Attori e nuove sfide del sistema italiano di Intelligence

 

Prima del 2007, il funzionamento dei Servizi Segreti italiani era basato sul modello della legge del 1977, nata in piena Guerra Fredda. Sono quasi passati dieci anni da quando, con la Legge 124/2007, il sistema italiano di Intelligence ha introdotto una serie di innovazioni fondamentali, sia sotto il profilo delle norme che degli strumenti operativi.

 

Prima del 2007, il funzionamento dei Servizi Segreti italiani era basato su due servizi distinti - SISMI e SISDE - dipendenti da altrettanti Ministeri - Difesa e Interni - sui quali il Governo e il Parlamento avevano un controllo limitato.

In seguito alla riforma del 2007, invece, le agenzie che hanno il compito di ricercare ed elaborare tutte le informazioni utili a difendere la sicurezza della Repubblica sono, sul fronte interno, l'AISI - Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna e, sul fronte esterno, l'AISE - Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna.

Entrambe rispondono al Presidente del Consiglio, al quale sono attribuiti, in via esclusiva, funzioni di alta direzione e responsabilità generale della politica dell’informazione per la sicurezza.

 

Gli attori in campo

Le attività di AISI e AISE sono coordinate dal DIS - Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, il quale promuove e garantisce lo scambio informativo tra i servizi di informazione e le Forze di Polizia.

Altro attore di primaria importanza è il CISR - Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica, chiamato a partecipare attivamente alla funzione di indirizzo politico e amministrativo.

Questo è presieduto dal Presidente del Consiglio ed è composto dall’Autorità delegata, dal Ministro degli Affari Esteri, dal Ministro dell’Interno, dal Ministro della Difesa, dal Ministro della Giustizia e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Per questo motivo, il CISR si è oramai configurato come un vero e proprio Gabinetto per la sicurezza nazionale.

Infine, composto da cinque senatori e cinque deputati, abbiamo il CoPaSiR - Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che garantisce il controllo parlamentare, finalizzato alla verifica che l’attività del sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione, delle leggi e nell’esclusivo interesse della Repubblica e delle sue Istituzioni.

 

Le nuove attività: Intelligence economico-finanziaria e sicurezza cibernetica

Seguendo le indicazioni della Presidenza del Consiglio, e d’intesa con il CoPaSiR, le attività del sistema italiano dei Servizi Segreti oggi includono anche l’Intelligence economico-finanziaria e la sicurezza cibernetica.

Da questi derivano sfide che possono rappresentare terribili minacce per il nostro Sistema Paese.

Oggi, nell'agenda dell'Intelligence, figurano come fenomeni potenzialmente pericolosi per gli interessi nazionali i flussi finanziari internazionali, che possono alimentare il terrorismo globale, l’esportazione illegale di capitali all’estero, i rischi connessi a eventuali intrusioni da parte di attori ostili - attraverso lo spazio cibernetico - nei sistemi di gestione delle infrastrutture critiche quali le reti di trasporto pubblico o di distribuzione dell’energia.

Come ha recentemente spiegato il direttore generale del DIS, Alessandro Pansa, in occasione della conferenza Cyber Tech Europe dello scorso settembre, in un mondo sempre più connesso in virtù dell'Industry 4.0, dell'Internet delle Cose ma anche dei sistemi di Supervisory Control and Data Acquisition, la superficie di attacco è cresciuta in modo esponenziale.

Ed è in tale contesto che il DIS ha promosso iniziative mirate al consolidamento della partnership pubblico-privato: si pensi alla collaborazione con i gestori di infrastrutture critiche e altri operatori strategici.

Da un lato, questi notificano al Dipartimento gli attacchi e altre anomalie registrate sulle proprie reti e sistemi, dall’altro, sono destinatari, da parte del DIS, di analisi e valutazioni della minaccia cyber, così da assicurare loro un adeguato livello di sicurezza informatica.

 

Gabriele Natalizia: “L'Intelligence italiana è un modello”

Gabriele Natalizia, ricercatore presso la Link Campus University di Roma e coordinatore del Centro Studi Geopolitica.info, inquadra il tema all'interno di una dinamica di tipo internazionale.

 

Da una prospettiva internazionale, qual è, in questo passaggio storico, la sfida più rilevante per i Servizi Segreti?

La lotta allo jihadismo e, in particolare, allo Stato Islamico. Parzialmente collegata alla prima sfida è la seconda, ossia il monitoraggio delle rotte migratorie. Infine, il cosiddetto “presidio del sistema-Paese”. In altre parole, l’affiancamento delle attività di Intelligence sia ai nostri interessi economici all’estero che alla capacità di attrazione di investimenti stranieri da parte dell’Italia.

 

Come si colloca l'Intelligence italiana all'interno del più ampio quadro dell'Unione Europea?

L’intelligence italiana è un modello. Questa affermazione, fino a prova contraria, è confermata dal fatto che il nostro Paese è l’unico obiettivo sensibile dell’Europa occidentale a non essere mai stato colpito dal terrorismo islamico dopo l’11 settembre 2001.

 

Da quali fattori deriva tale condizione?

Da un lato, dalla forte expertise in materia di terrorismo che i nostri Servizi di Intelligence hanno sviluppato a partire dalla fine degli anni Cinquanta e fino all’inizio degli anni Novanta. Dall’altro, dalla messa a punto di una valida attività di coordinamento tra Intelligence e Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e tra Intelligence, Forze dell’Ordine e Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo.

 

 

Il consigliere scientifico della Fondazione ICSA: “Il nodo del terzo millennio? La guerra cibernetica”

Il punto di vista di Luciano Piacentini, consigliere scientifico della Fondazione ICSA - Intelligence Culture and Strategic Analysis.

 

Qual è, oggi, il ruolo dei Servizi di Intelligence?

Nei Paesi democratici, le funzioni di Intelligence sono fortemente distinte da quelle delle forze di Polizia. È importante precisare, infatti, che il suo compito è fare prevenzione, non repressione.

 

È possibile, a suo avviso, la collaborazione tra Intelligence diverse?

Gli ultimi attacchi terroristici hanno impropriamente sollecitato uno “scambio” tra le Intelligence dei differenti Paesi coinvolti. Scambio che non potrà mai esserci. Ogni intelligence, infatti, fa capo a un Presidente del Consiglio e tutela gli interessi nazionali in base alla propria Costituzione. Semmai, ci può essere uno “scambio di informazioni” tra Paesi amici. E questo solo questo quando l'input della politica permette di collaborare in virtù di interessi nazionali convergenti.

 

Il fronte caldo del terzo millennio?

È la guerra cibernetica. Dai confini indefinibili, immateriali, priva della benché minima regolamentazione, che mira a distruggere le reti di comunicazione e le infrastrutture critiche di un determinato Paese.

 

Urge un progetto nazionale di cyber security

“Il Paese ha bisogno di un progetto nazionale di cyber security, che - in una nuova accezione di Sicurezza Nazionale - possa confrontarsi con le nuove minacce” ha sollecitato Alessandro Pansa, direttore generale del DIS - Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, nel corso della conferenza Cyber Tech Europe dello scorso settembre.

“Una delle priorità della nuova edizione del Piano Nazionale potrebbe essere l’implementazione di un laboratorio governativo dove testare i sistemi informatici prima del loro impiego nell’ambito di infrastrutture critiche, sia governative che private. Tale obiettivo non può essere conseguito senza un approccio multi-stakeholder, basato sulla cooperazione con il settore privato.”

Il progetto nazionale di cyber security potrà beneficiare della dotazione messa a disposizione dalla legge di stabilità per il 2016.

“Perché il progetto determini un effettivo cambio di passo per la capacità di reazione del nostro Paese, sarà altrettanto indispensabile che la costruzione dello stesso avvenga con il contributo delle varie componenti - pubbliche, private e della ricerca - che costituiscono la struttura portante del tessuto cyber nazionale”.

 

Angelo Mastroianni

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