Furti nei cantieri: rame e pannelli fotovoltaici nel mirino

 

Ogni anno, nelle regioni del Nord-Est, il 40% dei cantieri edili subisce almeno un furto. Nel resto dell'Italia l'incidenza è inferiore, ma la situazione rimane comunque grave. Gli obiettivi? Il rame  e i pannelli fotovoltaici.

 

La protezione fisica dei cantieri, soprattutto in aree isolate, presenta numerosi limiti. Anche in considerazione del fatto che qualsiasi barriera può essere manomessa in pochi minuti, soprattutto quando i rumori non vengono percepiti da nessun vicino.

Indipendentemente dalle colpe e dalle responsabilità di singoli e basisti, le aziende attive nell'ambito dell'edilizia si devono così affidare agli Istituti di vigilanza privata o alla moderna tecnologia.

Nel primo caso, però, il costo di un guardiano a tempo pieno incide eccessivamente anche sui costi di un cantiere di medie dimensioni.

Ma come proteggere in modo efficace un cantiere che, comunque, ha numerose vie di accesso e dove i malviventi possono avere gli obiettivi più diversi?

Le soluzioni più efficaci sono fornite, ancora una volta, dalla tecnologia. Anche se, in considerazione del particolare contesto, è necessario adottare soluzioni specifiche, ma soprattutto ottenere la collaborazione di tutte le figure professionali coinvolte.

Questo perché, nel tempo, un cantiere cambia continuamente configurazione ed esigenze. Inoltre, la presenza di svariate attività e la movimentazione dei materiali può provocare danni o accecare i sistemi di antintrusione, la cui efficacia è compromessa anche dalla presenza di fango e polvere.

 

Primo passo: progettazione accurata

Per questa ragione, ancor prima di identificare le tecnologie da adottare, è fondamentale un'accurata fase di progettazione, che deve passare attraverso un attento confronto tra tutti i professionisti coinvolti.

Chi progetta l'impianto antintrusione deve, infatti, comprendere come evolverà il cantiere, da dove transiteranno i mezzi, quali edifici sorgeranno e dove saranno depositati materiali. Solo in questo modo potrà predisporre un impianto di allarme adeguato e, soprattutto, capace di evolvere insieme al cantiere stesso.

Immaginare di monitorare l’intera area di un cantiere risulta pressoché impossibile. Sia perché l’estensione può essere particolarmente vasta, sia perché al suo interno si muovono più aziende e persone, con orari e modalità operative completamente diverse.

Una volta acquisita la necessaria conoscenza di come evolverà il cantiere (pur nella consapevolezza che la realtà è spesso diversa dall'ideale prospettato in fase di pianificazione), i principi generali della difesa operano su più livelli, partendo da quello perimetrale.

Accanto alle necessarie recinzioni, la videosorveglianza rappresenta ancora un buon deterrente, ma il suo impiego deve essere valutato con estrema attenzione.

Questo perché, per ragioni di privacy, le apparecchiature devono essere disattivare in presenza degli operai.

Inoltre, si rivelano utili per scoraggiare ladri occasionali e se visionate costantemente da un Istituto di vigilanza. È invece minore l'efficacia nei confronti delle bande organizzate, che provvedendo regolarmente a travisare i propri lineamenti e i numeri di targa dei mezzi utilizzati per compiere i raid.

 

Definire un’area inaccessibile

Al contrario, se le telecamere vengono abbinate a un sistema di allarme, possono rivelarsi particolarmente efficaci nel supportare gli interventi delle Forze dell'ordine e degli Istituti di vigilanza privati, che intervengono così il modo mirato, riconoscendo tempestivamente la tipologia di incursione rilevata dai sensori di presenza.

È, però, obiettivamente difficile posizionare correttamente i rilevatori in un intero cantiere, sia per il rischio che vengano danneggiati durante le normali operazioni, sia perché dovrebbero essere periodicamente riposizionati.

La soluzione più efficace, invece, è quella di concentrare, in un’unica area, la maggior parte dei beni oggetto di potenziali furti, limitando così la zona da proteggere.

In tal modo, inoltre, tutte le attività di cantiere possono essere svolte senza intralci. Mentre, l'accesso alla zona protetta viene limitato a poche persone, le uniche in possesso dei codice di disattivazione dell'allarme.

Proteggere un'area circoscritta e accessibile a un numero ridotto di persone rappresenta un notevole vantaggio, anche se occorre valutare con attenzione le soluzioni tecnologiche da adottare.

I comuni sistemi perimetrali da esterno, in particolare, si sono dimostrati efficaci. È però necessario adottare soluzioni che non necessitino di un apparecchio ricevitore, ma che sfruttino tecnologie radar e siano dotate di accorgimenti per prevenire falsi allarmi.

Nelle ore notturne, infatti, non è escluso che all’interno di un cantiere possano muoversi animali o che la presenza di vento provochi lo spostamento di materiale.

Da qui, la necessità di utilizzare sistemi studiati appositamente per l’impiego all’aperto e che siano in grado di distinguere la sagoma di una persona da quella di un animale o di un oggetto trasportato dal vento.

 

L'importanza delle recinzioni: il parere del progettista

La sicurezza delle persone e la sicurezza delle proprietà si muovono su due piani molto vicini.

A spiegarlo è l'ingegner Fabio Proserpio: “Il responsabile della sicurezza, nell'ambito di un cantiere, deve prestare attenzione anche agli incidenti in cui potrebbero incorrere le persone che entrano nell'area di lavoro senza le necessarie autorizzazioni, ladri e vandali compresi”.

Dunque, oltre all'allarmistica necessaria per proteggere beni e attrezzature, il professionista ribadisce l'importanza della segnaletica e, soprattutto, delle recinzioni, la cui utilità è spesso sottovalutata.

Da un punto di vista normativo, infatti, la legge è prestazionale e non prescrittiva. Questo significa che non definisce come deve essere delimitato un cantiere, ma si limita a imporre, genericamente, un'adeguata recinzione.

Alcuni cantieri sono, così, circondati dalle sole reti arancioni in plastica, che appaiono spesso rotte o schiacciate. Una recinzione da cantiere, invece, deve essere “fissa e inamovibile”.

In presenza di un varco, infatti, il responsabile della sicurezza diventa responsabile anche dell'incidente in cui potrebbe incappare un ladro, le cui intenzioni dovranno comunque essere dimostrate in sede processuale.

Al contrario, il superamento di reti elettrosaldate, correttamente posate, impone una violazione volontaria del perimetro, sgravando così il professionista da qualunque responsabilità.

Soltanto per mezzo di un'adeguata recinzione, è possibile perseguire penalmente eventuali persone trovate all'interno del cantiere.

 

Cablaggio da cantiere, che cosa dicono le norme CEI

Benché le soluzioni sena fili appaiono vincenti nelle installazioni all'interno dei cantieri, alcuni elementi dovranno essere necessariamente cablati e, per tale ragione, occorre scegliere opportunamente i cavi da utilizzare, in quanto possono essere sottoposti a violente sollecitazioni: schiacciamenti, trazioni, abrasioni e contatto con sostanze chimiche aggressive.

È fondamentale installare i cavi nei punti meno esposti, oltre a scegliere soluzioni adeguate al particolare contesto installativo.

La protezione meccanica può essere assicurata dai cavi armati, caratterizzati da speciali guaine di protezione in grado di resistere al taglio e allo schiacciamento.

Per quanto riguarda i rischi chimici, è invece opportuno riferirsi alle norme CEI 20-40, che classificano i cavi a bassa tensione in funzione dell'ambiente installativo:

- AD1 probabilità di presenza d'acqua

- AD2 probabile caduta in verticale di gocce

- AD6 probabilità di onde d'acqua

- AF3 soggetto in maniera intermittente o accidentale a sostanze corrosive

- AK2 rischio di danni da parte di flora e/o di muffa

- AL2 rischio di danni da parte della fauna

- AN2 radiazione solare di intensità e/o durata dannosa

 

 

Massimiliano Cassinelli

Ingegnere

Progettista reti TLC

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