Rifiuti e combustione illecita – Le terre dei fuochi: è allarme incendi

Da Nord a Sud si moltiplicano gli episodi di incendi negli impianti di rifiuti. Tra le loro fragilità spicca la generale assenza di impianti di videosorveglianza adeguati

Da Nord a Sud, durante l’autunno si sono moltiplicati gli incendi negli impianti di rifiuti. Tra tutti, uno in particolare, avvenuto a metà ottobre in un deposito milanese, in zona Boviscasca, ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica per la sua gravità. Un evento terribile sotto il profilo sia ambientale sia sociale, con fiamme visibili anche nelle altre parti del capoluogo lombardo, con diossina sprigionata nell’aria, avvisi del Comune per tenere le finestre chiuse e persino con un vigile del fuoco che ha riportato un trauma nelle operazioni di intervento con i colleghi. Un caso paradigmatico nella sua drammaticità, oltretutto neppure inusuale.

Solo in Lombardia, infatti, si tratta del diciassettesimo incendio che riguarda depositi di questo tipo dall’inizio del 2018. Un dato allarmante e affatto casuale. Le indagini condotte dal pm Donata Costa, dagli ispettori di polizia giudiziaria dei Vigili del Fuoco e dalla squadra mobile si sono mosse, infatti, fin dal principio sulla pista dell’incendio doloso: ipotesi confortata da alcune fotografie pubblicate da una residente sul proprio profilo Facebook, che mostrano focolai particolarmente intensi ai lati e al centro del deposito, rivelando una dinamica e una propagazione dell’incendio tutt’altro che naturale.

Gli episodi sono così numerosi che ormai si parla persino di “Terra dei Fuochi lombarda”: la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti segnala che, nell’ultimo triennio, il 50% degli incendi di questo tipo si è verificato proprio al Nord e il 20% è di origine dolosa. Questo perché il trattamento dei rifiuti rappresenta un business ricchissimo per la criminalità organizzata.

Incendi, un fenomeno in crescita

Il fenomeno degli incendi negli impianti di trattamento dei rifiuti, chiaramente, coinvolge anche le altre zone d’Italia. Chi non ricorda i terribili episodi che hanno coinvolto nel recente passato Pomezia, in provincia di Roma, e Alcamo, in provincia di Trapani? Anziché essere relegati nelle pagine di cronaca locale, anch’essi, per la loro gravità, conquistarono la ribalta nazionale. Eppure, anche in questo caso, parliamo solo della punta dell’iceberg. Come ricorda la stessa Commissione, infatti, gli episodi sono stati oltre 250 in poco più di un triennio. In particolare, l’aumento degli eventi tra il 2016 e il 2017 risulta del 59%; la distribuzione territoriale è stata, nel 2017, del 52,6% al Nord, 13,8% al Centro, 21,6 al Sud e 12% nelle isole.

Senza contare che in alcuni casi gli incendi all’interno di impianti di trattamento di rifiuti non vengono neppure segnalati come notizie di reato alle procure della Repubblica territorialmente competenti: si tratta di non meno di un terzo dei casi, ma si deve ritenere che il numero possa essere maggiore. Inoltre, circa la metà degli eventi ha dato luogo a procedimenti penali a carico di ignoti, che tali, nella quasi totalità dei casi, sono rimasti sino all’archiviazione.

Tra le ipotesi generali che spiegano l’aumento degli eventi, sottolinea la Commissione, spicca la fragilità degli impianti, spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo.

L’esempio della Campania

Una risposta in questa direzione è arrivata proprio dalla Terra dei Fuochi per eccellenza. All’inizio di agosto, infatti, il Consiglio Regionale della Campania ha approvato un emendamento che fissa una serie di misure di prevenzione e di monitoraggio dei siti di stoccaggio. Si stabilisce tra l’altro, da un lato, la sorveglianza 24 ore su 24 degli impianti privati e, dall’altro, affida all’Arpac il compito di verificare e sanzionare, fino alla revoca delle autorizzazioni, l’efficacia dei sistemi di sorveglianza e prevenzione.

«Con la norma approvata, che prevede l’obbligo di videosorveglianza e vigilanza 24 ore su 24 nelle aziende che effettuano stoccaggio, diamo un segnale netto: chi vuole operare nel settore dei rifiuti deve garantire standard di sicurezza elevatissimi», ha dichiarato il consigliere Stefano Graziano che ha presentato l’emendamento approvato. «Non possiamo più rischiare - ha aggiunto - che si ripetano disastri come quelli avvenuti a Caivano e San Vitaliano. È giusto, dunque, che chi non si adegua, si veda revocata l’autorizzazione». Una scelta che potrebbe fare scuola anche nelle altre regioni. Nonostante ciò, nelle ultime settimane gli incendi dolosi sono continuati. Pensiamo ai recentissimi roghi di rifiuti a San Tammaro e a Marcianise, entrambi in provincia di Caserta. Da qui, anche, la scelta del governo di inviare l’esercito.

 

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