
La nuova soluzione ai smart video di Istituto di Vigilanza - Coopservice potenzia le prestazioni degli impianti video di monitoraggio, che grazie all’intelligenza artificiale acquisiscono la capacità di interpretare la generazione degli eventi, riconoscendo persone e veicoli anche in condizioni “difficili”.
Per migliorare le prestazioni dei sistemi di videosorveglianza, IVC (Istituto di Vigilanza - Coopservice) ha sviluppato la nuova soluzione AI Smart Video: grazie a questa tecnologia all’avanguardia, infatti, i clienti possono beneficiare di una gestione ancora più efficiente e sicura degli impianti, riducendo significativamente la generazione di “falsi positivi” e garantendo una risposta rapida e precisa da parte della centrale operativa.
«Uno dei principali vantaggi di AI Smart Video - spiega Andrea Lambiase, direttore dell’area Tecnologia & Innovazione di IVC - è la continua evoluzione delle librerie algoritmiche, che vengono costantemente aggiornate migliorando così le performance del sistema e riducendo i margini di errore nella gestione degli eventi. La centrale operativa, attraverso l’utilizzo di algoritmi sempre più precisi, è in grado di discriminare con certezza i “falsi positivi” dai veri allarmi, facendo dell’operatore un analista altamente qualificato».
LE LIBRERIE ALGORITMICHE
Lambiase specifica: «Le librerie algoritmiche sono l’insieme delle regole di funzionamento date alla macchina, come per esempio lavorare sull’individuazione dell’essere umano nel momento in cui viene varcata la soglia immaginaria designata digitalmente all’atto della configurazione degli apparati delle telecamere. Un altro caso - sempre in ambito sicurezza - può essere quello in cui il cliente desidera verificare in tempo reale se in cantiere gli operai indossino i DPI; ancora, potrebbe essere importante disporre di un algoritmo addestrato a riconoscere la presenza di fumo o fuoco all’interno di un sito.
Diciamo che la computer vision ha possibilità di applicazione molto estese. Uno dei campi operativi può essere il settore food, dove viene utilizzata per distinguere, solo attraverso l’utilizzo della telecamera, i prodotti conformi agli standard richiesti per la produzione da quelli fallati. Un noto produttore di salsa utilizza l’algoritmo di computer vision per discriminare i pomodori con caratteristiche inadatte a passare il vaglio del controllo qualità».

Possiamo fare qualche esempio di applicazione?
«Durante il monitoraggio di un’area eventi per conto di un cliente, è capitato un evento di allarme in cui le piante dislocate in loco sono state scambiate per sagome di persone, generando un “falso positivo” con il conseguente invio di una pattuglia di vigilanza. In circostanze simili, l’impiego dell’AI può risultare prezioso, poiché l’algoritmo, a differenza dell’occhio umano, non lavora sull’immagine tout court bensì sul metadato ed è quindi in grado di distinguere con maggiore precisione la forma inquadrata dalle telecamere.
Lo stesso principio può valere anche per gli spazi in cui il transito di animali (magari di notte e in particolari condizioni contingenti) può indurre la telecamera in errore, per esempio dando l’impressione di una persona che si avvicina carponi a una recinzione). Con la soluzione AI Smart Video, invece, la telecamera di videosorveglianza è in grado di interpretare correttamente nel 90% dei casi quanto sta succedendo nella realtà».
Cosa si intende esattamente per metadato e quali sono le differenze rispetto alla ripresa di un’immagine?
«Il metadato è il risultato dell’elaborazione del sistema di videosorveglianza cui viene applicata una soluzione di videoanalisi basata su machine learning (come quella proposta da IVC). L’intelligenza artificiale viene addestrata attraverso l’analisi di un’ampia quantità di immagini etichettate che rappresentano situazioni diverse, imparando a riconoscere schemi visivi ricorrenti che caratterizzano ciascuna categoria.
L’AI diventa quindi in grado di riconoscere un oggetto per quello che è anche in condizioni estreme, in cui la visione a occhio nudo risulterebbe decisamente più fallace. Per entrare più nel dettaglio, il sistema impara a identificare strutture visive caratteristiche - a volte chiamate matrici di attivazione o “feature maps” - che corrispondono a particolari categorie (essere umano, bicicletta, animale ecc.).
Come si può intuire, l’addestramento dell’AI per il riconoscimento delle immagini richiede a monte un grosso lavoro di programmazione e implementazione, con algoritmi via via più evoluti che vengono addestrati in base alle condizioni e casi concreti attinenti al contesto di sorveglianza».
In che modo l’AI riesce a sopperire alle oggettive limitazioni della videosorveglianza standard (riprese notturne o in condizioni normalmente disagevoli)?
«L’intelligenza artificiale funziona riconoscendo - a partire dall’immagine dell’oggetto nella realtà - una mappa di punti; quindi, che sia giorno o notte o che la telecamera lavori in condizioni “difficili” (appannamento del vetro, elementi estranei che coprono parzialmente la visuale, nebbia, pioggia ecc.) non cambia assolutamente nulla. La macchina lavora sul dato e non sul frame di immagine».
La soluzione è integrabile con impianti preesistenti?
«AI Smart Video dialoga con qualsiasi centrale di rilevazione intrusione, permettendo l’integrazione con gli impianti esistenti e migliorandone l’efficienza complessiva senza richiedere interventi invasivi. Inoltre, per chi è dotato di un impianto di videosorveglianza, la soluzione fornisce nuove performance al sistema video con un investimento minimo e un’applicazione rapida ed economica.
Su questa tecnologia si inserisce il collegamento con la periferica SVB (Smart Video Box), dotata di algoritmi sviluppati con intelligenza artificiale che rilevano automaticamente lo spostamento o l’oscuramento delle telecamere, garantendo un monitoraggio continuo e senza interruzioni».
Com’è stata sviluppata questa periferica?
«SVB è stata implementata a partire da un problema rilevato da molti dei nostri clienti, per cui abbiamo verificato come in alcuni casi non fosse stato possibile rilevare in tempo reale l’eventuale malfunzionamento di una o più telecamere (a causa, per esempio, del tentativo di spostare l’inquadratura dei dispositivi o, più banalmente, per l’aggiunta di un nuovo elemento nello spazio di riferimento o per qualche interferenza dovuta a fattori estemporanei).
Abbiamo verificato che, in queste circostanze, non sarebbe stato comunque possibile rilevare il problema a meno che non fosse stato effettuato un monitoraggio continuo del contesto. SVB consente di attivare un collegamento tra l’impianto di videosorveglianza e la centrale operativa per verificare cosa sta succedendo in modo rapido e sicuro, con la possibilità di abbattere del 98% i “falsi positivi” e di circa il 60% l’invio di autopattuglie.
Il collegamento avviene attraverso un tunnel criptato che garantisce l’assoluta protezione dei dati, con accesso esclusivo per gli operatori della centrale. Il sistema viene monitorato H24 dai più avanzati apparati tecnologici, assicurando la massima protezione contro qualsiasi tipo di intrusione».
Quali sono i possibili futuri sviluppi per AI smart video?
«Nel nostro lab stiamo ampliando le funzionalità della soluzione, consapevoli di quanto l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sia foriero di opportunità: per il settore della grande distribuzione stiamo sperimentando una soluzione antitaccheggio che, tramite la videoanalisi, consenta di individuare alla fonte eventuali tentativi di furto; stiamo inoltre sperimentando soluzioni evolute per i cantieri, con il riconoscimento automatico dell’utilizzo di DPI (dispositivi di protezione individuale) da parte dei lavoratori.
Sul fronte safety e security stiamo lavorando a soluzioni per l’antincendio, che prevedano attraverso la computer vision il riconoscimento digitale di elementi di fumo o di fuoco presenti nell’ambiente, sostituendo in maniera molto più efficace le attuali periferiche antincendio».
CYBERSECURITY COMPLIANT
SVB è a prova di attacchi hacker, come spiega Lambiase: «Come IVC abbiamo sentito l’esigenza di sviluppare internamente una periferica video che ci consentisse di intercettare il segnale proveniente dalle videocamere del cliente senza chiedergli di accedere alla rete interna.
Le reti su cui si appoggiano le telecamere, infatti, di frequente sono diverse da quelle utilizzate per le abituali attività (accesso a Internet, e-mail ecc.) e spesso non risultano preventivamente protette con sistemi antivirus o firewall (o, in alternativa, ricorrendo a un router autonomo). Con la nostra periferica video, invece, disponiamo di un canale completamente criptato, assolutamente sicuro, da cui riceviamo direttamente il segnale delle telecamere».


