Telecamere Mobotix per la gioielleria Baggio di Rovato

Quando si tratta della sicurezza di una gioielleria, così come è successo a Rovato, nel bresciano, un buon sistema video, oltre alla ripresa remota, deve garantire elevata qualità delle immagini e assoluta discrezione di dispositivi e cablaggi.

A cura di Ariela Papadato

Poter contare su immagini a distanza di esercizi commerciali di pregio, soggetti frequentemente a furti, rapine o eventuali rischi per le persone è, ormai, lo sbocco naturale per una telecamera fissa.
Ma si fanno sempre più frequenti le situazioni nelle quali entra in gioco la possibilità di offrire qualcosa di più di un semplice sistema di ripresa remota, come nel caso della gioielleria Baggio di Rovato (BS).
Come succede spesso in circostanze del genere, infatti, una prima installazione, ormai datata, utilizzava la vecchia tecnologia analogica.
La gioielleria - racconta Fulvio Baresi, fondatore e amministratore dell’azienda Informatica Lombarda Leone - era già da tempo nostra cliente per i servizi TLC. Il titolare, che lamentava, soprattutto, la scarsa qualità delle immagini del precedente impianto video analogico, si è rivolto a noi per superare il problema, seguendo la strada che gli abbiamo indicato e passando a un più moderno sistema di videosorveglianza IP”.

Forte, ormai, di un’esperienza di lunga data nell’installazione di sistemi evoluti di videosorveglianza e revisione di infrastrutture, Informatica Lombarda non ha incontrato ulteriori ostacoli a orientare la scelta verso le tecnologie più avanzate proposte dal mercato.
“Abbiamo installato dieci telecamere Mobotix, quattro esterne (modello M12) e sei interne (modello Q24) - prosegue Baresi - e colto l’occasione della ristrutturazione per rivedere tutti i cablaggi; un aspetto, fondamentale non solo per la sorveglianza, che viene spesso trascurato”.

Sicurezza ed estetica
In contesti prestigiosi quali una gioielleria, l’assoluta affidabilità di un impianto video digitale è soltanto uno dei requisiti imprescindibili.
“Era fondamentale - continua Baresi - anche il design, poiché le telecamere si trovano in un ambiente di alta levatura estetica. Per quanto ci riguarda, eravamo un po’ tesi, in quanto si trattava della prima installazione del genere ma, alla fine, tutto è andato per il meglio.
Al punto che, durante l’inaugurazione del locale, alcuni rappresentati di Cartier si sono complimentati per la qualità delle immagini”.
Le telecamere inviano i segnali a due monitor, uno da 32” e un secondo da 40”, posizionati all’interno del negozio e utilizzati anche per messaggi pubblicitari legati all’attività.
Il sistema così strutturato consente, però, di andare oltre la semplice registrazione.

Abbiamo collegato il campanello della bussola blindata all’impianto - prosegue Baresi - in modo che, non appena un cliente suona, sui monitor compare una finestra pop-up utile a identificare la persona in arrivo, senza la necessità di andare alla postazione dedicata”.

Oltre alla qualità, le soluzioni Mobotix vantano un’estetica di prim’ordine, che ne fa veri e propri elementi di arredo, pronte a inserirsi con successo anche nei contesti più esigenti.
Abbiamo lavorato a stretto contatto con l’architetto - sottolinea Baresi - per trovare la giusta posizione e capire bene dove far passare i cavi. D’altra parte, le Q24 si prestano molto bene ad applicazioni del genere in interni. La loro somiglianza con i rivelatori di fumo è tale, infatti, da permetterne un’integrazione perfetta, garantendo la massima discrezione”.

Telecamere interne ed esterne
Se il problema delle telecamere interne riguardava soprattutto la possibilità di inserimento armonioso negli arredi, per quanto concerneva l’installazione esterna la priorità era quella di fornire un’adeguata protezione antivandalo.
Mobotix - spiega Baresi - mette a disposizione anche modelli con specifiche caratteristiche antivandalo. In questo caso, però, non è stato necessario ricorrervi, poiché anche le telecamere poste a sorveglianza delle vetrine si trovano in un androne di proprietà e, la notte, sono protette da cancelli”.

Come spesso accade, la migliore dimostrazione di successo per un progetto è la volontà di andare oltre.
Abbiamo provato - riprende Baresi - a sondare con il titolare l’interesse per l’implementazione del sistema di controllo della fisionomia, cioè il riconoscimento facciale. Guardando oltre il rischio di schedare i clienti e pensando all’impatto promozionale, si potrebbe, ad esempio, mettere a punto un sistema per un’accoglienza personalizzata all’ingresso del negozio”.
Comunque, a ora l’installazione effettuata ha raggiunto senza difficoltà il primo obiettivo propostosi, cioè la sicurezza.

Conclude Baresi: “Abbiamo messo a frutto le caratteristiche delle telecamere in combinazione con la nostra esperienza maturata in contesti di antifurto e controllo degli accessi. Sono situazioni nelle quali si apprezza, in modo particolare, la funzione di ingrandimento delle immagini, dalla quale scaturiscono informazioni importanti”.

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