Blackout, animali soli in casa, batterie scariche, semplici dimenticanze ed errori di installazione e configurazione sono le cause principali dei falsi allarmi negli impianti antintrusione. L’analisi del problema permette di scoprire come affrontarli e risolverli in modo semplice, veloce ed economico.
I falsi allarmi generati da un impianto antintrusione rappresentano un elemento di grande fastidio e preoccupazione per l’utente sia quando si trova in casa, per esempio durante il riposo notturno, sia quand’è lontano per lavoro, vacanze e impegni vari.Oltre a rappresentare un elemento di disturbo, se ripetuti nel tempo rendono l’impianto insicuro e inaffidabile.
Un antifurto che va in allarme raramente e solo quando si presenta un pericolo reale, infatti, viene considerato dal vicinato una “sentinella” affidabile. Viceversa, se il sistema antintrusione scatta troppo spesso e per lunghi periodi di tempo, si trasforma in un elemento di disturbo e viene ignorato anche quando l’allarme è causato da un pericolo reale. Nei casi più gravi, le sirene esterne moleste e le false segnalazioni agli istituti di vigilanza possono provocare un uso improprio e l’abuso di avviso, con conseguenti penali e sanzioni da parte delle forze dell’ordine per disturbo della quiete pubblica.
Falsi allarmi, le cause più frequenti
La stragrande maggioranza dei falsi allarmi è causata da banali dimenticanze come una finestra lasciata inavvertitamente aperta (oppure accostata ma non chiusa), dalla scelta di un profilo di parzializzazione errato che abilita zone e sensori da non monitorare se si vuole consentire la libera circolazione degli abitanti in casa (per esempio, la zona notte durante le ore notturne), da movimenti accidentali in aree protette interne o esterne senza aver prima disattivato o parzializzato l’impianto. Una minoranza di episodi è invece generata da errori e superficialità nella scelta dei componenti dell’impianto (soprattutto sensori e rilevatori), dalla scarsa manutenzione o da un’installazione effettuata non a regola d’arte.
Vediamo insieme i falsi allarmi più frequenti e come affrontarli e risolverli in modo semplice e rapido.
Il primo caso da prendere in considerazione è quello delle batterie di backup installate nella centrale e nelle sirene, che vanno sostituite ogni 2-3 anni anche se ancora funzionanti (almeno in apparenza). Per rimanere sicuro e affidabile, infatti, l’impianto antintrusione richiede una manutenzione semplice ma costante nel tempo. Questo perché col passare degli anni gli elementi interni delle batterie perdono la capacità di accumulare energia e possono guastarsi all’improvviso, causando falsi allarmi ed escludendo l'antintrusione in caso di blackout accidentali (causati, per esempio, da fulmini durante i temporali estivi) o forzati (nel caso di un ladro che toglie la corrente prima di introdursi in casa).
Si consiglia di tenere costantemente sotto controllo anche le batterie dei sensori e dei rilevatori wireless, visualizzando lo stato di carica dal menu di gestione dell’impianto (da tastiera con display) e/o dallo smartphone (via app), procedendo rapidamente con la sostituzione quando si ricevono le prime notifiche di batteria scarica. I sensori volumetrici e di presenza esterni, soprattutto se collocati in zone polverose e fortemente inquinate, vanno controllati ogni anno e, se necessario, puliti per mantenerli efficienti.
È importante inoltre eseguire regolarmente il Walk Test (ovvero l’analisi del funzionamento dei sensori dell’impianto antintrusione), per scoprire in anticipo eventuali malfunzionamenti che possono rendere il sistema insicuro, inaffidabile e più esposto ai falsi allarmi.
Sensori interni
L’errata scelta e/o installazione dei sensori volumetrici e perimetrali interni può compromettere l’affidabilità dell’impianto antintrusione e generare falsi allarmi. Per quanto riguarda i sensori volumetrici di presenza, è obbligatorio ricorrere ai modelli con doppia tecnologia (infrarossi e microonde) escludendo a priori quelli con le sole microonde in quanto facilmente influenzabili da perturbazioni ambientali come sbalzi di temperatura, spostamenti d’aria calda, irraggiamenti ecc.
Se in casa circolano liberamente animali domestici, è inoltre importante impiegare sensori con funzione Pet Immunity, scelti e configurati in base al peso degli animali e posizionati e orientati a seconda delle loro dimensioni, secondo le istruzioni fornite a corredo dell'allarme. In alternativa, è necessario escludere temporaneamente il rilevamento volumetrico (di una o più stanze), configurando il rilevamento perimetrale in base a un profilo di attivazione personalizzato.
Per quanto riguarda i sensori perimetrali (ovvero i contatti magnetici e ottici per porte, finestre e persiane, a fune o rotella per avvolgibili), è consigliabile effettuare test regolari per scongiurare eventuali malfunzionamenti e potenziali cause di falsi allarmi. In alternativa, basta scegliere impianti antintrusione che effettuano una verifica preventiva dello stato dei sensori nel momento dell’attivazione per avvisare l’utente di eventuali dimenticanze o guasti.
Sensori esterni
I sensori volumetrici esterni per la protezione di varchi (porte, finestre, balconi e terrazzi) e aree (giardini, cortili ecc.) vanno scelti e installati con molta cura, in quanto rappresentano la principale causa di falsi allarmi dopo gli errori umani. Infatti, sensori di scarsa qualità e/o posizionati in modo non corretto (senza rispettare le avvertenze del costruttore) possono essere facilmente disturbati da agenti esterni come vento, pioggia, nebbia e dall’irraggiamento solare, da animali di piccola taglia come gli uccelli ecc.
Per ridurre al minimo i potenziali disturbi, soprattutto nella copertura volumetrica di grandi aree, è consigliabile ricorrere ai sensori microonde e radar a effetto doppler, gli unici capaci di identificare i target potenziali distinguendo le figure umane (intrusi) da altri soggetti e oggetti (animali, eventi atmosferici ecc.). In particolare, i sensori a microonde più sofisticati sono in grado di generare due o più segnali doppler, così da poter calcolare con ottima approssimazione la tipologia, la posizione e la distanza dei soggetti rilevati anche grazie all’analisi logica sfumata.
Alcuni sensori radar utilizzano invece la tecnologia FMCW (Frequency Modulated Continuous Wave), ovvero un’onda continua sinusoidale in banda ISM a 24 GHz: sfruttano sempre l’effetto doppler ed effettuano l’elaborazione del segnale ibrido analogico+digitale per calcolare la distanza, la velocità e la direzione del bersaglio in movimento in tempo reale, stimando la massa corporea del target per ottimizzare la regolazione dei parametri di rilevamento e sfruttando l’algoritmo di elaborazione per escludere i movimenti generati dagli animali.
Falsi allarmi e cablaggi
Anche i sensori e i rilevatori più intelligenti e tecnologicamente avanzati possono generare falsi allarmi, se non vengono cablati a regola d’arte. A volte, infatti, gli installatori ignorano le potenziali interferenze elettromagnetiche che il cavo (nei sensori cablati) o il segnale RF (in quelli wireless) potrebbe subire lungo il percorso dalla centrale al rilevatore.
Per velocizzare l’installazione ed evitare la posa di nuovi corrugati, gli installatori meno attenti tendono a utilizzare canaline preesistenti che trasportano, per esempio, i 220 Vac per l’alimentazione di luci, prese, elettrodomestici ecc. In questo caso la tensione di rete potrebbe generare disturbi sul cavo del rilevatore e causare falsi allarmi difficili da scoprire a posteriori, perché spesso imputati erroneamente ad agenti esterni.
Videoverifica
Alcuni rilevatori volumetrici da interno o esterno incorporano una telecamera in miniatura, che serve a catturare immagini o a registrare brevi video in caso di allarme da inviare tramite notifica push (via app), mail ecc. Si tratta della videoverifica, una funzione ormai implementata da quasi tutti i produttori di sistemi antintrusione e perfettamente integrata nelle centrali di ogni fascia di prezzo.
Non ha la pretesa di sostituirsi a un impianto di videosorveglianza ad hoc, ma è utile per verificare, in tempo reale e da remoto, l’origine del rilevamento, così da segnalarlo direttamente agli operatori della vigilanza e intervenire (riposizionamento, ritaratura, ricablaggio ecc.) in caso di ripetuti falsi allarmi.
Profili di parzializzazione
La configurazione a regola d’arte di un impianto antintrusione comprende anche la creazione di due o più profili di parzializzazione compatibili con le esigenze degli utilizzatori, che rendono il sistema più sicuro e riducono il rischio di falsi allarmi. I profili di parzializzazione non devono essere né troppi (per non complicare la vita degli utenti) né pochi, devono essere facili da ricordare (quindi identificabili chiaramente, con nomi come Notte, Animali, Comfort ecc.) e da richiamare tramite tastiera o con app e telecomando.
Spesso è sufficiente creare 3-4 profili, ossia:
- uno dedicato alle ore notturne, che escluda i sensori volumetrici di casa (per esempio, quelli della zona notte o dell’intero appartamento), ma non quelli di zone poco frequentate (garage, taverna ecc.) né tanto meno i sensori perimetrali;
- uno che escluda i sensori volumetrici delle sole stanze frequentate dagli animali domestici (in assenza di rilevatori Pet Immunity)
- uno che mantenga attiva la sola protezione perimetrale, escludendo anche i sensori volumetrici e a tenda esterni;
- uno che includa solo alcuni sensori perimetrali e/o volumetrici in base alle abitudini dell’utente (presenza di ante persiane o tapparelle camere allarmate, esclusione delle finestre, parziale esclusione dei rilevatori di presenza ecc.).