Ciclo dei rifiuti e criminalità

“In Sicilia il settore dei rifiuti si caratterizza perché esso stesso organizzato per delinquere”. Non è la dichiarazione di un pentito di mafia agli investigatori. È la conclusione della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.



Lorenzo Segato

Direttore di RiSSC
Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità

La gestione dei rifiuti rappresenta un settore economico di grande interesse per le organizzazioni criminal. E i fatti della Campania e della Calabria lo confermano.
E' un business miliardario, ove circolano ingenti somme di denaro in costante aumento, perché il sistema modernizzato produce quantità di rifiuti sempre crescenti.
È un settore semplice nella sua struttura (raccolta, trasporto, smaltimento) ma complesso nella sua organizzazione, che si basa in modo significativo su pochi elementi altamente vulnerabili: il sistema dei trasporti privati e il sistema delle discariche/inceneritori.
Non solo il crimine organizzato riesce a infiltrarsi in questi elementi senza necessità di particolari competenze, ma è in grado di organizzare e controllare questi servizi a ogni livello, grazie al suo controllo capillare e pervasivo di alcune aree del territorio.
La mafia controlla le discariche, taglieggia i trasportatori, si infiltra negli appalti pubblici di gestione del servizio rifiuti attraverso società controllate, ricicla denaro di provenienza illecita, smaltisce rifiuti speciali con enormi guadagni provenienti dai fondi neri delle aziende.
È un settore dove si possono trovare facilmente collusione e interessi illeciti convergenti, ad esempio tra chi produce rifiuti che hanno un costo di smaltimento elevato - e vuole risparmiare “a tutti i costi” - chi agisce al di fuori delle regole offrendo prezzi di smaltimento bassi - talmente bassi da far risultare l'illegalità evidente - e chi magari si rende disponibile a ospitare, o non vedere, quello che succede nei siti dove avvengono gli illeciti.

Gestione invisibile
La gestione dei rifiuti per sua natura tende a essere invisibile (nessuno vuole sapere dove passano o vanno a finire i rifiuti, né vederli o sentirne l'odore), dunque si sottrae completamente a un controllo collettivo e civico.
Questo complica anche il sistema dei controlli, che dovrebbe verificare la correttezza della raccolta, del trasporto e dello smaltimento, con costi ovviamente molto elevati.
A ciò si aggiunga che il quadro normativo dei reati ambientali in Italia è particolarmente debole.
Anche l'ultimo decreto legislativo del 7 luglio 2011 “Attuazione delle direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell'ambiente, nonché della direttiva 2009/123/CE, che modifica la direttiva 2005/35/CE relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni per violazioni” è giudicato insufficiente.
Infatti esclude la responsabilità penale per le aziende, inserisce nel Codice Penale due reati molto specifici (art. 727-bis “Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette” e 733-bis “Distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto”), mentre tutti i crimini ambientali rimangono illeciti amministrativi, con tempi di prescrizioni molto brevi, multe irrisorie e nessuna responsabilità penale.

L’occultamento di rifiuti radioattivi
Ma la cosa più grave, in termini di sicurezza, è che i comportamenti criminali nel settore dei rifiuti, che ha un elevato impatto sull'ambiente e sulla salute umana, hanno delle conseguenze che sono spesso invisibili, difficilmente prevedibili, e raramente reversibili. Esistono numerose tracce, attualmente oggetto di indagini, dell'occultamento di rifiuti radioattivi in Calabria, grazie alla collaborazione della 'ndrangheta.
Numerose sono le notizie relative all'affondamento, lungo le coste calabresi, di navi cariche di rifiuti radioattivi.
La Commissione parlamentare, parlando delle cosiddette “navi a perdere”, segnala nel ‘96 «l’esistenza, documentalmente provata, di intense attività di intermediazione poste in essere tra i titolari delle presunte attività di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e la Somalia», sottolineando le coincidenze tra le indagini in corso e le vicende che hanno portato alla morte di Ilaria Alpi e Milan Hrovatin.
Numerose fonti - italiane e straniere - dimostrano l'interesse del clan Mammoliti, in particolare i fratelli Cordì, per lo smaltimento illegale di rifiuti radioattivi, provenienti sia dal centro sia dal nord Italia, in cambio di denaro o di alti “beni” (droga, una partita di armi...).
Esistono aree naturali con il terreno zeppo di metalli pesanti, idrocarburi. Ci sono zone contaminate da materiale radioattivo, a cui si accompagnano tassi di leucemie e tumori anomali rispetto alle medie regionali e nazionali.
Profonde falde acquifere sono inquinate e inutilizzabili, privando intere aree di acqua potabile. È ancora un segreto, infine, cosa si celi nel profondo dei mari, proprio di fronte alle coste dove facciamo il bagno.

Quali contromisure?

Esiste una risposta di tipo normativo, che deve definire le regole del sistema, semplificando le complessità o chiarendo i punti oscuri che si prestano a margini interpretativi che possono essere sfruttati.
I rifiuti urbani non possono essere spostati da una regione all'altra, ma se diventano combustibile per inceneritore allora possono essere liberamente comprati e venduti in tutta Italia.
È necessario, poi, adeguare il sistema sanzionatorio alla gravità delle conseguenze dei comportamenti illeciti.
I danni all'ambiente e alle persone vanno puniti con la massima severità possibile, sia che gli autori siano persone o società.
Va reso più sofisticato il sistema dei controlli, sia amministrativi - non è possibile che si chiudano e riaprano le società che trattano rifiuti con estrema facilità, riacquistando ogni volta un curriculum immacolato - che di Polizia, attraverso un monitoraggio del territorio e un controllo capillare dei mezzi che movimentano i rifiuti.
In questo senso, il sistema SISTRI potrebbe offrire uno strumento di controllo, a patto che si riesca a farlo funzionare.
Infatti, ad oggi l'avvio del sistema è stato posticipato per l'ennesima volta e con l'ultima manovra finanziaria ha rischiato di scomparire.
Esistono poi altri sistemi privati di controllo e monitoraggio che facilitano la tracciabilità dei rifiuti, rendendone più difficile l'occultamento.
Da ultimo, serve un'operazione di educazione culturale nei confronti dei cittadini, delle Istituzioni e delle aziende.
Conferire correttamente i rifiuti è un esercizio di civiltà, ma anche di legalità.
Rifiutare contratti sospetti - al di sotto di costi standard o minimi - è segno di onestà e buon senso.
Denunciare i comportamenti scorretti è un comportamento di coscienza civica, non di delazione. Come dice una pubblicità recente, chi vive a spese degli altri danneggia tutti.

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