L’antifurto cervello dell’impianto domotico?

 

L'antifurto è un sistema intrinsecamente intelligente, realizzato per funzionare anche in condizioni di emergenza. Per tale ragione, può diventare il “cervello” dell'impianto domotico, aumentando così la sicurezza dell’intero edificio.

 

Si parla di città intelligenti - o smart city- semafori intelligenti, auto intelligenti. Ma la capacità di portare l'intelligenza all'interno degli oggetti non poteva trascurare gli edifici.

Così, dall'originale “edificio domotico”, si è progressivamente evoluti fino allo “smart building”.

Al di là delle sottigliezze semantiche, è importante comprendere come questo nuovo approccio permetta di rendere più sicuri gli edifici stessi.

Un argomento stimolante, sia per la crescente percezione di insicurezza vissuta da ognuno, sia perché offre nuove opportunità di business a progettisti e installatori.

Proprio di questa evoluzione ha parlato Davide Crosetto, Marketing Manager di Tervis - Gruppo Saet, durante il seminario "Sicurezza degli edifici e domotica. Direttive, strumenti e indicazioni pratiche nell'attività di progettazione dei sistemi di sicurezza e domotici", tenutosi lo scorso luglio presso la sede del Collegio dei Geometri di Monza: “… un edificio domotico, e intelligente, deve essere realizzato su misura, in base alle esigenze del singolo cliente”.

Non esistono progetti identici per qualunque esigenza, ma ognuno deve essere elaborato sulla scorta di un sincero confronto con il committente e con le sue reali esigenze.

Questo perché il risultato finale, in termini di funzionalità e di sicurezza, dipende dall'integrazione dei singoli servizi, ma anche dall'uso che ne farà l'utente e dal valore dei beni contenuti.

Il progettista, quindi, è chiamato a studiare e a semplificare le relazioni tra i diversi impianti, per poi integrarli tra loro. Compito - questo - relativamente facile quando un edificio o un'abitazione vengono progettati da zero.

Più difficile, invece, è ottenere l'integrazione tra servizi e impianti acquistati e installati in tempi diversi.

 

 

Spesso non esiste una reale progettazione

Il progettista non può operare esclusivamente all'interno del proprio studio, senza un contatto diretto con il committente, ma deve creare uno stretto rapporto di comprensione e fiducia, sia per capirne le reali esigenze, sia per spiegare le ragioni delle proprie scelte, che è In realtà, nella maggior parte dei casi non esiste una reale progettazione. Al contrario - anche se questo appare un'autentica contraddizione in termini - il progetto viene realizzato solo dopo aver creato l'impianto, con l'unico obiettivo di soddisfare gli obblighi normativi.

Ma qual è il valore aggiunto della progettazione? “È una fase indispensabile - ha ribadito Crosetto - poiché permette di soddisfare le specifiche funzionali, ancor prima di quelle tecniche esecutive e normative”. Una considerazione che vale sia per il piccolo appartamento che per il grande edificio.

Una simile attenzione è ancora più importante nell'attuale fase di sviluppo tecnologico.

Basti pensare che un impianto domotico, così come un impianto di sicurezza, possono essere controllati attraverso device divergenti (interruttore a parete, computer, cellulare, centralino automatizzato), mentre i servizi sono sempre più convergenti.

 

 

Le differenze fra protocollo Tcp/Ip ed RS485

Una delle prime scelte con le quali deve misurarsi il progettista, è legata all'identificazione del corretto protocollo di comunicazione.

Il linguaggio con cui parleranno i singoli impianti è determinante ai fini di un corretto funzionamento.

In particolare, Crosetto si è focalizzato sulla differenza fra Tcp/Ip ed RS485. Il primo è uno standard universale, riconosciuto in tutto il mondo anche perché utilizzato per le comunicazioni attraverso la rete Internet.

Si tratta, inoltre di un protocollo aperto e documentato, utilizzabile sia sulla rete di comunicazione interna dell'edificio sia su quella esterna.

Offre, inoltre, la possibilità di trasportare qualunque tipologia di dati, offrendo anche una buona larghezza di banda, necessaria soprattutto per la trasmissione delle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza.

Simili vantaggi, però, sono resi disponibili solo a fronte di un'adeguata conoscenza del protocollo stesso, basato anche su più livelli, che induce il progettista e l'installatore a possedere adeguate competenze di tipo informatico, che si aggiungono a quelle elettriche ed elettroniche.

Un simile protocollo, però, non è stato ingegnerizzato per operare in tempo reale. Questo significa che, nel corso delle comunicazioni, potrebbero crearsi dei ritardi. Si tratta, in genere, di latenze tollerabili dai comuni impianti, ma delle quali è necessario essere consapevoli.

Così come è importante ricordare che la componentistica ha un costo maggiore rispetto a quella più propriamente elettrica, soprattutto quando è necessario scegliere soluzioni in grado di reagire con estrema rapidità.

Questi limiti, di natura economica e di competenza specifica, suggeriscono spesso di adottare lo standard RS485 che, essendo di natura elettrica, è più vicino alle modalità operative degli installatori di estrazione elettrica.

A questo si aggiungono il basso costo della componentistica e tempi di reazione rapidi, oltre a un'elevata stabilità e affidabilità.

Non possiamo, infine, dimenticare che questo protocollo offre una limitata larghezza di banda, insufficiente alla trasmissione delle immagini ad alta definizione, così come lo schema di installazione è vincolante e non supporta la topologia a stella.

 

 

L'impianto antifurto? È intrinsecamente intelligente

Per quale ragione una simile attenzione all'integrazione dell'impianto antifurto con gli altri servizi che, tradizionalmente, sono indipendenti dalle apparecchiature di sicurezza? Crosetto ha spiegato che, da sempre, l'antifurto è un sistema intrinsecamente intelligente, realizzato per funzionare anche in condizioni di emergenza - come l'assenza di alimentazione elettrica - e garantendo la massima affidabilità.

Per tale ragione, proprio l’antifurto può diventare il cervello dell'impianto domotico, aumentando così la sicurezza dell’intero edificio.

L'integrazione, però, deve essere nativa e deve tenere in considerazione le esigenze specifiche, ma anche lo stile di vita degli abitanti.

Un esempio pratico del valore dell'integrazione è rappresentato dal fatto che, sempre più spesso, il suono della sirena viene ignorato dai vicini e un malvivente riesce a portare a termine la propria azione prima dell'intervento delle Forze dell'Ordine o del proprietario.

Per questo, diventa importante rallentare l'azione di chi cerca di introdursi all'interno dell'edificio, utilizzando in modo integrato tutti gli impianti disponibili.

Ad esempio, in una classica villetta, quando il sensore perimetrale disposto lungo il confine della proprietà rileva un tentativo di infrazione, oltre ai comuni sistemi di allarme attiva un comando che accende l'impianto di irrigazione e, contemporaneamente, provvede ad abbassare tutte le tapparelle.

Questi accorgimenti, insieme all'immediata accensione di tutte le luci esterne e di alcune interne, rende ben visibile l'eventuale malvivente, oltre a rallentarne l'azione e, soprattutto, metterlo nelle condizioni di non sapere se l'abitazione sia o meno presidiata.

Simili accorgimenti, molto spesso, sono sufficienti per dissuadere i ladri che, quindi, preferiscono ripiegare su un obiettivo meno difeso.

 

 

Integrazione spinta

Simili modalità di protezione, per quanto non rappresentino una novità, sono comunque efficaci.

Occorre, però, sottolineare come l'evoluzione tecnologica stia portando l'integrazione a livelli ancora più spinti.

Un esempio emblematico, in questo senso, è rappresentato dai sistemi in grado di geo-referenziare la posizione del cellulare: integrando una simile funzionalità con l'impianto di climatizzazione, è possibile progettare l'intero sistema in modo che, quando tutti i cellulari dei membri della famiglia risultano localizzati oltre una certa distanza dall'abitazione, quest'ultima provveda, in autonomia, a inserire l'impianto antifurto, ma anche a chiudere tutti gli accessi e a regolare la temperatura in modalità economy.

Allo stesso modo, quando il sistema rileva l'avvicinarsi degli stessi cellulari, porta la temperatura a valori più confortevoli, ma soprattutto disattiva progressivamente i sistemi di allarme, consentendo ai proprietari di entrare agevolmente all'interno.

Simili potenzialità, ormai, non sono più una prerogativa delle ville per ricchi, ma appaiono alla portata di tutti, anche se è necessario approcciare questi progetti in modo integrato e, soprattutto, possedendo le necessarie competenze e confrontandosi costantemente con le esigenze dei proprietari.

 

 

Progettazione, realizzazione, consegna e documentazione: che cosa dice la norma CEI 79-3

William Ferrari, amministratore delegato di Saet Milano, nel corso del seminario “Sicurezza degli edifici e domotica” ha posto l'accento sul fatto che la Norma CEI 79-3:2012, in linea con la precedente CEI 79-3:1998, “… fornisce una più precisa indicazione della sequenza delle fasi che devono essere seguite per la progettazione, realizzazione e consegna degli impianti e costituisce una guida chiara ed esaustiva relativamente a tutta la documentazione che deve essere predisposta e conservata”.

Negli allegati, in particolare, viene proposto un “diagramma di flusso” che aiuta a percorrere, nella corretta sequenza, tutte le fasi, dalla progettazione alla manutenzione l’impianto:

 

- progettazione dell’impianto

- pianificazione dell’installazione

- installazione del sistema

- ispezione, prova funzionale e messa in servizio

- documentazione e registrazioni

- utilizzo dell’impianto

- manutenzione e riparazione dell’impianto

 

 

Dichiarazione di conformità e dichiarazione di rispondenza

Il Dm 37/08, sotto il quale ricadono anche gli impianti di sicurezza, distingue tra dichiarazione di conformità (Dico) e dichiarazione di rispondenza (Diri).

Quest'ultima, come indicato nell'articolo 7, comma 6 del Decreto stesso, può essere rilasciata solo “per gli impianti eseguiti prima dell'entrata in vigore del presente decreto”, ovvero realizzati prima del 27/03/2008.

In tal caso - e quando ricorra l'obbligo di progettazione - la DiRi può essere rilasciata da un “professionista iscritto all'albo professionale per le specifiche competenze tecniche richieste, che ha esercitato la professione, per almeno cinque anni, nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione, sotto personale responsabilità, in esito a sopralluogo e accertamenti”.

Il professionista in questione deve, quindi, effettuare le seguenti attività:

 

- rilievo dell'impianto e restituzione grafica

- verifica dei componenti/impianto

- prove

 

Le risultanze di queste fasi andranno a fare parte della relazione tecnica finale.

 

 

 

Massimiliano Cassinelli

Ingegnere

Progettista

 

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