Soluzioni anti-jamming per centrali e rivelatori senza fili

 

Contro i disturbatori di frequenze - i cosiddetti “jammer” - i dispositivi senza fili di ultima generazione adottano sistemi anti-jamming, comunicazioni bidirezionali multibanda e altri soluzioni che possono rivelarsi più o meno efficaci a seconda delle soluzioni adottate e della professionalità dell’installatore.

 

I progettisti di dispositivi antintrusione hanno messo a punto diverse contromisure per combattere il fenomeno del jamming, più o meno efficaci a seconda della tecnologia impiegata, dell’esperienza dei malintenzionati e della qualità dell’installazione.

Ovviamente, non esiste un sistema sicuro al 100% e tutto deve essere commisurato al valore dei beni da proteggere, al budget a disposizione e alle molteplici variabili ambientali.

 

Che cos’è un “jammer” e come lavora

Il “jammer” è uno strumento che disturba, bloccandole, le comunicazioni via radio su una o più bande di frequenza.

Seppur vietato dalla legge, questo “disturbatore” è facilmente acquistabile a prezzi abbordabili e viene sempre più utilizzato dai malintenzionati per manomettere sistemi antintrusione senza fili.

Più nel dettaglio, si tratta di un trasmettitore ad alta potenza che invia segnali in radiofrequenza su più bande (GSM 900 e 1800 MHz, LTE, Wi-Fi e Bluetooth 2,4 GHz ecc.), allo scopo di accecare - e, quindi, di inibire - il funzionamento dei dispositivi che emettono e ricevono onde radio, nel nostro caso GSM, centrali e sensori wireless, ma anche le telecamere di sorveglianza wireless e Wi-Fi.

Grazie alla facile reperibilità e al costo contenuto, è lo strumento più utilizzato dai ladri per mettere fuori uso un impianto antintrusione in pochi secondi, con la massima semplicità e, soprattutto, senza lasciare tracce.

L’offerta commerciale è ampia, variegata e per ogni tasca.

Ci sono modelli da tavolo e portatili con batteria ricaricabile, quelli più economici - che si limitano a disturbare le comunicazioni cellulari nel raggio di pochi metri - e quelli professionali, che operano su distanze maggiori (anche oltre i 150 metri) nelle bande GSM, 3G, LTE, GPS (per i sistemi di localizzazione), Wi-Fi, Bluetooth e sulle frequenze da 434 e 868 MHz, utilizzate dalle centrali e dai rivelatori nei sistemi antintrusione senza fili.

 

Che cosa dice la Legge

Le ricerche svolte dalla Commissione Europea indicano che, attualmente, negli Stati membri non è consentito bloccare la ricezione e l’emissione di segnali GSM, rendendo di fatto illegali i “jammer”.

Nonostante la Francia abbia adottato una legge che rappresenta un terreno fertile per l’impiego di sistemi di inattivazione, non esistono ancora regolamenti tecnici di applicazione che permettono di utilizzare legalmente i jammer.

Di conseguenza, gli Stati membri sono tenuti a prendere provvedimenti, a norma di quanto disposto dalla direttiva 89/336/ CEE del Consiglio del 3 maggio 1989 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica o dalla direttiva 1999/5/CE del Parlamento europeo riguardante le apparecchiature radio e le apparecchiature terminali di telecomunicazione e il reciproco riconoscimento della loro conformità, ritirandoli dal mercato.

Infatti, i jammer non recano la marcatura CE e, quindi, non sono conformi ai requisiti essenziali individuati dalla direttiva, per cui non possono circolare, né tantomeno essere utilizzati nel mercato della Comunità Europea.

Quanto alla legislazione italiana, gli Art. 340, 617 e 617 bis del Codice Penale puniscono l’utilizzo e l’installazione di questi prodotti, in quanto potenzialmente potrebbero interrompere un servizio pubblico come quello delle comunicazioni telefoniche.

L’uso dei jammer, pertanto, è consentito esclusivamente alle Forze dell’Ordine e alle Forze militari.

 

Due frequenze: 434 e 866 MHz

Le centrali e i rivelatori senza fili di recente progettazione utilizzano due frequenze, di solito a 434 e 866 MHz, per evitare che i disturbi radio generati sia dai jammer che da altri dispositivi (router e ripetitori Wi-Fi, forni a microonde, motori elettrici, trasmettitori audio/video ecc.) possano comprometterne il funzionamento o limitarne la portata.

In alcuni casi (da evitare), le centrali e i rivelatori utilizzano due canali radio operanti sulla stessa frequenza, che possono essere così “accecati” con jammer da poche decine di euro.

Per evitare l’accecamento volontario, alcune centrali wireless sono dotate della funzione anti-jamming che rileva la saturazione prolungata dei canali radio utilizzati per comunicare con i rilevatori oppure l’assenza di comunicazione bidirezionale ciclica (trasmissione-ricezione-trasmissione-status KO) e genera un allarme anti-sabotaggio.

Per migliorare ulteriormente l’affidabilità dei rivelatori senza fili, alcuni sistemi antintrusione adottano la tecnologia “mesh”, che fa dialogare tra loro i rivelatori per creare una rete di comunicazione al posto del collegamento punto-multipunto (centrale- rivelatori) dei sistemi tradizionali.

 

Combinatori filari e GSM, i più sabotati

I malintenzionati concentrano più spesso la loro attenzione sui combinatori telefonici

Il motivo è semplice: mettendoli fuori uso, evitano che l’utente possa ricevere una notifica di allarme sul proprio telefono cellulare e allertare, così, l’intervento di amici, parenti e Forze dell’Ordine.

I combinatori che utilizzano la linea telefonica tradizionale (PSTN) possono essere sabotati tagliando i cavi del doppino telefonico (oppure la fibra ottica), lungo le scatole di derivazione o nel locale tecnico per i condomini o direttamente nell’armadio di strada per le villette e le altre abitazioni singole.

Un cablaggio nascosto e a regola d’arte migliora la sicurezza ma, trovandosi sempre all’esterno dei locali da proteggere, è più facilmente soggetto a sabotaggi.

Inoltre, il malintenzionato, se conosce il numero telefonico dell’abitazione, potrebbe tenere occupata la linea telefonica effettuando una semplice chiamata ripetuta.

I combinatori che utilizzano le reti mobili (GSM, GPRS, 3G, ecc.) sono più sicuri, perché situati all’interno dell’abitazione e protetti dallo stesso impianto antintrusione.

Tuttavia, come dimostrano le statistiche, temono l’azione dei jammer ancor più delle centrali wireless.

Per elevarne il grado di affidabilità, possono essere collegati ad antenne esterne posizionate in zone protette (comunque attaccabili da jammer professionali a lunga portata) e, soprattutto, venire dotati di funzioni anti-jamming.

Queste funzioni possono basarsi su sistemi master-slave, che sfruttano, eventualmente, una linea secondaria (PSTN o ADSL) o un secondo combinatore per monitorare costantemente il corretto funzionamento della linea telefonica, effettuando chiamate a un numero remoto (o centrale remota) e generando allarmi e/o notifiche in caso di mancata risposta o collegamento.

La doppia linea garantisce una maggiore tempestività di intervento rispetto al doppio combinatore (master-slave), ma non è fattibile in quelle abitazioni, ad esempio le seconde case di vacanza, sprovviste di linea telefonica fissa.

I sistemi anti-jamming più sofisticati possono basarsi anche su collegamenti IP permanenti (pochi kilobyte, che non “pesano” sul traffico dati) che, in caso di interruzione, generano automaticamente un allarme e la notifica sul dispositivo remoto (es. smartphone e tablet tramite App), anche senza bisogno di utilizzare una linea secondaria.

 

Marcello Recalcati

 

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