Tecnologia giovane, ma già applicata in numerosi contesti, la biometria vocale si basa su modelli statistici e reti neurali, non su modelli matematici. Da sola quindi non è affidabile al 100% ma, affiancata ad altri sistemi di verifica, migliora l’esperienza dell’utente ed è accessibile a tutti
La biometria vocale è una tecnologia giovane ma già applicata in molti contesti, prevalentemente nel settore bancario e assicurativo, per l’identificazione e l’autenticazione digitale. Da sola o più spesso affiancata ad altri sistemi di verifica, a seconda del grado di sicurezza richiesto, migliora l’esperienza dell’utente ed è accessibile a tutti, perché non servono apparecchiature digitali sofisticate per il suo funzionamento, basta il telefono o un comune smartphone. La complessità sta dall’altro lato, quello del professionista che mette in campo il controllo.
«Non è una tecnologia precisa al 100% perché si basa su modelli statistici, su reti neurali, non su modelli matematici - precisa Piergiorgio Vittori, global development director di Spitch, società di consulenza e soluzioni tecnologiche con base in Svizzera - per questo si usa in aggiunta ad altri livelli di sicurezza. L’accuratezza però è elevata, perché l’identificazione del pattern vocale si basa su oltre 70 parametri, non solo sillabe e fonemi, ma per esempio anche il movimento della lingua». Di conseguenza, distingue le voci di gemelli identici meglio dei genitori, è in grado di capire se la voce proviene da un essere umano o da un registratore (ricordiamo tutti la scena di “Mission Impossible”: non è realistica), riconosce ansia e stress, ma è in difficoltà di fronte a una persona malata o raffreddata. Queste caratteristiche ne determinano gli ambiti applicativi, vediamo come.
Le tecnologie di riconoscimento
«Le tipologie di servizio sono due - prosegue Vittori - una standard, che consiste nel riconoscimento del pattern vocale già registrato in un database, in seguito a una telefonata del cliente al call center della banca, per esempio; la modalità più innovativa consiste nella capacità da parte della banca o altro ente di riconoscere il cliente che chiama direttamente la banca per qualsiasi motivo, grazie al match dell’impronta vocale nel Crm, e agire di conseguenza personalizzando il servizio. Entrambe possono essere ottenute per via attiva, cioè richiedendo una frase password, o passiva, cioè lasciando parlare il cliente finché il numero di campioni è sufficiente al riconoscimento e viene avviata la procedura». La modalità passiva è più sicura e più gradevole per il cliente. Il sistema determina il grado di accuratezza ottenuto dalla voce, supponiamo l’80%, e in base alle procedure stabilite dà l’accesso al servizio richiesto oppure fa domande aggiuntive per coprire il 20% nella certezza di riconoscimento, magari per abilitare una operazione bancaria. «Al contrario di quello che si può pensare - dice Vittori - il telefono è un mezzo molto valido, rispetto per esempio anche al microfono di un computer. Infatti, usa un canale 8kHz e il microfono è sempre molto vicino alla bocca, c’è meno rumore di fondo e i modelli statistici sono addestrati al riconoscimento vocale dal telefono».
Accesso riservato
Questo contenuto è riservato agli abbonati alla rivista.
Se sei abbonato, altrimenti abbonati
Sei abbonato a Sicurezza ma non hai mai effettuato l’accesso al sito?
Registrandoti qui con la stessa e-mail utilizzata per la sottoscrizione del tuo abbonamento, entro 24 ore verrai abilitato automaticamente alla consultazione di tutti i contenuti riservati agli abbonati.
Per qualsiasi problema scrivi a abbonamenti@newbusinessmedia.it