popolazione al rispetto delle restrizioni in vigore in epoca di pandemia, è stato largamente diffuso il coinvolgimento di questa tecnologia a supporto dell’identificazione e della dispersione di irregolari assembramenti».
A proposito di applicazioni, si segnala un caso d’uso di droni per la sicurezza anticrimine particolarmente significativo. «Tra i diversi progetti a oggi sviluppati, a nostro avviso è degna di menzione l’esperienza progettuale di S-Edge (Satellite and 5G for Law Enforcement), un’iniziativa finanziata dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) in cui Telespazio, con la collaborazione della Città di Torino, ha guidato un team di aziende composto da e-Geos, Tim, Adpm Drones, Seikey e Politecnico di Torino.
Obiettivo del progetto: prevenire e rilevare dei crimini o situazioni pericolose per i cittadini, intervenire rapidamente in caso di emergenze, supportare le forze dell’ordine, il tutto utilizzando i droni e le possibilità offerte dalla connettività a banda larga 5G e dalle tecnologie satellitari.
Con S-Edge, infatti, i droni - costantemente connessi grazie al 5G o, in caso di scarsa ricezione, via satellite - possono svolgere missioni di pattugliamento automatico, sia pianificato che “su richiesta”, di giorno e di notte, in aree urbane anche di grandi dimensioni come parchi, piazze o viali, offrendo così un supporto concreto alle forze dell’ordine».
Cosa cambia con l’AI

Per quanto riguarda i prossimi scenari di impiego dei droni per la sicurezza anticrimine, l’intelligenza artificiale si candida a ricoprire un ruolo importante, abilitando nuove funzionalità e scenari d’uso: «In primis, un’integrazione fra questi trend tecnologici è in grado di dotare il drone di un’evoluzione e di una maggiore autonomia nelle attività di riconoscimento - osserva Curnis - Pensando in particolare alle azioni criminose, da una parte il drone può intervenire in logica di prevenzione dell’accadimento, andando a identificare eventuali scenari o pattern pericolosi grazie all’interpretazione sul nascere di comportamenti sospetti (per esempio, l’estrazione di un arma) così da pre-allertare le forze dell’ordine; dall’altra parte, si può pensare a un’applicazione in logica di interpretazione presso le scene del crimine, dove il drone può consentire maggior rapidità e dettaglio nella raccolta delle prove, spesso non immediatamente individuabili dall’operatore di terra».
Al tempo stesso, l’AI contribuirà all’evoluzione del drone come strumento a supporto delle forze dell’ordine, rendendolo autonomo sotto alcuni aspetti decisionali. «Il contributo dell’AI è anche legato alla navigazione stessa del drone, che sempre più sarà in grado di creare pianificazioni di volo intelligenti nelle aree con potenziali criticità e di modificare la rotta in tempo reale a seguito di cambiamenti di scenario, abilitando missioni automatiche e sempre più dinamiche per quanto riguarda il pattugliamento e l’inseguimento di bersagli.
Infine, grazie all’equipaggiamento con nuovi payload (per esempio, le pistole taser), in un prossimo futuro i droni saranno capaci di compiere essi stessi comunicazioni/azioni per bloccare sul nascere i malviventi diminuendo l’esposizione ai rischi del personale umano».
Le sfide da superare
A oggi, non mancano criticità che stanno rallentando un pieno sviluppo della sicurezza anticrimine con impiego di droni. «Tra le principali difficoltà sicuramente c’è l’accettazione sociale delle macchine da parte dei cittadini, la maggior parte dei quali risulta a oggi ancora fortemente restia a condividere la propria quotidianità con la presenza di droni, spesso percepiti negativamente come “invasori dei cieli”. Tale visione è alimentata, da un lato, dal timore di possibili violazioni della privacy e, dall’altro, dalla safety stessa degli individui, qualora le macchine e/o le informazioni raccolte venissero compromesse e/o utilizzate per scopi malavitosi da soggetti non autorizzati». È una sfida complessa, legata in gran parte a fattori culturali e aspetti sociali, ma tutt’altro che insuperabile.
«Per fronteggiare tale situazione, è necessario diffondere una maggiore cultura sulla normativa e sulle implicazioni dell’utilizzo dei droni per quanto riguarda privacy e protezione dei dati, guidando gli utenti al corretto utilizzo della tecnologia tramite la formazione e informando i cittadini sul regolamento e (tramite la diffusione dei risultati delle sperimentazioni) sui benefici dell’impiego dei droni in ambito di sicurezza.
D’altra parte, è necessario anche implementare e potenziare tutta una serie di misure di protezione dello spazio aereo e degli stessi sistemi informatici, così da prevenire l’utilizzo della tecnologia da parte di soggetti non autorizzati. È proprio in questa direzione che il settore sta lavorando con grande enfasi in questi anni» conclude Curnis.
Capitolo normative: nuove aperture
Sotto il profilo tecnologico, il drone già oggi si presenta come uno strumento in grado di supportare efficacemente le forze dell’ordine; nello specifico, anche l’evoluzione delle normative sta spingendo verso un utilizzo sempre più diffuso dei quadricotteri per le operazioni anticrimine.
Nico Paciello, Marketing&Communication Manager di Axitea, fa il punto su questo scenario articolato, pesando sfide e opportunità.
I droni sono sempre più utilizzati dalle forze dell’ordine: in realtà quanto è effettivamente affidabile il loro impiego negli scenari anticrimine sotto il profilo tecnologico?

«L’impiego di droni per attività legate alla sicurezza sta indubbiamente diventando sempre più comune. Il drone, infatti, risulta essere un alleato valido e affidabile per le attività inerenti alla sicurezza anticrimine e può essere impiegato per la sorveglianza aerea di ampie zone, consentendo un accesso visivo ad aree esterne che solitamente è difficile supervisionare, offrendo quindi la possibilità di raccogliere immagini e dati in tempo reale.
I limiti storici dei droni rimangono, anche se, sotto il profilo tecnologico, sono sempre meno evidenti: la loro autonomia è migliorata molto, e con essa la distanza percorribile; i velivoli hanno la possibilità di montare sia telecamere con diverse ottiche in grado di zoomare sui dettagli, sia camere termiche per ottenere riprese anche con scarsa visibilità; è aumentato il livello di protezione alla polvere e all’acqua, mentre la resistenza alle temperature consente ad alcuni modelli di volare e di stabilizzarsi con qualunque condizione meteo, dal forte vento alla pioggia battente, fino all’utilizzo anche in aree ghiacciate.
Certo, l’efficacia del drone dipende sempre dall’adeguata formazione degli operatori e dalla qualità dei macchinari scelti, unita alla conformità delle normative di utilizzo. Inoltre, è fondamentale bilanciare il loro impiego con il rispetto delle normative relative alla tutela della privacy».
Quali sono le tipologie di vulnerabilità dei droni a oggi individuate e più pericolose ai fini del loro impiego nelle operazioni anticrimine? Come affrontarle e superarle?
«Una vulnerabilità importante è legata ai disturbatori di frequenze (jammer), dispositivi in grado di interferire o interrompere le comunicazioni radio, impedendo al drone di comunicare con il proprio pilota, cosa che può causare l’atterraggio forzato o l’incidente. Nonostante in Italia il loro utilizzo sia vietato secondo gli art. 340, 617 e 617 bis del Codice Penale, i jammer restano ampiamente commercializzati sia nella versione portatile sia in quella fissa, con quest’ultima in particolare che consente di attivare vere e proprie barriere anti-drone.
Esistono sistemi di rilevamento jammer che permettono di identificare i disturbatori in anticipo e consentono al pilota di adottare contromisure per mitigare il loro impatto. Anche la scelta di droni con intelligenza artificiale, che possono essere programmati per volare in modo autonomo senza la necessità di comunicazione costante con il pilota, può minimizzare l’impatto del jammer.
Un’altra possibile vulnerabilità è rappresentata dal fatto che le immagini e i dati raccolti vengono memorizzati su cloud o server che potrebbero essere presi di mira dagli hacker. Inoltre, i droni spesso sono controllati da sistemi software complessi anche di terze parti, che potrebbero subire attacchi cyber compromettendo dunque la sicurezza di immagini, informazioni e dati. È importante prevedere sempre un’adeguata protezione cyber di queste componenti per evitare ripercussioni dal punto di vista della sicurezza del volo e della privacy».
Quali potrebbero essere i futuri impieghi di successo dei droni nelle attività anticrimine delle forze dell’ordine? Come sta evolvendo lo scenario?
«Uno scenario futuro è rappresentato dal pattugliamento aereo frequente, o addirittura costante, grazie alla possibilità di cambio automatico o ricarica autonoma delle batterie in veri e propri mini-hangar portatili. Questo, abbinato alla possibilità di controllo del drone da una control room remota, senza la necessità di un pilota in locale, consentirebbe di abbattere i costi di esercizio e diminuire i costi totali per l’acquisto e l’utilizzo dei droni (Tco)».