Quando la vendita è sicura

sicurezza retail

L’omnicanalità e il commercio online richiedono ai retailer l’implementazione di strategie di security sempre più compenetrate nel business aziendale.

Oggi, in ambito retail, security non significa solo tecnologie, ma anche formazione del personale, cultura aziendale e condivisione degli obiettivi tra i dipartimenti, rivelandosi a tutti gli effetti una parte integrante e un sostegno imprescindibile del business. Se l’obiettivo del retailer è vendere prodotti, la security aiuta a raggiungerlo meglio: per esempio, individuare le falle che possono essere sfruttate dall’esterno per compiere delle frodi consente di creare dei sistemi non solo più sicuri (in termini di logistica, magazzino o distribuzione delle merci nello store) ma anche più efficienti, a vantaggio delle vendite stesse.

Marco Dugato
Marco Dugato, amministratore dello spin off universitario Crime&Tech

È quanto emerge dalle analisi di Crime&Tech, spin off universitario del centro di ricerca Università Cattolica del Sacro Cuore-Transcrime, che dipinge un quadro in costante trasformazione. «Dal confronto con retailer e security manager, emerge che la sicurezza e le relative figure professionali sono sicuramente in una fase di evoluzione, solo in parte legata alla pandemia» dice Marco Dugato, amministratore di Crime&Tech. «Innanzitutto, si conferma una tendenza cominciata molto prima, in parte legata a una riorganizzazione interna connessa alle nuove modalità di fare business (come l’omnicanalità), che creano nuove complessità e portano a ripensare alcune figure classiche della security. Per esempio, il controllo degli accessi si conferma importante, ma oggi non è più l’unico entry point con cui le persone esterne entrano in contatto con il mondo aziendale. Quindi, il retailer non si può limitare alla sicurezza fisica intesa in modo classico e tradizionale».

Un’affermazione che risulta ancora più vera a causa della minaccia rappresentata dall’ORC (Organized Retail Crime). «Sono vere e proprio organizzazioni, magari composte da un numero limitato di persone, che dimostrano una crescente professionalizzazione nel taccheggiare o frodare. Le misure di sicurezza in termini di antitaccheggio, antintrusione, videosorveglianza e distribuzione dei prodotti all’interno degli store scoraggiano i ladri non professionisti (che vivono di occasioni), ma difficilmente hanno un effetto deterrente sui professionisti. Anzi, in alcuni casi hanno spinto i criminali a specializzarsi sempre di più. L’incidenza numerica degli eventi di ORC forse non è così alta - anche se in aumento negli ultimi anni - ma a causa dell’elevato valore medio del furto e della ripetitività nel tempo risulta molto impattante sul fronte economico».

Alcuni di questi aspetti sono oggetto di uno studio sulla sicurezza nel settore retail in Italia, che Crime&Tech sta conducendo grazie al supporto di Checkpoint Systems e che vede anche la collaborazione dell’associazione Laboratorio per la Sicurezza. I risultati del lavoro saranno pubblicati nei prossimi mesi.

Le sfide della pandemia

La pandemia ha modificato in parte lo scenario, obbligando (per esempio) a controllare la temperatura all’ingresso dei negozi. «Certamente queste procedure hanno aggiunto un ulteriore livello di controllo degli accessi, ma spesso senza un conseguente aumento del budget», spiega Dugato. «Inoltre, in questo modo sono state sottratte risorse in precedenza dedicate alla prevenzione delle perdite per impiegarle sul lato safety».

Anche i lockdown hanno avuto ricadute negative su alcuni retailer. «Per molte aziende i periodi di chiusura parziale o totale e il contingentamento degli ingressi hanno determinato un calo dei reati. Ma per altri soggetti, per esempio quelli collocati fuori dai centri urbani – che sono isolati e con minore passaggio delle forze dell’ordine – i lunghi periodi di chiusura hanno aumentato la probabilità di subire furti con scasso».

security nel retailA tutto ciò bisogna aggiungere l’esplosione delle vendite online. «Molte aziende non erano preparate sotto il profilo organizzativo, cosa che ha prestato il fianco a nuove possibilità di truffe e attività illecite, sia a livello di logistica e servizi di delivery al cliente, sia a livello di numero di errori gestionali. Il risultato sono prodotti dispersi e spediti in maniera sbagliata, per un impatto importante sotto il profilo economico».

Secondo Dugato, la lotta contro la frode online non è solo un tema di cybersecurity, che riguarda esclusivamente aspetti come il controllo dell’identità digitale e la protezione informatica dei dati di pagamento. «Accanto a questo c’è tutto l’ambito più classico, che si impegna a capire come i comportamenti fraudolenti impattino sulle vendite online a livello di logistica, magazzino e vendite tradizionali».

Per i retailer, le transazioni online non sono mai puramente virtuali perché, nonostante l’acquisto e il pagamento avvengano online, è poi necessario che il prodotto venga materialmente ritirato o consegnato al cliente. Pertanto, molte frodi che partono come attività online si consumano poi sul lato fisico. «L’obiettivo della maggior parte dei criminali in ambito retail è accaparrarsi le merci o il denaro. Per esempio, sono aumentate le frodi che sfruttano l’omnicanalità (come l’acquisto online e il ritiro o il reso in negozio) approfittando delle falle nelle procedure aziendali.

In presenza di modalità ibride, infatti, è necessaria da parte del retailer una piena sincronizzazione tra i dipartimenti IT e security, oltre alla corrispondenza tra tutte le informazioni. L’investimento importante è quindi certamente la protezione informatica dei propri sistemi, ma anche l’integrazione dei propri dati. Le aziende ne producono una gran mole tutti i giorni, tuttavia la capacità effettiva di estrarne valore è ancora limitata perché manca il know-how adeguato».

security nel retail

Le competenze sono decisive anche per sfruttare al meglio la videosorveglianza dotata di intelligenza artificiale. «La tecnologia è spesso più avanti rispetto alla sua possibilità di essere impiegata», prosegue Dugato. «Si pensi al riconoscimento facciale: l’ambito normativo ne consente solo un’applicazione parziale, per rispettare la privacy e l’utilizzo dei dati personali. Però non è solo una questione di vincolo legislativo: laddove un simile obbligo sia assente (come in alcuni Paesi), permangono tuttavia limiti legati al fattore umano che deve utilizzare la tecnologia. Molto spesso l’intelligenza artificiale dev’essere alimentata e guidata dalla componente umana, soprattutto nella fase iniziale. Per trasformare i dati in informazioni effettivamente utili, l’investimento nella formazione del personale o nella creazione di team dedicati è altrettanto importante di quello prettamente tecnologico».

Motore delle vendite

Dalle parole di Marco Dugato si comprende come l’integrazione tra tecnologie e componente umana faccia la differenza per una security in grado di alimentare il business. «Il vero valore aggiunto delle tecnologie di sicurezza consiste nel portare benefici al business aziendale nel suo insieme. La componente di security dovrebbe essere inclusa in qualsiasi riflessione relativa all’incremento delle vendite, dall’esposizione dei prodotti, ai processi di magazzino, fino al delivery al cliente».

Proprio la pandemia potrebbe favorire la crescita della cultura aziendale sulla sicurezza. «La rilevazione della temperatura era stata già affrontata - dal punto di vista della security - prima della pandemia, come dimostrano alcuni casi in cui le telecamere termiche sono state usate per identificare i taccheggiatori di prodotti quali surgelati e superalcolici. Se finora i costi di implementazione ne hanno frenato la diffusione, ora che la rilevazione termica va eseguita per legge potrebbe essere un’opportunità per generare un valore aggiunto nell’identificazione dei comportamenti criminali».security nel retail

D’altra parte, non mancano esempi di tecnologie trasversali. «Lo stesso contapersone è nato come strumento prevalentemente di marketing, che individua i punti e i momenti di maggiore affluenza della clientela, generando però anche informazioni utili per la prevenzione dei reati». Di fatto, la gestione della sicurezza e delle tecnologie a essa legate non è qualcosa a sé stante o slegato, ma sempre più compenetrato agli altri procedimenti aziendali. «Ciò aiuta a superare le questioni di budget, perché si può dimostrare che una tecnologia non è finalizzata solo alla sicurezza, ma si rivela utile per più obiettivi aziendali così come per la vendita delle merci. Si pensi per esempio a tutto il tema della protezione e tracciamento dei prodotti alla fonte, una tecnologia che sta sempre più prendendo piede e genera benefici sia sul lato operativo, sia in termini di riduzione e analisi delle perdite».

Nella prospettiva di una sempre maggiore integrazione della sicurezza nelle strategie aziendali, anche i software analitici si candidano a un ruolo di protagonisti. «Visto il volume e la complessità delle transazioni che avvengono in un punto vendita, nelle attività antifrode è sempre più necessario creare dei filtri che permettano di automatizzare le procedure di identificazione degli episodi più anomali o a rischio», rimarca Dugato. «Questo richiede capacità di calcolo e analitiche avanzate, ma anche la capacità di adattare i modelli analitici alle peculiarità delle singole aziende. Dev’essere un approccio “sartoriale”, una soluzione adatta a tutti non esiste».

In riferimento alla tecnologia di intelligenza artificiale, per quanto potente, diventa fondamentale l’operatore deputato all’interazione, con le sue competenze. «Noi stessi come spin off universitario sviluppiamo analisi predittive o supportiamo metodologicamente i retailer che vogliono investire in questo ambito, tuttavia risulta decisiva anche la crescita di consapevolezza e di know-how interna alle aziende stesse. Un algoritmo non è la lampada di Aladino che fornisce tutte le risposte», conclude Dugato, «è un aiuto fondamentale per operare in modo più efficiente, ma va compreso nella sua logica per essere utilizzato in modo efficace e adeguato».

Axis - Fondamentale il ruolo degli installatori

In ambito retail, le soluzioni video di rete Axis possono aiutare a ridurre i furti e le frodi e fungere da deterrente per proteggere i clienti e il personale dalla violenza.

Quali sono le caratteristiche peculiari dei sistemi di videosorveglianza in ambito retail?

Pietro Tonussi, Business Development Manager di Axis

Dopo un anno e mezzo di chiusura – risponde Pietro Tonussi, Business Development Manager di Axis Communications per il Sud Europa – il retail è cambiato radicalmente e le prossime evoluzioni vedono nella riprogettazione del punto vendita in chiave omnicanale, un fattore che potrà garantire maggiore prossimità, fisica e funzionale, al consumatore. Il digitale e le nuove applicazioni tecnologiche sono, indubbiamente, parte integrante nella strategia del nuovo retail. Pensando alle sfide del settore è importante però ragionare in ottica di sistema, riflettendo sul nuovo approccio con cui tutti gli operatori dovranno proporre le loro soluzioni tecnologiche per soddisfare ogni tipo di esigenza H24.

In questo contesto, tematica imprescindibile è la sostenibilità, che assume una doppia valenza: offrire prodotti riciclabili, garantendo quanto più possibile un’economia circolare con il servizio di ritiro e di gestione dello smaltimento, e sviluppare soluzioni con sensori intelligenti per la riduzione del consumo di energia. Alla sostenibilità si aggiungono poi altri due elementi fondamentali, la massima integrabilità della tecnologia e la cybersecurity.

Quali sono le sfide da affrontare per gli installatori? Quali suggerimenti offrite loro?

Per offrire la soluzione più adatta, integrata e sicura, un ruolo fondamentale è proprio quello dell’installatore, che non solo ha un compito tecnico-operativo, ma deve sempre di più essere aggiornato per un miglior supporto alle esigenze del cliente. Se cambia il concetto di negozio fisico, muta anche quello di atto criminoso. La videosorveglianza si adatta di conseguenza, con l’obiettivo di supportare la soddisfazione del cliente, che è condizionata dalla precisione delle scorte, dalla continuità del servizio e dalla prevenzione al crimine. Sempre di più sentiremo parlare o vedremo implementare soluzioni “intelligenti”.

Come potrebbe evolvere tecnologicamente in futuro la videosorveglianza rivolta all’ambito retail?

Il retail sta subendo una profonda rivoluzione. Le sfide sono molte e si stanno aprendo nuove opportunità per i sistemi di rete in video applicata al retail. Difficile però sapere già fin da oggi cosa accadrà fra cinque anni. Quello di cui siamo certi è che sarà diverso da adesso o da quello che utilizzeremo fra due anni.

Checkpoint Systems - Meno furti con le protezioni per antitaccheggio

Per contrastare i furti e combattere la criminalità organizzata, Checkpoint Systems ha sviluppato Shield Tag, una copertura trasparente che protegge le etichette antifurto.

Qual è l’impegno di Checkpoint Systems contro il taccheggio?

Alberto Corradini, Business Unit Director di Checkpoint Systems Italia

Siamo sempre alla ricerca di nuove soluzioni di contrasto e prevenzione del fenomeno del taccheggio – spiega Alberto Corradini, Business Unit Director di Checkpoint Systems Italia – Da oltre 15 anni portiamo avanti ricerche di settore per mettere insieme le esigenze, identificare le criticità e sviluppare soluzioni per combattere e prevenire il fenomeno del taccheggio e per ottimizzare la gestione dell’inventario, così da migliorare le vendite e la customer experience. Quest’anno, per esempio, abbiamo scelto di supportare nuovamente Crime&Tech nello studio sul contrasto alle differenze inventariali: abbiamo già realizzato due webinar, coinvolgendo alcune delle principali aziende italiane dei comparti retail e GDO. Stiamo preparando il report finale “La sicurezza del retail in Italia”, che raccoglie e analizza dati, statistiche e altri aspetti qualitativi e quantitativi legati al fenomeno delle differenze inventariali e alla sicurezza del settore retail e GDO in Italia.

Come si inserisce in questa strategia il prodotto Shield Tag?

In ottica di contrasto alle differenze inventariali, Shield Tag è un prodotto nato dalle specifiche esigenze dei retailer che scelgono di applicare in modo visibile le etichette antitaccheggio sui prodotti per scoraggiarne il furto. Questa soluzione, che non intacca l’estetica del packaging grazie al design discreto e trasparente, protegge il prodotto efficacemente grazie al materiale adesivo e difficile da rimuovere che copre l’etichetta EAS (Sorveglianza Elettronica degli Articoli).

Grazie a quali caratteristiche Shield Tag combatte anche il crimine organizzato?

Molti retailer utilizzano la strategia di applicare sui prodotti sensibili l’etichetta antitaccheggio in modo visibile, così da scoraggiarne il furto. Tuttavia, il crimine organizzato spesso organizza furti su commissione di interi scaffali, per poi procedere con la “bonifica” delle etichette antitaccheggio (spesso anche all’interno dello store) per rivendere i prodotti come nuovi. Shield Tag, grazie a un potente adesivo e un design fustellato, rende la rimozione della copertura molto complicata e impegnativa a livello di tempo per i taccheggiatori, specialmente se stanno cercando di rubare grandi quantità di prodotto; la soluzione Checkpoint Systems, infatti, “blinda” letteralmente l’etichetta antitaccheggio visibile sul prodotto e ne impedisce la rimozione.

Trasparente e pre-tagliata, Shield Tag aumenta di dieci volte il tempo di rimozione dell’etichetta; grazie all’intarsio che la contraddistingue non può essere rimossa per intero, ma viene via in piccoli pezzi e con difficoltà grazie all’adesivo resistente; inoltre, lascia residui sul packaging impedendone la rivendita. Shield Tag è disponibile sia con etichetta integrata con lucchetto, sia con etichetta personalizzata con brand del retailer.

Sofia Locks - Controllo accessi in cloud per il retail

Sofia Locks porta il controllo accessi sulla nuvola, grazie a uno strumento professionale che, installabile in pochi minuti senza necessità di conoscenze tecnologiche avanzate, consente di organizzare e controllare in modo semplice l’accesso di singoli utenti e gruppi a stanze, edifici o risorse.

Che cos’è il controllo accessi in cloud?

Alessandro Nacci, Ceo e co-founder di Sofia Locks

I sistemi di controllo accessi cloud-based – racconta Alessandro Nacci, Ceo e co-founder di Sofia Locksvengono progettati per fornire una gestione centralizzata, flessibilità e controllo senza dover affrontare i costi e la complessità dei sistemi tradizionali: non serve infatti installare alcun server locale e, grazie alle nostre serrature HyperLock wireless, non è necessario alcun cablaggio.

Inoltre, le tecnologie cloud permettono una completa digitalizzazione della gestione delle chiavi, consentendo l’accesso all’edificio tramite un’applicazione per smartphone semplice per gli utenti e facile da configurare.

Quali vantaggi offre?

La nostra tecnologia cloud-native semplifica numerosi aspetti nella gestione degli spazi e dei servizi annessi. Grazie alle nostre soluzioni si alleggeriscono la gestione delle autorizzazioni di accesso del personale temporaneo e la gestione della consegna delle merci in arrivo, tutto con un’app semplice e accessibile da qualsiasi smartphone (personale o di lavoro, nel pieno rispetto della privacy). Un aspetto tra i più interessanti è la possibilità di controllare molteplici edifici, anche dislocati in un’ampia area geografica, tramite un unico pannello di controllo intelligente grazie alla gestione multi-impianto.

Infine, per gli aspetti tecnici, la disponibilità di interfacce di comunicazione web e di API RestFul consente una facile integrazione del sistema con software di terze parti: per esempio, l’integrazione con sistemi di pagamento digitale o software gestionali, nonché BMS (Building Management Systems) diventa semplice ed economicamente accessibile.

Quali competenze richiede al personale del retailer il controllo accessi in cloud?

L’utilizzo di sistemi di controllo accessi cloud-native non richiede competenze specifiche da parte del personale, nel retail come in qualsiasi altro settore. Le app mobile e web sono subito disponibili su qualsiasi dispositivo e, grazie alla tecnologia plug&play facile da installare e configurare, il personale è subito operativo e gli spazi in sicurezza. La semplicità di installazione favorisce l’adozione sperimentale: è possibile integrare il controllo accessi Sofia Locks in un’area limitata per testarne performance e compatibilità, con costi contenuti anche nel momento di un upgrade su altri spazi.

L’utilizzo di serrature smart Sofia HyperLock a tecnologia wireless abilita la creazione di progetti pilota che permettono di testare le nuove funzionalità senza dover affrontare grandi investimenti iniziali, fermare l’operatività del retail o sostituire le eventuali tecnologie legacy. In questo modo è possibile avere un approccio agile e graduale all’introduzione di tecnologie smart per l’edificio e il business. Le soluzioni cloud native si integrano in modo non invasivo, grazie alla virtualizzazione dell’hardware e all’usabilità del software.

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