Verso una nuova visione di infrastruttura critica

E’ il tempo della “piazza virtuale”, l’agorà del Terzo Millennio, in una società che appare già spenta dalla progressiva massificazione e che si avvia sulla strada del pensiero unico.

 

Gianni Andrei
Esperto di sicurezza integrata
Docente a contratto di “Risk Analysis” e “Organizzazione di Sicurezza ed Emergenza” presso l’Università di Roma Tor Vergata
Presidente di A.I.PRO.S. - Associazione Italiana Professionisti della Sicurezza

Il mondo sembra diventato piccolo, con l’annullamento delle distanze fisiche e culturali e dove stili di vita, tradizioni, lingue, etnie sono rese sempre più omogenee, piatte e internazionali.
Con Internet, appunto, affollato di informazioni, pensieri, entusiasmi, idee, depressioni, proteste, aneliti o inviti espliciti al nichilismo, alla ribellione: tutte voci senza volto e libere, perché non attribuibili, che si palesano attraverso “maschere digitali”.
Chi non vuole essere conosciuto rimane nell’ombra e dall’ombra parla con l’universo.
Parla, solleva questioni, riceve consenso o meno, fa business, trascina simpatie e antipatie su un’idea, una proposta risolutiva di qualsivoglia problema senza mai incontrare nessuno, pur raggiungendo in tempo reale ogni parte del mondo.
E così, “navigando” in rete, si possono scoprire molte cose di chiunque, attingere informazioni e notizie, elaborandole e avendo la possibilità di gestirle o manipolarle immediatamente.
Non solo il web, ma poi soprattutto i social network (Facebook e Twitter) danno voce a una comunità di solitari che si parlano a distanza, ma che poi possono ritrovarsi insieme ad agire contemporaneamente nelle piazze reali per uno stesso obiettivo e con mezzi concreti, inviando un semplice “segnale” (non usando più i cellulari che hanno tracciabilità).
Il confine tra verità e menzogna, tra sentimenti positivi individuali e pesanti proteste sociali collettive diventa talmente sottile e labile che risulta palese ma difficile da decifrare nell’origine anche a coloro che vigilano sulle comunicazioni, per interpretarle e per comprenderne i veri scopi.
Un pericoloso gioco delle parti che può trovare, in alcuni, le basi per passare dal virtuale al reale, dalle parole ai fatti.
Una piazza, quindi, dove non si riesce a distinguere il volto dei “buoni” e dei “cattivi”.
Voglio qui escludere comunque, per definire meglio uno scenario di studio e riflessione, le grandi organizzazioni criminali, che curano in particolar modo il narcotraffico e l’immigrazione clandestina, nonché le mafie internazionali emergenti, le quali tutte effettuano grandi investimenti di denaro - pulito e non - per penetrare legalmente nell’economia italiana e operano con l’uso di tecnologie informatiche ed elettroniche sofisticate e all’avanguardia, per cui è veramente scarsa la possibilità di attuare un’attività di prevenzione, difesa e contrasto se non a livello di cooperazione internazionale.

Scenario poliedrico
In tutto ciò, sono facilmente evidenziabili le tipologie di minacce possibili:

• attività mirate di hacker
• informazioni allarmanti o fuorvianti
• comunicazioni funzionali tra gruppi o singole persone

le finalità:
• atti dimostrativi
• atti vandalici
• danni di immagine
• sabotaggi
• azioni insurrezionali
• attività di guerriglia o terroristiche

le motivazioni:
• sfida di un hacker
• spionaggio industriale
• vendetta di ex-dipendente
• infedeltà di un dipendente
• azione di criminalità comune
• insurrezione
• terrorismo

In un’azienda, la Risk Analysis individua come elementi essenziali relativi ai beni:

- le attività e i processi aziendali
- le informazioni

E proprio le informazioni sono funzioni la cui perdita o degrado impediscono o compromettono il raggiungimento degli obiettivi, funzioni che contengono segreti industriali, informazioni coperte dal segreto di Stato, informazioni vitali per il raggiungimento degli obiettivi, informazioni sensibili, informazioni strategiche, informazioni “costose”.
La diffusione di notizie false o tendenti a fuorviare, rassicurando troppo o allarmando oltremisura, ad esempio, sono facilmente sfruttabili da malintenzionati durante un’emergenza.
In ogni evento di tale tipo, reale o simulato, gli elementi più delicati sono

- l’unicità del potere decisionale
- il buon funzionamento delle comunicazioni
- il coordinamento operativo tra i vari soggetti

Sia per chi deve intervenire che per il personale aziendale, è allora fondamentale un’informazione corretta e tempestiva.
Ma, al di fuori di un’azienda le problematiche, sono assai diverse.
La situazione geopolitica e nazionale trova terreno fertile nelle cellule anarco-insurrezionaliste e di fanatici religiosi, pronti a sfruttare eventuali accadimenti favorevoli alla loro azione.
Come, poi, non pensare ai tanti comitati e movimenti del NO: No Global, No TAV, No Euro, No Biogas, No Rigassificatori, No Discarica, No Termovalorizzatori, No MOSE, No MOUS, ecc., tutti largamente diffusi, con eventi per la maggior parte frequentati da persone normali e tranquille, convinte di manifestare pacificamente ma facili prede di infiltrati e di sabotatori, pronti a operare in modo violento.
Se questo può essere un tipico problema dei servizi di intelligence, alcuni scenari sono ben delimitati e definibili, a livello nazionale, in aree e occasioni particolari: basta pensare a fatti recenti, come a partite di calcio “a rischio”, dove i rancori tra opposte tifoserie sono ben strumentalizzati politicamente per vere e proprie azioni eversive di guerriglia urbana, ovvero l’avvenuto sabotaggio di prodotti alimentari, volto a danneggiare l’immagine e il business dell’azienda produttrice (si ricorderà la notizia dello scorso 19 febbraio relativa alla “contaminazione con acqua ossigenata” di un budino largamente distribuito nei supermercati italiani).
E poi ancora i ricorrenti “allarmi bomba”, volti a creare panico e a penalizzare il business di un’azienda o l’interruzione di pubblici servizi.
Tenendo ben presente che tali accadimenti non avvengono casualmente, ma in modo ben studiato e organizzato, se non “scientifico”, anche attraverso un’informazione capillare preventiva o, nel caso del sabotaggio di un prodotto, attraverso la successiva diffusione della notizia su web e social network.
Si possono così raggiungere risultati dirompenti, con un effetto “virale” davvero straordinario, che può sfociare (come spesso avviene) in un contagio collettivo.
Emulazione e “competizione” (effetto domino), quindi: ecco i “fattori collaterali” della malevola gestione di una informazione o notizia su web e social network, anche effettuata da una sola persona seduta comodamente a casa propria.
Altresì, è oltremodo allarmante sapere che gli strumenti applicativi per violare la privacy di conversazioni informatiche, come WhatsApp - il cui servizio di chat è stato recentemente acquisito da Facebook - che risulterebbe facilmente vulnerabile tramite una semplice App, installata da un utente sul proprio cellulare, che può richiedere il permesso di leggere l’intera cronologia dei messaggi, cosa che l’utente, senza avere alcuna notifica di ciò che sta facendo, generalmente autorizza senza problemi.
La notizia è del 16 marzo scorso.
Si potrà dire che questo è uno strumento per chi vigila, ma lo è anche per chi lo vuole sfruttare per ben altri fini.

Psicologia e sicurezza
Abraham Maslow, noto psicologo del lavoro, mise a punto negli Anni Cinquanta una “Scala di soddisfacimento dei bisogni” dell’uomo, molto interessante anche per coloro che si occupano di sicurezza.
Al primo gradino, trovano posto i bisogni fisiologici, immediatamente dopo troviamo il bisogno di sicurezza, seguito poi dai bisogni sociali, dal bisogno di autostima e, infine, dal bisogno di autorealizzazione.
Ma questa sequenza di soddisfacimento, pur presente nelle intenzioni e nei desideri di ogni uomo, non sembra in realtà essere sempre rispettata nel nostro vivere, anzi, sovente viene alterata e stravolta.
Il bisogno di sicurezza, ad esempio, non viene sempre prioritariamente soddisfatto perché a volte più urgenti appaiono i bisogni di appartenenza e di attività sociale e quelli di autostima e di status sociale, per non parlare del bisogno di autorealizzazione che in talune persone è talmente forte da superare tutti gli altri.
E’ proprio quest’ultimo, ad esempio, che anima l’azione di un terrorista, pronto al sacrificio estremo per raggiungere un obiettivo specifico, mosso da radicalismo politico o fanatismo religioso.
E’ senz’altro utile agli analisti dei rischi e ai progettisti di un “sistema di sicurezza” aziendale - e soprattutto “urbano” - tenere presente gli aspetti psicologici definiti da Maslow, anche perché da qui c’è un’ulteriore conferma alla individuazione delle minacce e delle vulnerabilità dei luoghi non produttivi frequentati dal pubblico e caratterizzati da alta densità di affollamento e da accessi, spostamenti e permanenza occasionali quali:

- centri commerciali, supermarket, magazzini
- ospedali, case di cura e case di riposo
- luoghi di culto
- locali di pubblico spettacolo (all’aperto e al chiuso)
- edifici e luoghi per lo sport e lo svago
- musei e edifici storici ed espositivi aperti al pubblico
- hotel e ristoranti
- stazioni di ferrovie, metro e bus, porti e aeroporti
- scuole, atenei e Istituti di istruzione
- edifici pubblici e di pubblica utilità (Poste, Uffici Comunali e Amministrativi ecc.)

In definitiva, una semplice analisi dal punto di vista etico-sociale e del costume ci consente di evidenziare, nella società odierna, la grandissima dipendenza della gente dai “modelli virtuali” che ci vengono continuamente e quotidianamente propinati e imposti, in primis dai circuiti mediatici, tesi a immortalare stereotipi completamente avulsi dalle realtà collettive e individuali, come pure i siti web e i social network, sempre più protagonisti della nostra vita quotidiana.
Ecco allora che lo spirito di emulazione contagia tutti, grandi e piccoli, ricchi e meno abbienti, fino a seguire tendenze, mode, comportamenti e atteggiamenti, spesso solo trasgressivi ma a volte molto pericolosi.
Evidentemente, è difficile oggi educare ed educarci, specialmente quando spettacolarità e sensazionalismo sono considerati - insieme al bisogno di apparire, primeggiare e farsi invidiare - gli obiettivi primari e irrinunciabili della vita.
Ecco, dunque, la sfida: individuare le nuove figure professionali idonee ad affrontare questi nuovi scenari.
E soprattutto formarle.

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