La città di Reggio Calabria ha recentemente avuto accesso ai fondi previsti dal D.L. 20 febbraio 2017 n. 14 recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”, destinati in misura prioritaria all'implementazione del personale e a una nuova centrale operativa.
Capofila della “Grande Reggio”, che raccoglie i vari Comuni della sponda calabrese dello stretto di Messina, Reggio Calabria è il primo Comune della Calabria per numero di abitanti e l’unica città metropolitana, oltre a essere sede del Consiglio Regionale. Situata in un territorio che a livello regionale è stato commissariato per più di un quindicennio, Reggio Calabria è classificata come città con indice di criminalità “molto elevato” in base ai parametri del Ministero dell’Interno.
La città ha sottoposto i propri obiettivi e progetti operativi al vaglio del Ministero dell’Interno, ricevendo uno stanziamento di circa un milione di euro, ripartiti su varie annualità; l’Ente locale ha scelto di concentrare queste risorse su due filoni in particolare: il primo è quello del personale, sottodimensionato del 60% (la legge regionale prevede un operatore ogni 500 abitanti), per cui una quota cospicua del finanziamento ministeriale è stata destinata all’assunzione di operatori a tempo indeterminato - per un totale di 150 - dal 2019 fino al 2022.
In secondo luogo, un budget di spesa di circa 600.000 euro è stato destinato al rifacimento ex novo della centrale operativa della città, risalente al 2014. Si tratta di un progetto all’avanguardia, che prevede anche l’aggiornamento dei sistemi software ormai desueti con un pacchetto incrociato “soste-web” per monitorare a 360 gradi il territorio urbano. Sarà implementato il supporto radio, anche grazie a una visualizzazione tramite sistema GPS delle pattuglie appiedate e motorizzate, la cui autoradio di servizio sarà dotata di una batteria digitale per la verifica del posizionamento in tempo reale.
Il progetto complessivo prevede anche l’ottimizzazione dei locali, che verranno completamente ristrutturati con nuove postazioni. Alla nuova centrale sarà affiancato anche un gabinetto di foto-segnalamento, progettato con la consulenza della Polizia di Stato e dotato di software del Ministero dell’Interno in un’ottica di futuro interscambio con gli uffici della Questura.
In caso di fermo sarà così possibile eseguire tutti i rilievi dattiloscopici, fotografici e antropometrici necessari alla generazione dei file inseriti in APS (Apparato di Polizia Scientifica) a cura delle forze della pubblica sicurezza con una procedura condivisa. In tal modo sarà possibile abbattere il rischio che comporta trasportare una persona in stato di fermo, diminuzione del rischio a cui concorrerà anche la costruzione di due nuove camere di sicurezza. Per queste ultime è stato previsto un investimento di circa 43.000 euro: il progetto è stato demandato agli uffici tecnici comunali, con l’appalto dei lavori a una partecipata dell’Ente.
La parola al Comandante
Comandante del Corpo di Polizia Locale della città dal gennaio 2020, Salvatore Zucco ha raccolto l’impegno, portato avanti dal suo predecessore e dall’Amministrazione locale, di implementare la sicurezza urbana in un territorio caratterizzato da luci e ombre.
Quali sono i problemi principali con cui vi confrontate nello svolgimento dell’attività operativa?
«Dal punto di vista urbanistico Reggio Calabria è una città “giovane”, ricostruita quasi completamente dopo il devastante terremoto del 1908 che rase al suolo la nostra città e quella di Messina, quest’ultima riedificata però in maniera più efficiente. A Reggio le due arterie viabilistiche principali si estendono longitudinalmente lungo la costa per circa 35 chilometri e molte delle strade sono piuttosto strette poiché ricalcano l’antica pianta cittadina. L’area del corso principale è zona a traffico limitato, che non potrebbe sopportare il flusso del traffico automobilistico che vi si riverserebbe. La città è costruita su terrazzamenti e molte delle strade connesse con le arterie che si snodano longitudinalmente sono anguste: per questo è stato necessario optare per l’assunzione di sensi unici alternati, che costituiscono uno dei principali problemi per la gestione della mobilità per ovvie ragioni strutturali e geomorfologiche. Un’ulteriore criticità è la presenza nel centro storico di molti uffici pubblici e dello stadio, anch’esso risalente a oltre un secolo fa».
Oltre alle telecamere per il controllo accessi alla Zona a Traffico Limitato, in città vi sono anche impianti finalizzati alla gestione della sicurezza urbana?
«Abbiamo un sistema di videosorveglianza che consta di 280 telecamere gestite dalla Municipalità, più un altro centinaio per cui - come da TULPS. (Testo Unico per la Pubblica Sicurezza) del 2012 - condividiamo l’accesso con la Polizia di Stato e abbiamo l’autorizzazione per visualizzare le immagini, ma non per il controllo remoto. Si lavora quindi in interscambio con Questura e Stazione dei Carabinieri, per accedere ai filmati di entrambe le centrali operative.
Il controllo elettronico del territorio si rivela di supporto anche in altri contesti, ad esempio per monitorare eventuali situazioni di rischio in zone degradate della città, gravate da occupazioni abusive di edifici residenziali di proprietà del Comune e della Regione. Si tratta di “quartieri-ghetto”, dove purtroppo gli episodi di microcriminalità diffusa sono all’ordine del giorno, in particolare lo spaccio di stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione. Un reato, quest’ultimo, che, anche grazie a numerose ordinanze ad hoc, abbiamo contrastato con forza negli ultimi anni, depotenziandolo notevolmente con sanzioni rivolte tanto alle prostitute di strada quanto ai loro clienti, con anche la possibilità di sequestro amministrativo del veicolo. Attualmente, stando a quanto possiamo verificare, la prostituzione viene praticata principalmente in case private ma il problema in parte rimane, poiché interessa anche zone centrali della città con un evidente danno al decoro urbano su cui manteniamo alta l’attenzione».
Il Comune si avvale di sistemi di videosorveglianza anche per contrastare l’illecito abbandono di rifiuti?
«L’abbandono di rifiuti, una pratica illecita che grava sull’intero territorio regionale, è un problema strutturale a causa del malfunzionamento della filiera della raccolta e della presenza di soli due impianti di smaltimento che funzionano a regime in tutta la Calabria. Nonostante un appalto della Regione, non sono mai decollati nuovi sistemi di smaltimento e i disagi perdurano, soprattutto nelle grandi città com’è Reggio.
Per ovviare alle oggettive difficoltà, a Reggio viene da anni promossa la raccolta differenziata porta a porta, che però non risolve a monte la questione. Per aiutarci a combattere le pratiche illecite sono state installate una trentina di telecamere, ma una parte di esse è stata completamente distrutta. Stiamo quindi proseguendo con l’attività sanzionatoria ma se i rifiuti, come accade, restano su strada per 10-12 giorni prima di essere raccolti, i cittadini evidentemente si esasperano e così a riempirsi sono le discariche abusive».
Quali sono i vostri piani per il futuro?
«Oltre ai progetti pianificati e in corso d’opera, sono previste altre iniziative a seguito del decreto sicurezza ancora non pubblicato. Ritengo che Reggio Calabria, anche a causa delle condizioni di pre-dissesto economico finanziario, potrà giovarsi di un’importante quota in tal senso. Gli obiettivi su cui l’Amministrazione sta lavorando si concentrano sul personale, con la promozione di percorsi formativi più strutturati per recuperare almeno il 60% di operatori (come prevede la norma) e dare loro stabilità a livello contrattuale, e sulla riqualificazione dei siti degradati, secondo uno degli assetti previsti dal nuovo bando, attraverso le risorse impiegate coattivamente (come da ordinanza in materia di sicurezza urbana)».