Il più clamoroso furto d’arte dalla fine della seconda guerra mondiale

“La Pantera Rosa colpisce ancora”… Ma non si tratta di un nuovo episodio della serie cinematografica di Blake Edwards. È accaduto alcuni giorni fa in Germania: la “Volta Verde” del Castello di Dresda, che sembrava inespugnabile, ha rivelato un punto debole su cui una banda di malviventi ha saputo fare leva

È stato un “colpo” da maestro. E il copione, un classico: i ladri entrano dalla finestra, rompono una vetrina, saccheggiano i gioielli e, alla fine, fuggono in auto con la refurtiva. Lo sappiamo perché una telecamera di sorveglianza, nonostante l’interruzione di corrente abbia disattivato tutti i sistemi di protezione, ha continuato a funzionare e ha ripreso tutta la scena: oggi il video circola in rete lasciandoci la testimonianza visiva di due uomini incappucciati, uno alle prese con la torcia per illuminare la zona e l’altro che, con un’ascia, demolisce la vetrina blindata prima di saccheggiarla.

Questi “frame” di cronaca internazionale di fine novembre ci hanno colpiti per diverse ragioni. Innanzi tutto, per la location della rapina: un prestigioso museo della Sassonia, il Castello di Dresda. Poi, per la protezione dell’edificio, considerato inespugnabile e vigilato da guardie non armate che hanno l’unico incarico di presidiare e, alla bisogna, allertare le Forze dell’Ordine. Le sale interne sono controllate da un sistema di videosorveglianza, che però quel fatidico 25 novembre non ha funzionato tranne nel caso di quell’unica telecamera che ha girato il video.

La dinamica. I ladri sono scesi in campo poco prima delle 5 del mattino di lunedì 25 novembre scorso. Un incendio a una cabina elettrica ha disattivato il sistema d’allarme del Castello ma ha anche tolto la corrente all’illuminazione stradale attorno all’edificio (la Polizia sta cercando di capire se i fatti sono collegati). Due uomini hanno quindi fatto irruzione nella sala della “Volta Verde”, famosa per le sue collezioni d’arte, da una finestra laterale. E, compiuto il furto, sono fuggiti a bordo - si suppone - di un’Audi che poco dopo è stata trovata incendiata lato strada. Tutto questo nel giro di pochi minuti perché, come fa presente il quotidiano tedesco Bild, le due guardie di sicurezza all’interno del museo hanno immediatamente allertato le Forze dell’Ordine: la prima pattuglia della Polizia è giunta sul posto solo 5 minuti dopo, alle 5.04. Ma come sono riusciti i malviventi a eludere i sistemi di sorveglianza? È quanto si chiedono anche gli inquirenti: al momento l’ipotesi più accreditata è che abbiano agito con la complicità di una talpa. Resta il fatto che, per quantità e per qualità, il bottino non ha eguali, dicono gli esperti: sono stati infatti sottratti un grande diamante rosa, parure di brillanti, gioielli di diamanti e perle per un totale di circa 100 pezzi singoli, quasi tutti realizzati durante il regno di Federico Augusto I, primo re di Sassonia, dai gioiellieri di corte Jean Jacques Pallard e Christian August Globig. Un valore inestimabile, dunque, a fronte del quale sulla testa della banda - scrive il Bild - pende una taglia da 500.000 euro. Tanto è infatti disposta a investire la Polizia pur di ottenere informazioni utili ad arrestare o localizzare i malviventi. Le indagini proseguono anche attraverso i sistemi di controllo e monitoraggio del traffico.

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