Pubblica Sicurezza e Terrorismo – La prevenzione è la migliore difesa

Recenti episodi di cronaca hanno portato nuovamente alla ribalta anche in Italia la minaccia del terrorismo. Si pensi al caso dell’autobus sequestrato alla fine di marzo con 51 studenti a bordo e, pochi giorni più tardi, all’inquietante messaggio sul muro di cinta di un parco a Vicenza. Tracciamo insieme una panoramica delle strategie delle istituzioni e delle Forze dell’Ordine per prevenire possibili attacchi

Un senso di insicurezza pervade gli italiani, che sempre di più chiedono ai motori di ricerca “Chi sono i terroristi Isis” e “Come si può sconfiggere il terrorismo”. Ma la preoccupazione circa gli attacchi terroristici è presente solo nelle classifiche di Italia, Belgio, Portogallo e Austria. È quanto emerge da una recente indagine di SEMrush, una piattaforma SaaS per la gestione della visibilità online, che monitora attualmente oltre 140 Paesi. Eppure, ancora indenne da grandi attacchi, l’Italia ha finora rappresentato una “sorprendente” eccezione.

In realtà, se si indaga più approfonditamente, le ragioni di tale apparente singolarità non mancano. Secondo gli esperti del tema, infatti, il nostro Paese finora ha saputo costruirsi contro il terrorismo un forte scudo grazie all’esperienza maturata negli “anni di piombo” e nella lotta alla criminalità organizzata. Al tempo stesso, l’assenza di italiani di seconda e terza generazione è considerato un ulteriore elemento distintivo. Ciò ha finora permesso, per esempio, di non vedere sorgere nelle grandi città luoghi come le “banlieue” di Parigi, quindi non indebolendo la capacità di controllo del territorio da parte delle nostre Forze dell’Ordine. Non solo.

Altrettanto importante risulta l’uso delle intercettazioni, l’infaticabile monitoraggio della rete e dei social network, così come la consapevolezza che il carcere può essere un luogo di reclutamento e radicalizzazione. Ciononostante, a conferma che la guardia deve essere sempre altissima, il 2019 è cominciato con alcuni episodi - dei quali uno davvero eclatante - che dimostrano come qualsiasi giorno può improvvisamente diventare teatro di una sciagura.

Un nuovo scenario?

Innanzitutto, è ancora forte nel Paese lo shock per l’azione premeditata di Ousseynou Sy, arrestato dopo aver sequestrato e dato fuoco - il 20 marzo 2019 - a un autobus che trasportava 51 studenti della scuola media Vailati di Crema con le loro insegnanti. Si è rivelata decisiva, per la salvezza di tutti gli alunni, la prontezza con cui uno dei ragazzi è riuscito a dare l’allarme usando un cellulare. Tempestivo, a quel punto, l’intervento dei carabinieri, che hanno fermato il mezzo e rotto alcuni finestrini per permettere agli studenti di scappare. L’episodio conferma che le Forze dell’Ordine italiane sono sì preparate ma che, allo stesso tempo, le vulnerabilità sono potenzialmente ovunque.

Anche un semplice muro di cinta, infatti, può diventare il supporto di un messaggio inquietante. Per esempio, su quello del Parco Querini di Vicenza, sempre alla fine dello scorso mese di marzo, una mattina è apparsa la scritta “Dopodomani farò un attentato”, accompagnata dal disegno di una croce con mezzaluna. Opera di un presunto terrorista o uno scherzo di cattivo gusto? L’autorità di pubblica sicurezza e gli esperti di antiterrorismo si sono messi immediatamente al lavoro su ogni possibile indizio e sui filmati di sorveglianza della zona. Sono state messe in campo anche misure preventive concrete, come l’impiego di altri uomini a supporto delle pattuglie già in attività e il dispiegamento di presidi con uomini in divisa predisposti nei varchi cittadini già attrezzati con barriere antisfondamento.

Le regioni a rischio

Secondo i ricercatori di Demoskopika, sono quattro le regioni italiane che si collocano nell’area definita ad “alto livello di potenziale infiltrazione terroristica”: la Lombardia che, con il massimo punteggio, pari a 10, si conferma, per il terzo anno consecutivo, in cima all’Italian Terrorism Infiltration Index 2018, distanziata di poco dal Lazio con 9,25 punti. Seguono nell’area “rossa” Piemonte (4,19 punti) che fa un balzo in avanti e, infine, l’Emilia-Romagna (4,10 punti).

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