La soluzione sviluppata da Sei Sicurezza per la protezione dei bancomat integra una serranda blindata e un sistema nebbiogeno, che satura l’ambiente impedendo ai criminali di portare a termine l'effrazione.
Quello bancario è un settore in cui l’automazione ha assunto una valenza sempre più significativa, con l’utilizzo di macchine al posto di persone fisiche per il versamento e prelievo di contanti, il pagamento di assegni e bollette e altre operazioni finanziarie.
Per questo motivo gli spazi delle banche sono stati oggetto nel corso degli anni di un processo di riorganizzazione, che ha portato alla creazione di aree ATM self-service aperte al pubblico anche oltre gli orari d’ufficio e quindi sempre vulnerabili agli attacchi dei criminali.
Anche nel 2023 la modalità prevalente di aggressione in questi ambienti è stata l’utilizzo di esplosivi, per cui il bancomat viene riempito di gas fino alla saturazione (e conseguente innesco dell’esplosione) o fatto saltare con l’introduzione di una carica all’interno della fessura per le banconote.

«I danni provocati da questo tipo di attacchi sono spesso ingenti, dalla perdita del denaro rubato, ai costi legati alla devastazione della filiale e al mancato guadagno nei giorni di chiusura per ripristinare il tutto, fino ai costi dell’assicurazione nel caso in cui la banca non sia adeguatamente protetta» spiega Silvia Quaggia, amministratore delegato di Sei Sicurezza, attiva dal 1980 nella protezione integrata degli istituti bancari.
L’azienda ha condotto uno studio sui filmati di attacchi e rapine ai danni degli ATM, per capire come si potesse contrastare il fenomeno: «Siamo arrivati alla conclusione che l’unico modo per evitare l’esplosione dello sportello è non dare ai criminali l’opportunità di accesso agli ATM in maniera fruibile. Non è praticabile però andare a intervenire sulle strutture dell’area self (che deve sempre restare accessibile e confortevole per gli utenti), perciò la nostra idea è stata quella di mettere davanti al bancomat un sistema di protezione, che non lascia al criminale il tempo di introdurre il gas o l’esplosivo nel vano per le banconote».
Uno scudo che protegge gli ATM
Nasce così Scudo System per la protezione frontale degli ATM, una soluzione che si integra con il sistema di allarme dell’area self e con l’impianto di sicurezza della filiale bancaria.
«Non appena il sistema antintrusione rileva il tentativo di attacco, parte la segnalazione d’allarme alle autorità o all’istituto di vigilanza responsabile della protezione della banca - riferisce Silvia Quaggia - In attesa che la pattuglia di sorveglianza arrivi sul posto (cosa che può richiedere fino a 15-20 minuti), l’ATM viene protetto dal calo di una serranda blindata, che impedisce al ladro di accedere al vano del bancomat».

La soluzione comprende anche un sistema nebbiogeno, che entra in azione saturando lo spazio compreso tra scudo e ATM, in modo che il criminale non riesca a portare a termine il tentativo di effrazione. Con un tempo medio di attivazione pari a circa due minuti, Scudo System interviene in maniera reattiva e solo in presenza di allarmi ridondanti (come la rottura del vetro, la rilevazione dell’intrusione da parte dei sensori volumetrici e il suono della sirena d’allarme). L’intrusione può venire verificata anche tramite l’impianto di videosorveglianza della banca, nel caso in cui la filiale sia dotata di telecamere.
«Quello degli allarmi ridondanti è stato uno degli aspetti tecnici più complicati da mettere a punto - afferma Silvia Quaggia - perché per noi era importante ridurre al massimo la possibilità che il sistema scattasse in presenza di “falsi allarmi”, soprattutto perché il rischio era che l’attivazione della serranda con il nebbiogeno spaventasse gli utenti fragili (per esempio, gli anziani) causando malori anche importanti. Ci sono voluti circa due anni e mezzo per individuare la strada giusta».
Attacchi agli atm, una proposta che funziona
Scudo System può essere applicato anche per la protezione dei bancomat fronte strada: «Il meccanismo di funzionamento è identico a quello già descritto, ma con alcuni dettagli diversi, perché abbiamo dovuto prendere in considerazione fattori come la struttura “logistica” degli ATM, la temperatura, le condizioni atmosferiche e altre variabili che non interessano gli ambienti interni. L’efficacia del sistema nebbiogeno risulta comunque soddisfacente anche in esterno, saturando l’accesso al bancomat in maniera sufficiente» ci dice Quaggia.
Il sistema viene progettato su misura - perché bisogna assemblare e mettere insieme, anche a seconda del contesto di inserimento, tutte le componenti - ma risulta nel complesso flessibile e adattabile a tutti i bancomat, anche nell’eventualità di evoluzioni future nella struttura degli ATM. Viene venduto in tutta Italia e anche all’estero, in quanto compatibile con impianti d’allarme realizzati da installatori terzi. Inoltre, Scudo System ha ottenuto anche la marcatura CE e risulta conforme alla Direttiva Macchine 2006/42/CE, alla Direttiva Compatibilità Elettromagnetica 2014/30/UE e alla Direttiva Bassa Tensione 2014/35/UE.
«Al momento abbiamo all’attivo circa 200 applicazioni in filiali bancarie - dichiara Quaggia - e abbiamo riscontrato un buon successo, poiché il sistema agisce anche come deterrente contro eventuali attacchi futuri: i ladri, una volta constatata l’efficacia della protezione, non riprovano più ad attaccare il bancomat protetto ma preferiscono cercare bersagli più vulnerabili.
Un altro fattore che ci auguriamo incentivi l’adozione di Scudo System da parte delle filiali bancarie è la prassi delle assicurazioni, che sempre più spesso prima di pagare gli indennizzi per i danni si vogliono sincerare che la banca abbia adottato a monte un buon sistema di protezione contro eventuali attacchi».
Telecamere in integrazione
Il progetto è in continua evoluzione: Sei Sicurezza ha le idee ben chiare su cosa fare per migliorare sempre più il proprio sistema. «Il futuro di Scudo System passa dall’integrazione con la videosorveglianza, in modo da riuscire a individuare specificamente i responsabili degli attacchi» rivela Quaggia. Oggi l’azienda è in grado di proporre (a un costo più elevato rispetto alla versione standard) un modello accessoriato che monta a bordo telecamere con intelligenza artificiale, così da rilevare le situazioni più sospette e segnalare un'eventuale effrazione ancora prima che si verifichi.
«È un percorso di evoluzione che abbiamo deciso di portare avanti in collaborazione con il Polo Meccatronico di Trentino Sviluppo, una realtà spinta verso il futuro e orientata a fare rete, dove ha già sede un crogiuolo di aziende complementari alla nostra. Vogliamo fare squadra con nuove startup, ingegneri e professionisti, così da riuscire ad andare sempre oltre nell’innovazione del nostro sistema». L’azienda è al momento presente nell’hub di Trentino Sviluppo con due impiegati tecnici, cui seguiranno altre risorse specializzate in campo tecnico elettronico.
«La nostra aspirazione per il futuro è espanderci sia a livello geografico, sia a livello di applicazioni: quello delle poste, su cui si appoggia una parte importante del circuito bancario, è un altro settore verso cui ci stiamo proiettando» conclude Silvia Quaggia.
Installazione, programmazione e manutenzione
Entriamo nel tecnico, con qualche informazione in più per installatori e professionisti.
I tempi per l’installazione di Scudo System cambiano a seconda della situazione: nel caso di una filiale bancaria ancora in costruzione, i lavori sono molto veloci; basta decidere dove posizionare l’ATM e assemblare il sistema nel punto concordato in fase di cantiere. Nel caso in cui invece si richieda un upgrade di un’area self già attiva, sono necessari in media due giorni, poiché è necessario organizzare la movimentazione della struttura (che ha un peso abbastanza importante) e l’installazione di specifici tamponamenti laterali.
Sei Sicurezza offre anche la possibilità di personalizzazione “estetica” del sistema con serigrafie o loghi ad hoc, per cui i tempi possono diventare un po’ più lunghi anche a seconda delle lavorazioni aggiuntive necessarie. Per quanto riguarda programmazione e configurazione, i modi e i tempi in cui il sistema deve attivarsi vengono decisi di concerto con il referente per la sicurezza della banca (a partire dai dati statistici rilevati su attacchi e rapine).
«Scudo System può essere controllato a distanza attraverso comandi remoti - specifica Silvia Quaggia - ma di solito preferiamo lavorare in loco in modo da poter effettuare tutte le prove necessarie a verificare che il sistema funzioni correttamente». Dal punto di vista manutentivo, la soluzione risulta semplice da monitorare e gestire:
«Tendenzialmente si riesce a far rientrare tutto nelle due visite canoniche all’anno concordate con l’istituto bancario. Verifichiamo se la struttura presenta parti usurate (anche se è raro, visto che uno degli obiettivi del sistema è proprio evitare danni al bancomat come conseguenza anche solo del tentativo di effrazione), mentre per quanto riguarda la sostituzione del liquido nebbiogeno è necessario provvedere circa ogni due anni per mantenere sempre alta l'efficienza del sistema».



