Sicurezza e locali pubblici – Bar e ristoranti sicuri ma non troppo

Aggressioni, rapine, furti da parte di dipendenti “infedeli”: nonostante i risultati positivi raggiunti, i locali pubblici devono stare sempre in allerta contro le minacce criminali

Bar e ristoranti si confermano il volano della ripresa dei consumi delle famiglie italiane. È questa una delle principali evidenze emerse dall’ultimo Rapporto Ristorazione della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi. Tuttavia, anche in questo brillante settore non mancano alcune criticità, in particolare se consideriamo il fenomeno delle rapine e delle aggressioni a loro danno.

Ne è prova quanto accaduto a fine gennaio scorso, a Mantova, a uno chef stellato come il 75enne Romano Tamani, aggredito e rapinato nel suo ristorante da quattro banditi incappucciati, mentre stava uscendo dal suo locale. Una volta legato e imbavagliato lo chef, e dopo avere cercato invano una cassaforte mettendo a soqquadro il locale, i rapinatori sono scappati con una carta di credito da cui hanno effettuato alcuni prelievi durante la fuga.

La gravità dell’accaduto ha spinto la stessa Fipe a denunciare che «l’aggressione avvenuta ai danni dello chef Romano Tamani testimonia ancora una volta il fatto che bar e ristoranti in Italia vengono spesso lasciati al loro destino quando si parla di sicurezza e presidio del territorio». La Federazione, perciò, è tornata «a chiedere con forza alle istituzioni un più capillare presidio sul territorio in difesa di una categoria di imprenditori che svolgono anche un’importante funzione sociale». Tanto più per il fatto che «i pubblici esercizi sono pressoché quotidianamente al centro di episodi di delinquenza e criminalità, che in diversi casi hanno anche avuto esiti tragici, come la drammatica notte nella tabaccheria di Budrio ci ricorda ancora».

Tra raid e minacce interne

Non mancano, in effetti, i casi in cui le rapine ai ristoranti sembrano veri e propri raid. Basti pensare a quanto accaduto il giorno dell’Epifania a un noto ristorante al Vomero, a Napoli, quando una coppia di banditi armati di pistola, raggiunto il locale a bordo di una moto poco prima che si riempisse di clienti, hanno agito rapidamente al suo interno mostrando di sapere bene come muoversi, ovvero dirigendosi immediatamente alla cassa verso il titolare per sottrargli Rolex, braccialetti e catenina in oro, come se fossero perfettamente a conoscenza dei preziosi indossati da quest’ultimo.

Non mancano, poi, i casi in cui sono gli stessi dipendenti a rappresentare una minaccia per il ristorante. La cronaca, purtroppo, ha riportato anche episodi di collaboratori di fiducia che, incaricati di gestire in piena autonomia gli incassi, hanno finto di avere subito una rapina per tenersi i soldi della giornata. Oppure, ancora, sappiamo di ex dipendenti che, grazie a un duplicato della chiave del locale, si intrufolavano al suo interno ripetutamente di notte, attenti ogni volta a sottrarre dalla cassa banconote di piccolo taglio, per non destare sospetti.

Tutti questi esempi confermano che rapinatori e ladri sono portati a operare con piani di azione precisi, generalmente in coppia o in gruppo, studiando le abitudini e i movimenti del titolare per capire come colpire. I loro obiettivi possono essere molteplici, dagli incassi agli oggetti di valore, dalle casseforti alle carte di credito. 

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