Video IP e standard globale, la parola ai produttori

Sono online i video dei momenti più significativi della Tavola Rotonda tenutasi presso la sede milanese de Il Sole 24 Ore Business Media.

In quale misura la mancanza di uno standard globale - in grado di assicurare la piena interconnettività e interoperabilità tra prodotti di marche diverse - ha rallentato la migrazione dai sistemi analogici alle soluzioni video di rete, limitando, in questo modo, lo sviluppo del mercato IP? E in quale modo il Forum internazionale ONVIF e il Consorzio PSIA fanno fronte a tale mancanza? In che fase è il processo di standardizzazione nel nostro Paese?

Queste le domande alle quali si è cercato di dare riposta durante la Tavola Rotonda “Interconnettività e interoperabilità delle soluzioni video IP: standard ONVIF e PSIA a confronto” - organizzata da Il Sole 24 Ore Business Media e
moderata da Paola Cozzi e Pierantonio Palerma della Redazione di Sicurezza - grazie ai puntuali interventi di Andrea Sorri di Axis, Claudio Scaravati di Bosch, Redo Bezzo di Honeywell, Vincenzo Bono di March Networks, Claus Ronning di Milestone, Alberto Lossani di Panasonic, Andrea Fontana di Pelco, Fabio Andreoni di Samsung, Alfredo Donadei e Ugo Scolaris di Sony, Massimo Martelli di Texas Instruments e Andrea Natale di Tyco.

Di seguito, i momenti più significativi dell'incontro, la cui sequenza - dall'alto verso il basso - segue il filo del dibattito e la dinamica dei temi toccati.

Non ci resta, dunque, che dare la parola ai protagonisti.

Redo Bezzo
Honeywell Security
Group
Alberto Lossani
Panasonic System
Networks Europe
Andrea Fontana
Pelco
Fabio Andreoni
Samsung Techwin
Andrea Sorri
Axis
Vincenzo Bono
March Networks
Massimo Martelli
Texas Instruments
Andrea Natale
Tyco
Claus Ronning
Milestone
Ugo Scolaris
Sony
Alfredo Donadei
Sony
Claudio Scaravati
Bosch Security Systems

Solo motivi culturali e mancanza
di sapere informatico?

Una premessa è d'obbligo. E' un dato ormai acquisito - se ne è parlato spesso in questa e in altre sedi - il fatto che nel nostro Paese il mercato della videosorveglianza in generale, e quello della videosorveglianza su IP in particolare, siano nati più tardi e siano cresciuti più lentamente rispetto ad altri Paesi europei, primi fra tutti Inghilterra e Nord Europa in generale.
I motivi? Certamente culturali (i paesi latini parrebbero meno inclini a “farsi riprendere” da una telecamera in pubblico e - parimenti - più gelosi di una privacy vissuta con emotività ed enfasi) ma - per quanto riguarda, nello specifico, il video IP - non possiamo tralasciare motivi meno psicologici e più pratici, che hanno a che vedere con la connaturata mancanza di sapere informatico da parte dell'installatore “classico” di sicurezza.
Siamo concreti e chiari: come poteva chi, dieci anni fa, si occupava della progettazione e dell'installazione di sistemi di videosorveglianza tradizionali, analogici - che nulla avevano a che fare con il protocollo Internet - avvicinarsi con disinvoltura al mondo dell'Information Technology e da questo attingere un nuovo sapere?
Negli ultimi cinque anni, i contatti tra questi due mondi certo ci sono stati e hanno dato i loro frutti. Ma la distanza è ancora lontana dall'essere colmata e il gap sussiste. Del resto, si tratta di due ambiti professionali diversissimi per natura e vocazione: di nicchia, specifico e intriso di valenze sociali quello della sicurezza anticrimine; aperto, consumer, talora ludico quello dell'informatica.
Tuttavia - soprattutto negli ultimi due anni - la produzione di dispositivi video che sfruttano il protocollo Internet (telecamere, videoregistratori, encoder ecc.) ha registrato numeri notevoli.
I grandi nomi del video mondiale hanno fatto a gara per immettere sul mercato prodotti sempre più performanti, frutto di un'evoluzione e di una ricerca che hanno raggiunto l'eccellenza.
Produzione e tecnologia al top, dunque. E l'utilizzo? Le vendite? Non all'altezza del materiale disponibile. Non all'altezza delle aspettative.
Al punto che il mercato italiano della videosorveglianza IP non vanta fatturati importanti e non viaggia a vele spiegate.
Perché? Tutta colpa della cultura latina e dell'installatore ancora poco preparato in fatto di network?

Standard unico di comunicazione:
il peso dell'assenza

Da che mondo e mondo, per comunicare vengono utilizzati “segni” convenzionali, standard, validi per tutti. E' sui segni convenzionali - scritti e parlati - che si fonda il linguaggio.
E questo vale sia per il mondo animale che per l'uomo. E nel XXI secolo, vale anche per il mondo tecnologico.
Possono apparecchiature video IP di marche diverse - che, evidentemente, rispondono, ciascuna, a standard definiti dal proprio produttore - “capirsi”, comunicare efficacemente, integrarsi in modo completo, così da dare vita a un “sistema”?
La mancanza di uno standard unico di comunicazione - in grado di assicurare la piena interconnettività e interoperabilità tra prodotti di marche diverse - non è anch'essa responsabile della lentezza nella migrazione dai sistemi analogici alle soluzioni video di rete, limitando il pieno sviluppo del mercato IP?
Secondo Andrea Sorri, country manager di Axis, a causare tale rallentamento non è stata tanto la mancanza di uno standard comune, quanto un “eccessivo radicamento della tecnologia video di tipo analogico”, che ha imperato per decenni e che ancora continua a detenere una considerevole fetta di mercato. Si fa fatica, dunque, ad abbandonare un costume tecnologico percepito da sempre come solido e affidabile.
Anche secondo Alfredo Donadei, business development manager videonetworking di Sony, il motivo per cui la parte più “tradizionale” del settore continua a proporre soluzioni analogiche è, di fatto, l'abitudine. A dare una scossa al mercato - a suo avviso - potrebbero venire in soccorso, più che uno standard, prodotti ibridi, prodotti “ponte,” che consentano di lavorare in simultanea con telecamere analogiche e telecamere IP.
Il parere di Claudio Scaravati, sales manager di Bosch Security Systems, è che numerosi installatori, in realtà, temono il passaggio alla tecnologia IP, in quanto vissuto come una sorta di “cannibalizzazione” - da parte di professionisti più esperti - di un mercato che sentono proprio, una sorta di invasione di un territorio che sentono appartenere a loro stessi. Timore talmente vivo, da non permettere loro di intravvedere le tante opportunità di business che la rete è in grado di offrire.
Ribalta la questione Andrea Fontana, Pelco project sales engineer & BDM vertical market, notando come la mancanza di un linguaggio comune sicuramente ha costituito un handicap all'interno del mercato IP, ma sta di fatto - spiega - che l'utente finale è abituato a lavorare con interfacce analogiche, da lui avvertite come “facili”, più semplici rispetto a quelle di rete. È questo che ha rallentato la domanda di prodotti IP. E la mancanza di domanda da parte dell'utilizzatore finale ha influito sul ritardo nella creazione di uno standard unico.

La forza del linguaggio comune

Ad affermare che la standardizzazione - in qualsiasi ambito tecnologico - è uno degli elementi più importanti per arrivare al successo e che un'adeguata formazione è imprescindibile da un processo di questo tipo, è Fabio Andreoni, country manager di Samsung Techwin.
Lo segue Redo Bezzo di Honeywell, per il quale la standardizzazione gioverà all'utente finale, ma soprattutto all'installatore “che avrà vita più facile nel garantire un sistema pienamente affidabile, ventiquattrore al giorno, 365 giorni l'anno”.
Vincenzo Bono, senior engineer di March Networks, è dell'idea che la creazione di uno standard di interoperabilità permetterà l'utilizzo di funzioni video più avanzate quali, ad esempio, l'analitica “on board” sulle telecamere.
Anche per Andrea Natale, business development manager security di Tyco, si sente l'esigenza di uno standard che possa fare “decollare” le nuove funzionalità e le nuove tecnologie video quali, ad esempio, i megapixel.
Aggiunge Alberto Lossani, technical support manager di Panasonic: “… l'introduzione di standard potrà aiutare a sdoganare le telecamere dal solo mondo della sicurezza a quello dei processi industriali, del monitoraggio a fini di marketing ad esempio, facendo crescere il mercato della Tvcc”.
Inoltre, afferma che conformarsi a uno standard non significa affatto “appiattire” la propria linea di prodotti, renderla simile a tutte le altre. Ogni produttore può continuare a fornire i suoi plus, aggiungere competitività, offrendo sempre più valore aggiunto all'utente finale.
Massimo Martelli, field application engineer video security di Texas Instruments, condivide il punto di vista di Lossani: standardizzazione non equivale a omologazione. All'integratore di sistemi, in particolare, lo standard video IP offrirà l'opportunità di scegliere i prodotti migliori e di “metterci del suo”, differenziandosi dai concorrenti.
Secondo Alfredo Donadei e Ugo Scolaris di Sony lo standard si rivelerà un vantaggio per tutti gli operatori del comparto. Addirittura, affermano: “… la possibilità di poter utilizzare prodotti di marchi differenti all'interno dello stesso impianto è un beneficio per l'utente finale e per il partner più che per lo stesso produttore”.

L'impegno di ONVIF e PSIA

Abbiamo finora parlato di “mancanza di uno standard globale” per i prodotti video di rete. In realtà questo valeva fino al 2008.
A partire da quell'anno, infatti, esistono - e sono operativi - due organismi, il Forum internazionale ONVIF e il Consorzio PSIA, entrambi impegnati nello sviluppo di un'interfaccia standard globale a beneficio di produttori, utenti finali, integratori di sistemi e consulenti.
ONVIF - va detto - nasce come propriamente dedicato al mondo video e soltanto di recente ha esteso la propria attività ai sistemi di controllo accessi.
Il Consorzio PSIA, invece, ha fin da subito aperto alla sicurezza fisica, lavorando alla definizione di specifiche in gado di assicurare l'interoperabilità tra video IP e controllo accessi.
La Tavola Rotonda ha riunito i membri fondatori dell'uno e dell'altro Gruppo, per un confronto aperto e uno scambio fra le parti. L'obiettivo? Saperne di più.
Andrea Sorri (Axis è tra i fondatori, insieme a Bosch e Sony, del Forum ONVIF) precisa subito che non esiste antagonismo tra i due Consorzi, in quanto le intenzioni di entrambi sono quelle di agevolare la standardizzazione: “… di fronte all'enorme quantità di telecamere e DVR presenti sul mercato è necessario supportare l'utente finale nel trarre il massimo dalla tecnologia, senza aspettare troppo tempo. E' a questo che serve uno standard”.
Andrea Fontana di Pelco si sofferma sul concetto di “interoperabilità”, riferito sia a ONVIF che a PSIA. In base a tale concetto, il video diventa soltanto uno degli elementi della rete, accanto al controllo accessi e alla building automation, ad esempio. E da questo punto di vista, lo standard agevola la comunicazione tra questi diversi sistemi: “… il vero valore aggiunto dello standard va più nella direzione dell'integrazione tra sistemi differenti che non tra apparecchiature di produttori appartenenti a uno stesso settore”.
Quanto alle differenze tra le due Consorzi, i presenti alla Tavola ricordano che i membri fondatori di ONVIF sono maggiormente focalizzati sulla parte video, mentre PSIA è stata creata da aziende più “trasversali”.

A che punto è il processo
di standardizzazione?

Il percorso intrapreso da ONVIF e PSIA fin dal loro esordio non è da poco. Molteplici, da parte dei produttori che vi aderiscono, i dispositivi video sviluppati e immessi sul mercato - dalla fine del 2008 a oggi - impiegando i due standard.
Ugo Scolaris spiega che nell'offerta di Sony è presente già da qualche mese una ricca gamma di prodotti conformi allo standard ONVIF, sia telecamere che videoregistratori e software. E la stessa cosa vale per Axis e Samsung.
Lo segue Andrea Sorri, spiegando che, in quindici mesi dalla nascita di ONVIF, il Consorzio ha fatto passi da gigante, inglobando 170 membri e proponendo 100 prodotti conformi allo standard.
Ma, produzione a parte, è nel reale utilizzo di questi prodotti che il meccanismo si inceppa.
Sorri mette sotto accusa il fatto che nel nostro Paese la figura del consulente in materia di security - uno dei “traini” degli standard, capace di afferrarne le potenzialità - non è ancora un personaggio significativo, come invece accade all'estero.
Per Fabio Andreoni si parte da uno scenario che in qualche modo contiene quegli elementi che hanno frenato la crescita del mondo IP: “… ora “stiamo facendo un passo avanti, presentandoci, però, con due standard diversi. Per l'utente questo potrebbe trasformarsi in un'ulteriore incertezza, in una “non scelta”, in un rimandare i prossimi investimenti”.
Drastico Claus Ronning: Milestone vede l'argomento da un'ottica che coinvolge anche il canale distributivo. Ad oggi, i distributori in grado di proporre una sostanziosa offerta di telecamere conformi alle specifiche ONVIF e/o PSIA, non esiste. Secondo Ronning, infatti, in Italia - e non solo - per quanto riguarda l'implementazione di uno standard per il video IP, “siamo ancora al palo”.
Sicuramente i due Consorzi stanno preparando nutriti portafogli di dispositivi, “… ma il vero cambiamento - prosegue - avverrà quando saranno presenti sul mercato prodotti low cost ONVIF e PSIA, in grado di contrastare l'equivalente prodotto analogico. Per ora non ci siamo”.

E' tempo di informare

Gli standard esistono. Ed esistono anche i prodotti conformi a tali standard. Bene: ora non resta che comunicarlo al mondo.
Poco, infatti, si conosce di ONVIF e PSIA. Gli utenti finali, in particolare - come hanno notato Massimo Martelli di Texas Instruments e Andrea Natale di Tyco - ignorano i vantaggi della standardizzazione, non ne colgono i benefici.
Quali? Una maggiore flessibilità per quanto concerne le prestazioni, libertà nello scegliere marche diverse e costi di integrazione ridotti. Solo per citarne alcuni.
E chi dovrebbe informare il cliente finale, ultimo anello della catena? L'installatore, il progettista, il consulente, l'integratore.
Manca un processo di comunicazione che, partendo dall'alto - i costruttori - raggiunga l'ultimo gradino, l'utilizzatore finale. Mancano informazione e formazione, un filo che leghi tra loro gli attori di questa realtà.
Ora è tempo di mettere in moto questa macchina. E la nostra rivista ne raccoglie la sfida.
Quello del 5 maggio, infatti, è stato solo il primo di una serie di incontri divulgativi sul video IP e il suo processo di standardizzazione.
In seguito a una partnership con Fiera Milano, la Tavola Rotonda, da incontro a porte chiuse, si trasformerà in Convegno aperto al pubblico in seno alla Fiera Sicurezza, in programma dal 17 al 19 novembre prossimo.
Un appuntamento da non perdere per tutti gli operatori del settore.
Un momento di approfondimento, durante il quale sarà possibile vedere da vicino, conoscere e toccare con mano i prodotti conformi agli standard ONVIF e PSIA, per la prima volta presenti alla Mostra Sicurezza da quando - nel 2008 - i due Consorzi sono nati. A tutti, dunque, un arrivederci a Sicurezza 2010.

www.onvif.org
www.psialliance.org

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