Sicurezza nelle carceri – Il sindacato di Polizia: «Ecco come ridurre le aggressioni»

Algozzino
Armando Algozzino, Segreteria nazionale UIL PA

La UIL PA è l’organizzazione sindacale UIL della Polizia Penitenziaria, ci spiega Armando Algozzino della Segreteria Nazionale. Quando viene interrogata sul tema scottante della sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, l’organizzazione si trova a denunciare per l’ennesima volta la carenza di personale, il sovraffollamento e la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (leggi il nostro articolo "Sicurezza nelle carceri italiane. È allarme").

Come ridurre le aggressioni subite dagli agenti della Polizia Penitenziaria?

«Sarebbe sicuramente importante che il detenuto capisca che aggredire un agente di polizia penitenziaria significa oltraggiare lo Stato italiano. Come deterrente andrebbero intensificate le pene e sospesi i benefici premiali, anche per tutta la durata della carcerazione. Abbiamo stimato che ciò potrebbe ridurre le aggressioni dell’85% circa».

Quali sono le tecnologie e le procedure di sicurezza più importanti?

«Sicuramente oggi, all’interno delle carceri, rivestono un ruolo centrale le telecamere; altrettanto importanti sono procedure come la sorveglianza a vista e la separazione dei detenuti per tipologie. In più stiamo caldeggiando la diffusione di un dispositivo da applicare alla cintura degli agenti in grado di rilevare la presenza di microtelefoni tra i detenuti, utilizzati per mantenere i contatti con l’esterno del carcere».

Come lo immaginate il carcere del futuro?

«Un carcere solo tecnologico, fatto per esempio esclusivamente di cancelli che si aprono meccanicamente e di telecamere di sicurezza, porrebbe enormi perplessità sul lato morale e sociale. Per esempio, per i detenuti cadrebbe anche il rapporto umano con le persone che possono valutarne i benefici premiali».

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