Da più di un decennio, per i conducenti delle auto bianche, il problema della sicurezza si è drammaticamente acuito, con ripetute rapine e aggressioni. E oggi, al di là degli episodi più cruenti che guadagnano le prime pagine dei giornali, la categoria dei tassisti risulta continuamente vittima di episodi di micro-criminalità, spesso neppure denunciati.
Il 90% delle volte in cui un tassista subisce una rapina, non la denuncia per evitare di trascorrere il turno di lavoro al Commissariato, magari per un furto del valore di 100 euro.
Per questa ragione, diventa necessario intervenire a monte, a livello di prevenzione e di protezione, per consentire ai tassisti di viaggiare sicuri a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Come agli operai spettano dispositivi di protezione individuale, anche i tassisti necessitano di strumenti che ne garantiscano sicurezza e incolumità.
E in questa direzione hanno già cominciato a muoversi, optando per soluzioni in grado di fungere da deterrente: le telecamere.
Milano
L'esempio è stato dato da Milano, la città dove, mettendo a segno tre colpi in quattro giorni, ha imperversato il rapinatore seriale dei tassisti, Valerio Mazzarella, arrestato all'inizio del 2016.
Un anno e mezzo fa circa, nel capoluogo lombardo, per iniziativa di ANIA - Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici e dell'Unione Tassisti d'Italia, su più di duecento taxi della cooperativa “La Fontana” sono state installate telecamere dotate di una doppia ottica, per monitorare quanto accade sia all'esterno che all'interno dei mezzi.
Dotati di accelerometro e di localizzatore Gps, i dispositivi sono posizionati nella parte centrale del parabrezza, vicino allo specchietto retrovisore, e sono in grado di riprendere quanto avviene sia sulla strada sia l'interno dell'abitacolo.
In questo modo, spiegano gli organizzatori, sono in grado di “innalzare i livelli di sicurezza di conducenti e clienti e, al tempo stesso, di fornire una prova importante per la ricostruzione degli incidenti, diventando garanzia sia per i tassisti che per gli automobilisti”.
Unica nota stonata, al momento, l'assenza di collegamento con la Centrale di Polizia.
Non a caso, per una maggiore efficacia, a Torino, in Consiglio comunale si sta ragionando sulla proposta di installare telecamere di sicurezza sui taxi della città, garantendone un collegamento diretto con il comando della Polizia municipale che, così, potrà intervenire in modo tempestivo nel caso si verifichino situazioni rischiose per gli stessi tassisti.
Tuttavia, grazie alla sperimentazione avviata a Milano, nel solo arco dei primi dodici mesi, sono stati monitorati oltre 970mila chilometri di strada percorsi durante l’orario lavorativo e sono state documentate undici aggressioni verbali e venti incidenti, in dodici dei quali i dispositivi sono stati fondamentali per ricostruirne la dinamica.
Al via il progetto “Telecamere sui taxi di Roma Capitale”
I risultati ottenuti a Milano, pochi mesi fa hanno spinto l’Associazione ANIA e l’Unione dei Tassisti d’Italia a estendere l'iniziativa, avviando il progetto “Telecamere sui taxi di Roma Capitale”, che prevede l’installazione di 200 apparati video su altrettante auto bianche.
Iniziativa - questa - resasi improcrastinabile in seguito alla violenza sessuale subita da una tassista, a maggio dello scorso anno.
A Roma, circa 800 taxi sono condotti da donne e, proprio ad alcune di loro, sono state consegnate le prime telecamere.
Per estendere l'adozione delle telecamere all'interno della categoria, i tassisti si sono attivati per chiedere un contributo pubblico per l'installazione, a bordo, dei sistemi di videosorveglianza.
A Milano si sono rivolti al Comune, che da tempo ha previsto un fondo prossimo a essere sbloccato: l'assessorato alla Mobilità, infatti, sta lavorando alla pubblicazione di un bando del valore di 500 mila euro, cui potranno rispondere coloro che desiderano montare sulla propria auto pubblica una telecamera.
L'idea è di corrispondere un contributo di circa 150 Euro che, secondo il Comune, dovrebbe coprire la totalità dei costi di un'apparecchiatura.
A Roma, invece, i tassisti hanno presentato una richiesta di co-finanziamento alla Regione Lazio e al Commissario Straordinario Francesco Mario Tronca, nella consapevolezza di rappresentare sia un servizio pubblico impegnato a garantire ai clienti spostamenti sempre più sicuri, sia il primo biglietto da visita delle città, perché sono proprio loro ad accogliere, tutti i giorni, turisti e visitatori in arrivo presso gli aeroporti e le stazioni ferroviarie e portuali.
Associazione ANIA: “Dopo Milano e Roma, sarà il turno di Napoli”
La parola ad Aldo Minucci, presidente ANIA, l’Associazione che, insieme all’Unione Tassisti d'Italia, ha siglato i progetti che vedono l’installazione di telecamere su duecento taxi milanesi e duecento taxi della Capitale.
Dottor Minucci, quali tipologie di dispositivi video sono stati installati sui taxi di Milano e Roma?
I dispositivi si chiamano VEDR, acronimo che sta per “Video Event Data Recorder”. Registrano i movimenti del taxi e non mantengono in memoria tutte le immagini, ma solo quelle utili a ricostruire l’incidente. La registrazione di quanto accade all’interno del taxi può essere attivata solo attraverso un apposito pulsante di sicurezza, inserito all’interno dell’abitacolo e attivabile dal conducente.
Al momento non è presente il collegamento con le Centrali o delle Forze dell'Ordine: in futuro, sarà possibile colmare tale mancanza?
Proprio perché la nostra iniziativa punta sul “soccorso”, il progetto prevede un sistema di collegamento diretto con una Centrale operativa privata, dove risponde personale dedicato che smista la chiamata di emergenza alla struttura più adatta: 118, Forze dell'Ordine, Vigili del Fuoco, carro attrezzi.
Il progetto verrà esteso ad altre città?
Il nostro è un progetto pilota, che ha lo scopo di aumentare il livello di sicurezza stradale e personale. Per avere dei riscontri puntuali, si de, però, attendere un periodo medio di almeno un paio di anni, al termine del quali metteremo a disposizione i risultati della sperimentazione, al fine di favorirne l’utilizzo su ampia scala. La prossima città nella quale installeremo le VEDR sui taxi sarà Napoli. Stiamo già definendo le linee operative con l’Unione Tassisti d’Italia.
Il tecnico video: “Solo mini telecamere nascoste nei montanti interni dell’auto”
Quali specifiche tecniche e quali funzioni devono possedere i dispositivi video a bordo di mezzi mobili? Abbiamo rivolto la domanda a Sauro Straccali, Vertical Markets Technical Manager di Hikvision Italy.
“A differenza dell’autobus - il cui abitacolo è più ampio e dove vengono richieste riprese in interno e in esterno - il taxi presenta uno spazio interno ridotto, parallelamente all’esigenza di riprendere solo quanto avviene all’interno di tale perimetro. Difficilmente, infatti, e solo per esigenze particolari di security, un taxi monta telecamere sull’esterno. A bordo taxi il problema è, primariamente, legato alla sicurezza personale del conducente. Dunque, qui le telecamere vengono nascoste nei montanti. In alcuni casi, possono essere anche a vista, con funzione deterrente. In genere, vengono utilizzate mini telecamere IP - massimo 3 x 2 centimetri - e vengono attivati sistemi di registrazione con algoritmi che lavorano sui movimenti all’interno dell’abitacolo. Date le ridotte dimensioni, sul taxi è, inoltre, più facile utilizzare anche algoritmi di riconoscimento facciale, che marcano la registrazione con la presenza di un volto. Funzione - questa - più complessa da applicare su un autobus, dove il flusso di passeggeri è intenso continuo.
Installazione lecita, purché si rispettino le prescrizioni in materia di Privacy
L'avvocato Michele Iaselli, presidente ANDIP - Associazione nazionale per la Difesa della Privacy, docente di Informatica Giuridica presso la LUISS di Roma, esprime il suo parere in merito:
“Sicuramente è lecita l’installazione di una telecamera di sorveglianza su un taxi per ragioni di sicurezza, purché si rispettino le fondamentali prescrizioni dettate dal Codice in materia di protezione dei dati personali (D.lgs. n. 196/2003). Proprio per questo motivo, il provvedimento generale sulla videosorveglianza datato 8 aprile 2010 dell’Autorità Garante prevede, al punto 4.4, che situazioni di particolare rischio nel trasporto pubblico possono fare ritenere lecita l'installazione di sistemi di videosorveglianza sia su mezzi di trasporto pubblici, sia presso le fermate dei predetti mezzi. La stessa disposizione specifica che, nel caso di autobus, tram, taxi o veicoli da noleggio con o senza conducente, dotati di telecamere, il titolare del trattamento è tenuto a fornire la prevista informativa agli utenti del servizio di trasporto urbano ai sensi dell’art. 13 del D.lgs. n. 196/2003, esponendo, quindi, apposite indicazioni o contrassegni che diano conto con immediatezza della presenza dell'impianto di videosorveglianza, anche utilizzando a tal fine il fac-simile riportato come allegato al provvedimento generale, e indicanti, comunque, il titolare del trattamento, nonché la finalità perseguita. La stessa localizzazione delle telecamere e le modalità di ripresa devono essere determinate nel rispetto dei principi di necessità, proporzionalità e finalità; pertanto, occorre evitare riprese particolareggiate nei casi in cui le stesse non siano indispensabili in relazione alle finalità perseguite”.
Massimiliano Luce