Prosegue il triste fenomeno delle violenze e delle aggressioni contro gli operatori sanitari. La buona notizia è che, oltre alle istituzioni e al legislatore, in loro soccorso arrivano anche le piattaforme integrate di invio allarmi, che permettono di prevenire tempestivamente situazioni potenzialmente pericolose.
Nonostante le campagne di sensibilizzazione e l’impegno legislativo portato avanti dalle istituzioni, gli episodi di aggressione contro gli operatori sanitari, soprattutto nei pronto soccorso, sono un fenomeno ancora oggi in crescita. Infatti, violenze, aggressioni e minacce sono ancora molto diffuse in corsia e le vittime risultano innanzitutto gli infermieri e gli operatori socio-sanitari, in modo particolare la componente femminile. Ciò risulta ancora più vero per chi lavora in ambito psichiatrico o nel settore dell’emergenza e urgenza.
«È stato dimostrato che, in ambito clinico, il tasso di incidenza di casi di violenza verso il personale risulta quattro volte superiore rispetto a qualunque altro contesto di lavoro e, secondo gli ultimi dati Inail, i casi di aggressione e violenza ai danni del personale sanitario accertati in Italia nel 2022 sono oltre 1.600, dato in aumento sia rispetto al 2021 sia rispetto al 2020 - dichiara Tiziano Pigozzi, Key Account Manager Patient System Ascom - Sono tristemente note le situazioni di violenza verso infermieri e operatori. Sempre secondo gli stessi dati Inail, circa nel 10% dei casi gli infortuni occorsi a chi lavora in corsia sono riconducibili proprio a un’aggressione, i cui autori sono in maggioranza pazienti e loro parenti e le cui vittime in maggior parte donne (7 su 10). Gli infermieri che lavorano nei reparti di geriatria, psichiatria e pronto soccorso, tra l’altro, sono quelli che sperimentano i livelli più elevati di violenza».
La tecnologia può soccorrere in modo efficace tutti i lavoratori della sanità, contribuendo a proteggere l’incolumità del personale in corsia e in ogni situazione critica. «Per rispondere a un’esigenza di sicurezza evidente nel settore, offriamo con la nostra piattaforma Ascom Healthcare un sistema avanzato che permette alla potenziale vittima di aggressione di attivare l’allarme in modo discreto e addirittura, se necessario, non volontario, come può succedere in caso di caduta o perdita di coscienza».
In modo particolare, la piattaforma mira a “giocare d’anticipo”: l’obiettivo è quello di supportare l’operatore in modo che possa evitare le situazioni di pericolo prima che accadano. «Il sistema mette infatti in comunicazione la piattaforma di applicazione software Ofèlia con vari dispositivi hardware in dotazione ai singoli operatori, come smartphone e device in grado di operare su infrastruttura DECT, Wi-Fi o 5G. Tramite le funzioni automatizzate di personal alarm integrate, con opzioni quali “uomo a terra” o “nessun movimento”, in caso di pericolo l’operatore può trasmettere avvisi in modo automatico e allarmi silenziosi, anche prima che si inneschino situazioni potenzialmente pericolose. La piattaforma software dedicata è in grado di smistare automaticamente tali allarmi a colleghi o squadre di soccorso o control room, affinché la persona possa essere localizzata e prontamente soccorsa».
Lavorare sulla cultura
In occasione della terza Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che si è svolta a Roma lo scorso 12 marzo, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha confermato l’impegno del governo per rafforzare le misure di protezione a tutela degli operatori sanitari. L’introduzione di norme come la procedibilità d’ufficio per gli aggressori, l’inasprimento delle pene e il potenziamento dei presidi di polizia negli ospedali promettono di migliorare lo scenario, insieme al rafforzamento delle attività di monitoraggio, prevenzione e formazione - compiti di pertinenza dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie.
Si tratta di un’azione e di un impegno che si devono dispiegare ugualmente da Nord a Sud sul territorio nazionale: un terzo delle aggressioni si registra nel Nord-Ovest (soprattutto in Lombardia), seguito nell’ordine dal Nord-Est (28%), dal Mezzogiorno (22%) e dal Centro (19%). La sfida maggiore, probabilmente, sarà proprio quella di lavorare sulla cultura delle strutture sanitarie, innanzitutto sulla loro consapevolezza in merito al valore della tecnologia contro i rischi di aggressione. Sotto questo profilo, le attività di formazione potranno avere un ruolo decisivo nel migliorare in futuro lo scenario.
Al momento, infatti, «non viene mostrata grande consapevolezza e conoscenza di strumenti tecnologici antiaggressione - prosegue Pigozzi - Istintivamente viene facile pensare all’introduzione di forze di polizia o corpi di guardia, quindi un fattore prettamente umano. Serve maggiore diffusione degli argomenti tramite convegni e webinar, oltre a un’alta sensibilità da parte degli addetti al settore». Favorire i momenti di incontro e confronto vuol dire non solo avere l’opportunità di approfondire determinati scenari tecnologici, ma anche misurarsi con nuovi modelli organizzativi e lavorativi, disegnati da una tecnologia capace di rendere più fluida la comunicazione tra operatori e reparti.
Investire in sicurezza significherebbe favorire contemporaneamente l’implementazione di processi e servizi più efficienti, anche nei confronti dei pazienti e dei loro familiari. Per esempio, il miglioramento della prevenzione contro eventuali aggressioni passa anche dalla riduzione della burocrazia e dei tempi di attesa. Senza dimenticare, tra l’altro, che la riorganizzazione interna di una struttura sanitaria, allo scopo di sfruttare al meglio la tecnologia scelta, può essere più rapida e intuitiva di quanto si immagini.
«A livello di organizzazione - sottolinea infatti Pigozzi - la struttura sanitaria non deve approntare particolari misure, dato che la nostra soluzione è finalizzata a ottimizzare la gestione di allarmi, quindi si adatta a processi di cura e organizzativi già in atto. Due comunque sono gli accorgimenti: dotare tutti i membri degli staff clinici a più alto rischio di possibile aggressione, per esempio il personale del pronto soccorso, dei nostri device mobili dotati di funzionalità personal alarm, organizzando così un flusso dell’alert intelligente e, in secondo luogo, qualora la struttura desideri ottenere un livello di localizzazione degli allarmi personali molto dettagliato e preciso, predisporre l’installazione di beacon (sensori) che, interagendo con i dispositivi mobili, consentano una localizzazione con un alto livello di dettaglio, anche per quanto riguarda la singola stanza».
Formare e integrare
Oltre che per le istituzioni e il legislatore, il tema della formazione degli operatori sanitari riveste un ruolo centrale anche per i fornitori di tecnologie di sicurezza. In questo caso, l’obiettivo è quello di preparare il personale all’adeguato utilizzo delle soluzioni adottate all’interno della struttura sanitaria. Chiaramente, talvolta potrebbero essere richieste nuove competenze o, perlomeno, l’aggiornamento di quelle già possedute.
«Investiamo molto nella formazione per un uso corretto delle nostre soluzioni, sia per quanto riguarda il personale IT sia per quanto riguarda gli utilizzatori finali, così che davvero tutti possano ottenere il massimo dal sistema Ascom e possano utilizzarlo al meglio - assicura Pigozzi - La tecnologia si evolve, il personale cambia e le aziende hanno esigenze sempre più complesse. Ecco perché offriamo corsi di aggiornamento per il personale e i dirigenti. Forniamo poi servizi di gestione dei progetti, di implementazione delle soluzioni e di formazione, che spazia dalle presentazioni di base alla manutenzione tecnica avanzata». Inoltre, per un’azienda come Ascom risulta decisivo sviluppare la propria proposta tecnologica in collaborazione con gli addetti alle cure, ovvero direttamente con coloro che sono schierati in prima linea e in situazioni potenzialmente pericolose.
Fare tesoro delle analisi e dei feedback ricevuti dagli staff clinici è la chiave per perfezionare continuamente le soluzioni, così come i programmi di formazione e supporto. Ciò che fa la differenza, perciò, è il gioco di squadra, non solo tra vendor e utenti, ma anche tra la tecnologia di sicurezza proposta e quelle già in uso presso le strutture sanitarie. «Con l’obiettivo di rispondere all’esigenza delle strutture sanitarie di contare su sistemi in grado di proteggere l’incolumità del personale in corsia nelle sempre più frequenti situazioni critiche, Ascom offre una piattaforma tecnologica integrata che si compone di software e hardware, in grado di comunicare e interagire perfettamente con una vasta gamma di sistemi sanitari e dispositivi medici esistenti, oltre che con le sempre più presenti centrali di building automation. Parliamo infatti di sistemi modulari, facilmente adattabili anche a differenti esigenze e condizioni in continua evoluzione».
Verso lo smart hospital
Per risultare realmente efficace, inoltre, ogni progetto di sicurezza deve avere l’abilità di calarsi perfettamente nelle esigenze della struttura sanitaria di destinazione. Da questo punto di vista, l’intervento e il know-how di installatori e system integrator fanno la differenza nell’implementare un progetto di successo. «Installatori e integratori giocano per noi un ruolo fondamentale. Desideriamo che i nostri clienti possano continuare a dedicarsi alle loro attività principali, mentre grazie al supporto della nostra rete di partner certificati ci assicuriamo che la soluzione venga installata, collaudata e messa in servizio correttamente e che i dipendenti possano utilizzarla con piena fiducia. Proprio per tale motivo predisponiamo ogni anno una serie di corsi di certificazione, durante cui i nostri partner possono aggiornarsi sulle caratteristiche e sulle peculiarità delle nostre soluzioni per essere in grado di seguire in modo efficiente e informato le installazioni presso i clienti».
Questo è tanto più importante perché, di fronte a un fenomeno (quello delle aggressioni al personale sanitario) che si conferma sempre più come preoccupante e sfidante, la tecnologia continua a evolvere per proteggere sempre più efficacemente i sanitari. Nuovi scenari applicativi bussano già alle porte, con la conseguente richiesta di formazione.
«L’evoluzione più importante riguarda non tanto la tecnologia, quanto piuttosto la nuova concezione progettuale dei cosiddetti “smart hospital”, in cui le nostre soluzioni andranno a interagire una volta implementate». Si tratta di un approccio finalizzato a creare ambienti di cura più interconnessi e funzionali, in cui diviene spesso fondamentale la capacità di smistare in modo rapido e sicuro allarmi, dati ed eventi.
È proprio qui che entra in gioco la capacità di far sentire sicuro ogni singolo operatore, che in caso di aggressione o simili sarà in grado di inviare un allarme con la sicurezza che venga gestito nel modo più veloce e condiviso possibile. Dando uno sguardo agli altri Paesi europei, si nota inoltre una tendenza a utilizzare sempre di più la tecnologia 5G, permettendo più velocità e capacità di sistema. «Qui - auspica Pigozzi - dovrà entrare in gioco il servizio che gli operatori italiani potranno erogare in termini di connettività wireless privata».