Fatte salve le due priorità del terrorista - l’esigenza di non venire tracciato e la garanzia dell’efficacia della propria azione - in merito alla scelta del materiale esplodente esistono più opzioni, strettamente dipendenti dai luoghi nei quali tale materiale viene reperito e dalle risorse umane e tecnologiche di detection delle quali dispone la struttura presa di mira.
La produzione in proprio di materiali energetici - impiegando, ovviamente, prodotti di facilissima reperibilità e scarsissima tracciabilità - è orientata all’approntamento di sostanze chimiche fortemente instabili e/o a elevatissima sensibilità, nonché di esplosivi ad alto potenziale, ad esempio ANFO - Ammonium Nitrate Fuel Oil, che non richiedono complessi processi di nitrazione per essere prodotti, bensì semplici procedure di miscelazione fisica.
La produzione in proprio, ad esempio di perossidi organici quali il TATP, fu, alcuni anni orsono, prerogativa di alcune cellule di Al-Qaeda con base nel Regno Unito.
Nonostante il perossido di acetone - detto anche tri-acetone tri-perossido - sia un composto chimico estremamente sensibile a urto, calore e frizione, caratterizzato da notevoli criticità nelle fasi di produzione, stoccaggio e trasporto sul luogo di utilizzo, tali problematiche passarono inizialmente in secondo piano rispetto alla possibilità di produrre facilmente la sostanza anche in una cucina convenzionale e al fatto che, detonando autonomamente in determinate condizioni di temperatura, era possibile assemblare un ordigno esplosivo senza dover ricorrere a un detonatore, sottraendosi quindi alla possibilità di veder tracciata la propria persona e le proprie attività.
Fu solo a seguito di diversi incidenti accaduti durante la produzione (deve essere prodotto pochi grammi per volta, diversamente auto-detona) e, in particolare, durante lo stoccaggio (deve essere mantenuto a una temperatura di svariati gradi centigradi sotto lo zero, diversamente auto-detona!), che molte organizzazioni terroristiche ne abbandonarono l’autoproduzione per seguire strade differenti.
Utilizzo convenzionale e non convenzionale di materiali esplodenti
Analizzando l’impiego di determinate sostanze e materiali con finalità terroristiche, ci troviamo di fronte a un loro utilizzo “non convenzionale”, ovvero difforme dagli impieghi per i quali una determinata sostanza è stata prodotta e posta sul mercato.
Per quanto riguarda gli aspetti “convenzionali” di determinate sostanze, è possibile fare riferimento al Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza - T.U.L.P.S. - il quale riporta correttamente la famiglia dei cosiddetti “materiali esplodenti”, suddivisa in cinque categorie distinte, nelle quali figurano gli “esplosivi”, sia deflagranti che detonanti, gli “inneschi” (detonatori), gli oggetti legati al mondo della pirotecnia e quant’altro possa afferire a impieghi nei campi civile, industriale e non solo.
Approcciando la problematica e le criticità degli ordigni esplosivi e incendiari improvvisati, è corretto utilizzare il termine “materiali energetici” quale macro-famiglia di sostanze allo stato solido, liquido e gassoso, contenente al proprio interno sia i materiali esplodenti, sia tutte quelle sostanze duali che, a vario titolo, vengono impiegate da organizzazioni criminali e terroristiche.
Analizzare un ordigno improvvisato, significa considerare una casistica ampissima, caratterizzata da oggetti rinvenuti quali, ad esempio, taniche plastiche o metalliche con benzina, bombole di gas metano, propano e acetilene, bombe Molotov, barili contenenti miscele di fertilizzanti (nitrati ammonici) e altre sostanze, nonché ordigni assemblati utilizzando sostanze chimiche quali i perossidi organici (ad esempio, TATP - Perossido di acetone).
Classifica degli esplodenti autoprodotti: ANFO al primo posto
Volendo stilare una statistica in merito al materiale energetico maggiormente autoprodotto in maniera illecita negli ultimi quarant’anni, troveremmo di certo l’ANFO - Ammonium Nitrate Fuel Oil al vertice della classifica.
Questa miscela di nitrato d’ammonio (ovvero, fertilizzante) e gasolio (ovvero, combustibile per autotrazione), in una percentuale che può arrivare fino al 50% di olio combustibile, tale da costituire un prodotto denominato “Heavy Anfo”, rappresenta l’unico esplosivo detonante (alias ad alto potenziale, secondario, di scoppio o alto esplosivo) che ad oggi non necessita di complessi processi chimici di nitrazione per essere prodotto, accontentandosi, invece, di una comune miscelazione fisica tra le sue componenti.
Responsabile, in passato, di macro eventi esplosivi tristemente noti quali, ad esempio, l’attentato di Oklahoma City nel 1995, ove un autotreno con a bordo circa 2.300 chilogrammi di ANFO fu fatto esplodere con l’ausilio di una carica cosiddetta “booster” di esplosivo gelatinato.
Anche l’attentato misto - ordigno esplosivo e armi da fuoco - perpetrato nel 2011 dal terrorista norvegese Anders Behring Breivik vide la presenza di ANFO: circa una decina di bidoni contenenti esplosivo autoprodotto occultati all’interno di un furgone parcheggiato lungo una strada della capitale norvegese Oslo
Italia, polveri da sparo e dinamite gli esplosivi più utilizzati
Qualora il percorso scelto dall’attentatore sia quello di sottrarre il materiale attraverso il furto o la rapina - oppure mediante la corruzione di chi, per vari motivi, ne può disporre abitualmente per Legge - il bisogno potrà essere più facilmente soddisfatto da quei materiali e da quelle sostanze maggiormente utilizzate e, quindi, presenti con frequenza sul luogo dell’attività.
Ciò spiega, ad esempio, il perché, per quanto attiene al nostro panorama nazionale, gli esplosivi maggiormente impiegati in tali attività siano da sempre stati le polveri piriche (ovvero le polveri da sparo, molto diffuse in virtù delle nostre tradizioni legate alla pirotecnia, all’arte venatoria e alle attività sportive con utilizzo di armi da fuoco) e, sebbene in percentuale ridottissima, le Gelatine (le dinamiti), esplosivi ad alto potenziale impiegati nelle attività estrattive, di bonifica di versanti rocciosi e nevosi, di scavo di gallerie e nei cantieri di demolizione civile e industriale.
La storia della nostra Repubblica ci ha insegnato come a volte, nel passato, il rinvenimento di ordigni bellici ad opera di organizzazioni criminali strutturate sia stato utile a reperire esplosivo detonante, ovvero ad alto potenziale, funzionale ad alimentare attività illecite.
L’eventuale indisponibilità di contingenze simili, ha come naturale risultato il forzare un’organizzazione terroristica a intraprendere la strada dell’autoproduzione di materiali energetici.
Stefano Scaini
Specialista in materiali energetici, esplodenti e tecnologie dual use