L’impianto idroelettrico di Chievo, a Verona, è protetto da un complesso sistema che integra apparati antintrusione, controllo accessi e videosorveglianza.

 

La diga del Chievo - che alimenta il Canale Camuzzoni - e la centrale idroelettrica di Tombetta sono situate, rispettivamente, all'inizio e alla fine del passaggio del fiume Camuzzoni nella città di Verona.

Lungo i ponti corrono le condotte e i cavi e, alla fine del percorso cittadino dell'Adige, si trova la sede di Agsm.

Proprio presso la diga, sede storica del Consorzio Camuzzoni, Agsm ha realizzato un nuovo impianto idroelettrico nella conca di navigazione, allo scopo di valorizzare la cospicua portata che viene rilasciata a valle della diga, producendo energia idroelettrica.

La nuova opera ha valorizzato una deviazione artificiale esistente, senza impoverire il corso d'acqua.

I lavori non hanno imposto alcuna modifica del regime idraulico del fiume: l'acqua non passerà più sotto le paratoie della diga, ma verrà convogliata in parte della conca di navigazione, facendo muovere, così, le turbine che produrranno energia.

Il nuovo sistema permette il passaggio dei pesci e favorirà il ripristino floro-faunistico dell’Adige.

La nuova centrale idroelettrica alla diga del Chievo è stata inaugurata a fine 2009 da Agsm e dal consorzio Giulio Camuzzoni.

Realizzato con un investimento di 8,5 milioni di euro, l'impianto permette di evitare, ogni anno, l'emissione di 6.000 tonnellate di anidride carbonica.

Il potenziamento permetterà di ricavare 12 milioni di KiloWatt ora l’anno, equivalenti al consumo di circa quattromila famiglie.

Per questo nuovo impianto, è stato chiesto a Italsicurezza di realizzare un sistema antintrusione abbinato al controllo accessi e integrato con un sistema di videosorveglianza con risoluzione Megapixel, che permettesse di effettuare sia la verifica video di eventuali allarmi che il monitoraggio di alcuni processi.

Nella fase progettuale, gli aspetti più problematici da risolvere sono stati quello di gestire dispositivi a una distanza di oltre 2.000 metri dalla centrale e con la presenza di disturbi elettromagnetici e di proteggere le aree sensibili esterne, compatibilmente con la presenza di animali.

Gli apparati di antintrusione e controllo accessi prevedono l’utilizzo di un'unica centrale, che gestisce i lettori di prossimità, le tastiere con display, i concentratori di ingressi (sia su rame che su fibra ottica), i rilevatori e gli attuatori di allarme.

La centrale, dotata di porta di rete TCP/IP, è gestita tramite il software dedicato Titan.

La rilevazione è applicata sia su ambienti interni (uffici, sale quadri, sale di controllo) che in ambienti esterni (scale di accesso alle cabine).

Tra le particolarità:

 

- utilizzo di bus di comunicazione su fibra ottica multimodale

- protezione delle scale con sensori di torsione (insensibile alla presenza di animali)

- soluzione custom

 

L’impianto video e di monitoraggio remoto, basato su tecnologia IP, è composto dalle telecamere di rete, dal codificatore video (utilizzato per il collegamento di telecamere analogiche), la rete, il server e l’unità di memorizzazione e il software per la gestione video.

Grazie alla tecnologia Power over Ethernet, la rete è utilizzata anche per alimentare i dispositivi video di rete.

Il software prevede:

 

- visualizzazione e registrazione

- controllo mappe, allarmi, live in contemporanea

- architettura client/server per connessioni multiple

- personalizzazione priorità allarme

- matrice virtuale personalizzabile

- notifica allarme sullo schermo con identificazione e visualizzazione immagine e invio e-mail

- visualizzazione registrazione da remoto

 

 

La parola all’installatore

Insieme a Stefano Moretto, AD di Italsicurezza, ripercorriamo alcuni passaggi chiave del progetto descritto.

 

Qual è stata la richiesta del cliente?

Innanzitutto, tutelare il nuovo impianto di produzione da atti vandalici e dal rischio di furto di parti dell’impianto stesso. Vi era, poi, l’esigenza di impedire ai dipendenti non autorizzati di accedere a quelle parti dell’impianto pericolose per l’incolumità fisica, al fine di evitare incidenti e, in generale, situazioni di rischio.

 

Quali sono stati, in fase progettuale e installativa, gli aspetti più problematici da risolvere?

Parte dell’area, adiacente a un bellissimo percorso ciclopedonale, interferisce con il passaggio pubblico. Dunque, il sistema antintrusione doveva assolvere allo scopo senza, però, interferire con l’ambiente esterno. Di qui, l’esigenza di un’applicazione ad hoc, originale, che abbiamo studiato attraverso test di laboratorio. Il risultato? La protezione della scala a chiocciola - dalla quale si accede all’impianto - per mezzo di rilevatori di torsione.

 

Antintrusione, accessi, video e monitoraggio remoto: come dialogano tra loro i differenti apparati?

Gli apparati di antintrusione e controllo accessi prevedono l’utilizzo di un'unica centrale che gestisce i lettori di prossimità, le tastiere con display, i concentratori di ingressi, i rilevatori e gli attuatori di allarme. La centrale, dotata di porta di rete TCP/IP, è gestita tramite il software dedicato Titan. L’impianto video e di monitoraggio remoto, basato su tecnologia IP, è composto dalle telecamere di rete, dal codificatore video, la rete, il server e l’unità di memorizzazione e il software per la gestione video. I sistemi di videosorveglianza e antintrusione interagiscono attraverso input/output e permettono di attivare visualizzazioni predefinite su allarme di determinate zone.

 

Paola Cozzi

Responsabile Rivista Sicurezza

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