Sistemi TVCC: chiave per il marketing

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Una Control Room in ambito retail

Luca Pari, Project Sales Manager di Dahua Italy, mette in luce la trasformazione avvenuta nel mondo della sicurezza nel settore del retail, dove i dati ricavati dalle telecamere con intelligenza artificiale vengono utilizzati dai retailer a fini di business intelligence.

Se gli impianti TVCC in ambito retail sono nati in risposta all’e­sigenza di verificare e ricostru­ire i fatti in caso di eventi quali cadute, incidenti, furti, con il tempo la parola chiave per il settore è diventata “prevenzione”, spianando la strada allo sviluppo delle funzionalità di intelli­genza artificiale in grado di allertare in real time i responsabili della sicurezza quando è in corso un evento anomalo.

Luca Pari, Project Sales Manager di Dahua Italy, ci ha raccontato come si lavora per lo sviluppo di un sistema di sicurezza in ambito retail e quali sono le tecnologie più gettonate dai retailer anche in ottica di business intelligence.

Qual è il vostro approccio alla sicurezza in ambito retail?

Luca Pari, Project Sales Manager di Dahua Italy

«Più che sui singoli prodotti, oggi ragioniamo in termini di soluzioni, che si possono applicare in maniera scalabile a seconda della realtà di riferi­mento (singolo negozio, catena di punti vendita, supermercato, mall ecc.). L’idea è quella di pro­porre una soluzione “chiavi in mano”, sviluppata in risposta alle esigenze indicate dal cliente in termini di modularità, scalabilità e integrabilità con gli altri sistemi presenti.

Il nostro ambito di competenza comprende quindi sottoinsiemi diversi, come i sistemi TVCC standard, il controllo accessi e l’antintrusione, ma anche la parte visual (monitor, video wall, led wall), di infrastrutture di rete (switch, cavi, cablaggi ecc.) e di digital signage, nonché i dispo­sitivi di storage, le soluzioni per il parking (nel caso di centri commerciali o supermercati) e le applicazioni per la centralizzazione del sistema».

Come viene sviluppato il progetto di sicurezza in ambito retail?

«Tipicamente ci troviamo di fronte ad ambienti con un layout predefinito, che seguono le indi­cazioni progettuali del brand di riferimento e il cui sistema di sicurezza, sviluppato con la supervisione del security manager locale, deve quindi rispondere alle esigenze globali dettate dalla casa madre. Solitamente ai tecnici vengono fornite indicazioni preliminari, che non entrano nello specifico dei prodotti ma definiscono semplicemente le prestazioni che il committente vuole ottenere dall’impianto, a seconda anche dell’obiettivo finale (sicurezza fisica del negozio, business intelligence a scopi di marketing ecc.).

Una tendenza che abbiamo notato negli ultimi anni è quella ad ampliare l’utilizzo degli apparati con funzioni di videoanalisi intelligente che impiegano le telecamere come sensori in grado di trasmettere informazioni. Cerchiamo quindi di fornire sempre una soluzione omnicomprensiva, prevedendo nel progetto tutti gli elementi che possono servire, dalla videocitofonia al controllo accessi ad altre funzionalità».

Come si procede alla scelta dei dispositivi e al loro posizionamento?

«Attiviamo con il cliente un rapporto di tipo consulenziale, procedendo a definire insieme le tecnologie da applicare e scegliendo, a seconda delle funzionalità necessarie, il prodotto più adatto per le sue esigenze. Il tutto viene validato tramite test trial e PoC (Proof of Concept) sul campo, che testano le funzioni speciali quali contapersone, heatmapping, gestione code ecc.

Anche per quanto riguarda la collocazione delle telecamere, lavoriamo sulla pianta del negozio, tenendo in considerazione le posizioni della cassa, dell’entrata e dell’uscita e degli altri punti sensibili dell’ambiente. È però necessario effet­tuare sopralluoghi dedicati nei negozi campione, volti a verificare sul campo le condizioni di luce e il posizionamento degli elementi di illuminazio­ne, che possono talvolta peggiorare la visibilità dei dispositivi».

Quali sono le caratteristiche del prodotto idoneo all’utilizzo in ambito retail?

«Sicuramente, visto che l’uso delle telecamere dovrebbe servire a rilevare incidenti, effrazio­ni o atti vandalici, sono richiesti prodotti con risoluzione e frame rate elevati. Non è possibile però indicare un valore di riferimento per tutte le soluzioni: nel caso dei negozi, dove possiamo tro­vare ambienti con soffitti bassi, una risoluzione elevata può non essere strettamente necessaria, perché la distanza di ripresa non è eccessiva; nel caso di GDO e supermercati, invece, dove i controsoffitti e i building in genere sono alti, bi­sogna andare a ricercare la migliore risoluzione possibile in base alle funzioni installative.

Esistono poi delle sottocategorie (per esempio, il settore fashion), in cui anche l’aspetto estetico del prodotto diventa importante: non parlo solo di forme, colori e dimensioni, ma mi riferisco proprio alla rappresentazione visiva, che deve essere minimale. Si tratta infatti di prodotti che vanno inseriti all’interno dei controsoffit­ti o, per quanto riguarda le luci, devono essere performanti, ma ridotti dal punto di vista delle dimensioni. In generale, si può affermare che non sono i prodotti a dover avere delle caratteristiche, ma sono le funzionalità dei prodotti stessi a im­portare. Di conseguenza, le soluzioni specifiche per l’ambito retail sono on board su quasi tutti i nostri prodotti».

Quali funzionalità deve avere la telecamera a livello di soluzione?

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Telecamera utilizzata per il people counting

«Accanto alle funzionalità tradizionali per la prevenzione degli atti criminosi e l’analisi degli incidenti, tutte le nostre telecamere oggi hanno a bordo l’intelligenza artificiale, sotto forma di algoritmi di deep learning specifici per diversi ambiti. Quella più sfruttata nel settore retail è la funzione di people counting, che viene utilizzata all’ingresso in store per contare le entrate e le uscite nel corso della giornata: oggi è stata per­fezionata fino a consentire il conteggio in area, così da individuare i flussi di passaggio delle per­sone e i tempi di attesa nelle aree di interesse.

Con una logica simile agisce anche la funzione di heatmapping, che permette di capire come si muovono le persone all’interno dello store e quali sono le aree più visitate: le informazioni otte­nute vengono utilizzate a posteriori dal reparto vendita (per esempio, per calcolare il rapporto tra il numero di persone che si sono fermate da­vanti alla vetrina e quelle che hanno effettuato un acquisto) o dal reparto marketing, così da collocare i prodotti che interessa vendere nella posizione più adatta e rivedere, a seconda delle informazioni, il layout concept dello store.

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Heat map delle zone più visitate all’interno dello store

Altri dati che possono essere sfruttati per fini di bu­siness intelligence sono poi le analisi statistiche legate al genere e all’età delle persone e i dati sugli orari di punta in negozio, che permettono di farsi un’idea su quali siano i periodi migliori, in termini di fasce orarie o giorni, per mettere in campo attività di promozione. Per la GDO e i supermercati, si lavora anche sull’analisi delle code, in modo da agevolare il servizio per il clien­te tramite l’apertura di nuove casse».

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Statistiche dei flussi di visitatori nell’area commerciale

Quali competenze deve possedere l’installatore in ambito retail?

«Con il passaggio dagli impianti analogici al networking, gli installatori lavorano in termi­ni di configurazione della rete di trasporto dei dati, interfacciandosi con gli IT manager del cliente finale per mettere insieme i prodotti di networking e la struttura della rete interna al negozio. Sono necessarie quindi competenze in materia di analisi video, intelligenza artificiale e deep learning, che hanno richiesto un grosso sforzo di digitalizzazione e crescita professionale da parte degli installatori.

Il supporto da parte nostra come vendor non è mai mancato: una struttura apposita segue il cliente dalla fase di progettazione alla messa in opera, mentre il CAT (Centro di Assistenza Tecnica) si occupa della gestione dei problemi tecnici qualora il prodotto non risponda ai requisiti o non sia configurato in modo corretto. I professionisti hanno anche maturato compe­tenze sulle modalità di utilizzo della piattafor­ma di gestione ed estrazione dei dati da tablet e smartphone e sono diventati vere e proprie figure di supporto per gli store manager nel tra­sferimento delle informazioni dai dispositivi ai reparti marketing e vendite. Sia per loro, sia per i clienti finali, mettiamo a disposizione servizi di training che illustrano come funzionano le soluzioni per il retail».

Quali possono essere gli sviluppi futuri del settore?

«Oggi la sicurezza in ambito retail guarda sempre più verso quello che viene definito retail 2.0, dove la tecnologia e l’automatizzazione giocheranno un ruolo da protagonisti, dalle funzioni di ana­lisi del comportamento dei clienti alla gestione semiautomatica degli scaffali (con alert quando il ripiano si sta svuotando) e del pagamento alle casse fino alla revisione di tutta la catena del re­tail (dall’acquisto alla logistica).

Anche i sistemi di sicurezza dovranno dunque mettersi al servi­zio di un’idea di negozio sempre più funzionale, con funzioni di intelligenza artificiale e algoritmi di deep learning; in quest’ottica, stiamo lavoran­do con aziende specializzate nello sviluppo di soluzioni ad hoc per la prevenzione di tentativi di furto, borseggio e quant’altro, anche ispirandoci a quanto già realizzato, per esempio in ambito bancario, contro gli attacchi agli ATM.

Il retail del futuro, insomma, punta verso una soluzione integrata, di cui il video rappresenta solo una parte: l’elemento fondamentale per gli operatori è infatti la gestione dei metadati rela­tivi all’analisi comportamentale dei clienti, che permettono di implementare strategie di mar­keting su misura».

CYBERSECURITY, QUALCHE RACCOMANDAZIONE

Gli apparati per la sicurezza in ambito retail rappresentano un “cavallo di Troia”, che gli hacker possono provare a utilizzare per entrare nella rete aziendale del cliente. Per evitare rischi, è sempre consigliabile realizzare una VPN (Virtual Private Network) interna, tenendo separata la rete aziendale dal canale utilizzato per la gestione delle telecamere, e mantenere costantemente aggiornati i firmware dei dispositivi.

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