Innalzare gli standard di sostenibilità, vivibilità, sicurezza e accessibilità in città: è questa la sfida della smart city, dove crescono l’attenzione verso la gestione dei dati e l’adozione dell'ai, nuove opportunità per affrontare le sfide urbane.
Nel corso degli ultimi anni, tecnologia e innovazione hanno fatto passi da gigante per cercare di semplificare la vita quotidiana; allo stesso tempo, è anche cresciuta la consapevolezza di come la tecnologia dovesse diventare un imprescindibile alleato per garantire al pianeta una sempre maggiore sostenibilità ambientale.
Quando si parla di “transizione gemella”, si fa riferimento proprio a questo: concepire le due transizioni (digitale ed ecologica) come un unicum finalizzato a un obiettivo comune, ossia creare un mondo più efficiente, competitivo e, al contempo, sostenibile, proprio attraverso l’adozione di tecnologie digitali in grado di ridurre l’impatto ambientale e garantire anche una migliore qualità della vita. Il luogo dove tutto questo può trasformarsi in una concreta realtà ha un nome ben preciso: smart city.
Una città che integra sistemi di informazione e comunicazione (come sensori, telecamere, reti di dati, intelligenza artificiale) e utilizza i suoi dati per gestire in modo più efficace aspetti che spaziano in diversi ambiti: il traffico, l’energia, l’ambiente, la sicurezza, i trasporti pubblici e i servizi pubblici in generale.
L’obiettivo della smart city è creare un ambiente urbano più vivibile, sicuro, sostenibile e connesso, in cui cittadini, amministrazioni e imprese collaborano per risolvere le sfide quotidiane.
Nel parlare di sostenibilità il pensiero va immediatamente a quella ambientale: l’Europa del Green Deal ha dettato gli obiettivi e l’Italia ha intrapreso diverse strategie per riuscire a soddisfare queste richieste entro il 2050. Ma, nell’ottica della smart city, “sostenibilità” è un termine declinabile anche sotto altri aspetti, come quello della sostenibilità sociale ed economica.
Le sfide per la realizzazione di una smart city sono molteplici e devono tener conto anche delle specificità di ogni singolo Paese che intraprende questo percorso di modernizzazione all’interno delle proprie città.
A tracciare un quadro più esaustivo di quello che oggi è lo scenario della smart city nel contesto italiano, c’è il recente studio realizzato dall’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano e presentato nell'ambito del convegno “Smart City, dove innovazione e sostenibilità si incontrano”.
Il mercato della smart city in Italia: crescita e aree di investimento
Come riportano i dati del report del Politecnico, nel 2024 il mercato italiano delle smart city ha raggiunto un valore di 1,05 miliardi di euro, con una crescita del +5% che rimane però inferiore alla media europea (+9%). Le aree principali di investimento sono l’illuminazione pubblica (circa 240 milioni di euro, 23% del totale) e la mobilità intelligente (circa 215 milioni di euro, 20% del totale), anche se, tra le iniziative più diffuse, con investimenti minori, ci sono molti progetti riguardanti la sicurezza e la sorveglianza (adottati dal 27% dei Comuni nel biennio 2023/24) e, novità di quest’anno, le Comunità Energetiche Rinnovabili (sempre 27%). Seguono poi investimenti in smart metering, monitoraggio dell’ambiente e del territorio e gestione dei rifiuti.

«Nell’ultimo anno il mercato della smart city è aumentato, ma a ritmi più contenuti rispetto agli anni precedenti, confermando un trend di crescita solido nonostante un contesto incerto - commenta Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City - Tuttavia, la frammentazione amministrativa, la carenza di competenze e la dipendenza da finanziamenti straordinari continuano a ostacolare l’efficacia delle strategie integrate.
Le città italiane sono chiamate a rafforzare le proprie capacità organizzative, sviluppando strumenti operativi e una visione strategica a lungo termine. In particolare, è fondamentale coinvolgere attivamente i cittadini, promuovendo fiducia, trasparenza e partecipazione».
Nel corso del convegno è stato mostrato come, nel 2024, il 42% dei Comuni abbia avviato progetti legati alla smart city e come una percentuale elevatissima (ben il 91%) sia intenzionata a farlo nei prossimi due anni. I Comuni medio-grandi, al di sopra dei 15.000 abitanti, sono quelli più propensi ad avviare progetti di questo tipo.
Smart city e intelligenza artificiale: ruolo attuale e potenziale
Se è vero che l’AI si appresta a diventare un prezioso alleato all’interno della gestione della smart city, è altrettanto vero che il suo utilizzo, in Italia, è ancora davvero molto contenuto. Nel 2024, infatti, solo il 4% dei Comuni ha avviato progetti con AI. Il motivo? Principalmente - stando alle risposte dei Comuni che hanno partecipato alla survey del Politecnico - per mancanza di personale adeguatamente formato.
Nuove tecnologie necessitano di un’adeguata preparazione e, finché non si formeranno risorse all’interno dei Comuni, sarà impossibile sfruttare tutte le potenzialità che l’AI può offrire in termini di smart government e supporto decisionale. Al momento l’impiego dell’AI nei Comuni è legato principalmente ad applicazioni rivolte al cittadino, come soluzioni di sicurezza/videosorveglianza e, in una più piccola percentuale, attività di smart government. L’adozione di algoritmi di AI viene impiegata dunque per: analisi video, chatbot, ottimizzazione della pianificazione urbana, verifica delle condizioni di traffico, previsione di situazioni di rischio.
Grazie a personale specializzato, l’AI potrebbe essere utilizzata per creare in ogni città vere e proprie control room, all’interno delle quali i dati che arrivano da telecamere, sensori e altri tipi di segnalazioni vengano elaborati in tempo reale, restituendo un quadro complessivo sullo stato della città così da semplificare il processo decisionale e dare le giuste priorità di azione. Secondo la survey sopracitata, la percentuale di Comuni che sembrerebbe interessata ad adottare progetti di AI entro il 2027 è pari al 35%.
Le criticità che ostacolano la diffusione dell’AI all’interno dei progetti comunali non si limitano alle scarse competenze tecnico-specialistiche del personale: incidono certamente anche le preoccupazioni dei cittadini rispetto a privacy e sicurezza dei dati e, non da ultimo, l’incertezza sulle risorse finanziarie necessarie per intraprendere questo tipo di progetti.

«Le smart city oggi si affermano come laboratori di trasformazione, dove l’innovazione digitale è una leva concreta per rendere la sostenibilità un obiettivo raggiungibile - commenta Matteo Risi, direttore dell’Osservatorio Smart City - Nel 2024 è cresciuta la consapevolezza sull’importanza della gestione e valorizzazione dei dati per lo sviluppo delle città intelligenti, spinta dall’adozione dell’intelligenza artificiale e da un contesto normativo in evoluzione. Le amministrazioni stanno sperimentando piattaforme avanzate come Digital Twin e smart control room e valutando le potenzialità dell’AI per migliorare i servizi urbani».
Il punto di vista del cittadino
Dall’analisi realizzata dal Politecnico di Milano in collaborazione con BVA Doxa, emerge che la sostenibilità è ormai un valore centrale nella vita quotidiana delle persone, e che solo il 4% degli intervistati dichiara di non avere contribuito con le proprie scelte al miglioramento della propria città. Si tratta, più che altro, di azioni rivolte alla riduzione dei consumi (56%) e alla corretta raccolta differenziata (56%), mentre interventi in altri ambiti, come per esempio la mobilità sostenibile, rimangono ancora difficili da perseguire (23%).
Per quanto concerne il tema della digitalizzazione, dalla survey si evidenzia un digital divide molto forte, soprattutto tra le generazioni più anziane e quelle più giovani. Le app più utilizzate per interfacciarsi con i servizi sul territorio - si evince dai dati - sono quelle legate ai pagamenti digitali (74% millennial vs 65% boomers) e alla navigazione delle mappe cittadine (73% gen Z vs 61% boomers).
Le applicazioni in cui la differenza tra generazioni è più forte sono quelle legate alla mobilità smart (sharing, trasporto pubblico, parking) e alla vita sociale (sport, scuola).
Tornando all’intelligenza artificiale, questa tecnologia è conosciuta dal 92% degli italiani, che si dicono favorevoli, in particolare, all’uso dell’AI per applicazioni legate alla sicurezza pubblica (46%), per il monitoraggio delle emergenze e la gestione dei guasti alle infrastrutture (46%) e, nei grandi Comuni, per la gestione intelligente del traffico (59%).
Tuttavia, i cittadini sembrano temere un’eccessiva dipendenza tecnologica (41%) e l’esclusione digitale (39%). Un altro aspetto che preoccupa, soprattutto fra i giovani della gen Z, è anche la perdita di posti di lavoro proprio a causa dell’automazione.




