Attualità – Termoscanner, Intelligenza Artificiale e droni contro il Coronavirus

Il coronavirus sta mettendo a dura prova il tessuto sociale ed economico del nostro Paese, che ha trovato nell’uso dei termoscanner negli aeroporti una prima barriera contro il virus. La Cina, intanto, “combatte” contro il Covid-19 anche con l’intelligenza artificiale e i droni

La prima impennata di casi legati al coronavirus Covid-19 in Italia risale al 23 febbraio 2020. Le autorità del nostro Paese hanno risposto isolando almeno dieci centri abitati del Nord, si sono premurate di chiudere le scuole di alcune grandi città e hanno annullato una serie di eventi sportivi e culturali, tra cui il prestigioso carnevale di Venezia. In realtà, l’allerta era già scattata da alcune settimane, a fine gennaio, in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza internazionale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Salute. Allora i primi due casi di contagio riscontrati in Italia - si trovò a confermare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante una conferenza a fine gennaio - riguardavano due turisti cinesi, immediatamente ricoverati in regime di isolamento presso l’INMI Lazzaro Spallanzani di Roma.

La scelta dei termoscanner

Ispirandosi al principio di precauzione, sin dalle prime fasi dell’epidemia - ha sottolineato in quell’occasione il premier - in Italia sono stati implementati controlli aeroportuali per i cittadini provenienti dalla zona sede del focolaio epidemico. La misurazione attraverso termoscanner della temperatura corporea, l’identificazione e l’isolamento dei malati, le procedure per il rintraccio e la quarantena dei contatti stretti sono state le prime misure adottate.

Il Comitato Operativo della Protezione Civile - un paio di giorni dopo - si è preoccupato così di valutare tutti gli scenari operativi legati al livello di diffusione del virus, predisponendo le misure da adottare a stretto giro, in particolare per quanto concerneva non soltanto il traffico aereo, ma anche quello marittimo. Sono stati immediatamente predisposti controlli sanitari anche nei porti, con l’estensione di una procedura fino ad allora prevista soltanto per le imbarcazioni non Ue - la “libera pratica sanitaria” - a tutte le imbarcazioni mercantili e da crociera in transito.

L’esempio di Fiumicino

A Fiumicino, esempio virtuoso del nostro Paese impegnato contro il coronavirus, si sono attivati centinaia di volontari e volontarie della Croce Rossa Italiana, per incanalare in precisi corridoi i viaggiatori in arrivo dai voli nazionali, internazionali e area Schengen.

Qui gli operatori stessi, muniti di tablet collegati ai termoscanner, ricevono i dati sulla temperatura corporea dei passeggeri rilevati dai macchinari: in caso di soggetti con una temperatura superiore alla soglia prevista, scatta un protocollo sanitario predisposto dal Ministero della Salute.

Fiumicino dispone di una struttura decentrata rispetto ai Terminal realizzata da ADR (Aeroporti di Roma) su indicazione del Ministero della Sanità per gestire questa tipologia di casi, essendo l’aeroporto deputato a gestire voli in emergenza sanitaria. Una struttura, quella del canale sanitario, che dispone dei più avanzati sistemi di biocontenimento.

All’arrivo dell’aeromobile i passeggeri vengono sbarcati, trasportati con un mezzo interpista presso il canale sanitario all’interno del quale se ne trovano altri due, dotati di telecamere termiche, attraverso i quali transitano i passeggeri per la rilevazione della temperatura corporea. Le immagini vengono visionate da personale medico che provvede ad enucleare eventuali passeggeri che risultano con temperatura anomala. In caso contrario, i passeggeri vengono trasportati al Terminal per proseguire i normali controlli di immigration e ritiro bagaglio.

AI e droni contro il coronavirus

Dalla Cina giungono ulteriori scenari evolutivi. Presso la stazione ferroviaria di Qinghe, a Pechino, un sistema sviluppato dalla società tecnologica cinese Baidu utilizza un sensore a infrarossi e un’intelligenza artificiale per prevedere la temperatura delle persone. L’approccio di Baidu combina la visione computerizzata e l’infrarosso per rilevare la temperatura della fronte fino a 200 persone al minuto: il sistema avvisa le autorità, se rileva un passeggero con una temperatura superiore a 37,3 gradi Celsius, poiché la febbre è un segno rivelatore del coronavirus.

Inoltre, la società Shenzhen MicroMultiCopter ha dispiegato più di 100 droni in varie città cinesi, in grado non solo di rilevare il calore, ma anche di spruzzare disinfettante e di pattugliare i luoghi pubblici.

Passato, presente e futuro delle telecamere termiche

Negli aeroporti italiani l’emergenza coronavirus ha portato all’installazione delle termocamere. Un ambito che trova in Sunell una protagonista. Abbiamo intervistato Massimo Pagani, il direttore commerciale di Sunell Italia.

Quali sono le caratteristiche tecnologiche principali delle telecamere termiche?

«Le normali telecamere termiche, delle quali anche Sunell dispone di ampia gamma da oltre 15 anni, non nascono per svolgere un rilevamento della temperatura corporea, ma come prevenzione incendi e allarme intrusione, se dotate di videoanalisi. La nostra termocamera SN-T5 Panda è stata specificatamente progettata e realizzata da Sunell in seguito all’emergenza Sars per poter identificare nel caso di nuove epidemie, come questa del coronavirus, persone ammalate. Le normali telecamere termiche hanno una tolleranza tra 1°C e 2°C, inadatta per controllare la temperatura umana. La SN-T5 ha una tolleranza di 0,3°C. Per un’applicazione aeroportuale le normali termocamere possono controllare una persona alla volta, identificando in un’area semplicemente il punto di temperatura più alto, mentre la nostra rileva fino a 16 individui e relative temperature contemporaneamente. La temperatura letta da una termocamera si riferisce, se correttamente posizionata, alla temperatura frontale, che non corrisponde alla temperatura corporea: noi applichiamo un algoritmo, correggendola in base anche alle variazioni ambientali per ottenere la corretta e reale temperatura corporea. Questo è il motivo per il quale, analizzata la soluzione, il Ministero della Salute stesso ha emesso un parere dove indica che questi parametri sono vivamente suggeriti per la scelta dei prodotti da utilizzare».

Parliamo di un prodotto facile da usare?

«La tecnologia è efficace quando è di semplice utilizzo. Il personale aeroportuale, su un semplice tablet, visiona il passaggio del flusso di persone dove ognuna ha il volto circoscritto da un quadrato con accanto la temperatura corporea. Se verde rientra nei parametri, se rossa supera i 37,5°C indicati dal Ministero della Salute come soglia di allarme. Un messaggio di alert supplementare avviserà l’operatore mostrando il volto della persona che ha generato l’allarme. Se presente il server Sunview, sarà possibile ottenere dai log delle statistiche giornaliere per fascia di temperatura, necessarie per valutare la situazione dal punto di vista epidemiologico».

Come potranno evolvere in futuro?

«Le telecamere termiche possono offrire diverse applicazioni già oggi rispetto alle tradizionali: principi d’incendio, visione notturna, analisi video, identificazione avvicinamento veicoli o navi in mare. L’obiettivo futuro sarà quello di poterle utilizzare più frequentemente riuscendo a produrre sensori dai costi inferiori a quelli attuali».

Le procedure di controllo all’aeroporto di Bergamo

All’aeroporto di Orio al Serio la temperatura dei passeggeri che atterrano è misurata dai volontari della Sanità alpina dell’ospedale da campo. Ne abbiamo parlato con il direttore generale della Sanità alpina dell’Associazione nazionale Alpini, Sergio Rizzini.

Che tecnologia state utilizzando per i controlli?

«Stiamo usando i termometri a infrarossi portatili, mentre i termoscanner saranno in uso la prossima settimana (intervista effettuata il 5 marzo). Seguiamo la prassi imposta dal Ministero della Salute: sono controllati il 100% dei passeggeri in entrata dell’area Schenghen ed extra Schneghen. Chi è trovato con una temperatura superiore a 37,5° C viene dirottato per un colloquio anamnestico con un medico. Se il passeggero proviene da paesi con la presenza del coronavirus o ha avuto contatti con persone potenzialmente contagiate, questi sono elementi di valutazione che possono portare, insieme alla temperatura rilevata, a un approfondimento presso l’ospedale di assegnazione, dove segue l’iter di verifiche».

Come reagiscono i viaggiatori ai controlli?

«Molto bene. Stiamo eseguendo i controlli dal 6 febbraio. Soprattutto nelle prime due settimane ci ringraziavano, anche perché dichiarano di non avere ricevuto alcun tipo di controllo nei Paesi di provenienza. Quindi, si sentono più tutelati. Fino all’inizio di marzo la media dei controlli è stata di 15 mila al giorno circa, con picchi di 18 mila in alcuni giorni della settimana. Giornalmente impieghiamo, tra gli operatori che rilevano le temperature e quelli logistici che danno supporto, 40 persone al giorno, 20 per turno».

Qual è la differenza di efficacia tra i termometri a infrarossi portatili e i termoscanner?

«La differenza si riduce al fatto che, con il termoscanner, è sufficiente un solo operatore, dietro al monitor, per rilevare la temperatura: oltre ad avere un automatismo nell’azione, si riduce il personale impiegato. Con il termometro a infrarossi, invece, è necessario avere obbligatoriamente due, tre operatori a ogni varco, perché il tempo di verifica è leggermente più lungo: in effetti si richiede giusto qualche secondo, magari per la preparazione del passeggero che deve spostare i capelli o il colletto per rilevare la temperatura dalla fronte o dal collo; una procedura, questa, non necessaria con il termoscanner. A seconda degli scanner, poi, è possibile effettuare la scansione di due, tre passeggeri in simultanea oppure di uno solo; dipende dalla scelta di approfondimento che si vuole fare: quando i soggetti con temperatura superiore a un certo valore si identificano individualmente, infatti, si ha anche la possibilità di indirizzare più agevolmente il loro percorso per le successive verifiche; rilevazioni di tipo massivo, in simulatanea, invece, sono più complicate da gestire, in caso di positività di più passeggeri in contemporanea. Allo stato attuale, comunque, i termoscanner rappresentano la soluzione più avanzata, oggi disponibile, per i controlli in aeroporto».

 

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