Produrre conoscenza per ostacolare il crimine

RiSSC è, in Italia, il primo Centro di ricerche e studi sulla sicurezza e la criminalità del tutto autonomo e indipendente. Mara Mignone, criminologa e presidente del Centro, fa per noi il punto sulla sua attività e i progetti che lo animano.



Paola Cozzi

Responsabile Rivista Sicurezza

Dottoressa Mignone, ricordiamo ai lettori chi è RiSSC e come si è evoluta, dall’esordio a oggi, la sua mission...
Costituito nel 2005, RiSSC è un Centro di ricerca senza fini di lucro che svolge attività di ricerca, formazione e assistenza tecnica in materia di sicurezza e criminalità, con particolare riguardo alla sicurezza urbana, ai reati economico-finanziari e alla criminalità informatica. La mission è quella di “produrre conoscenza” in modo indipendente e rigoroso, sia per promuovere la sensibilizzazione e l’educazione della collettività sia per sviluppare strumenti conoscitivi che possano avere una valenza operativa in ambito anticrimine. Il fine ultimo è contribuire a una maggiore sicurezza dei cittadini, ma anche dell’ambiente e delle aziende. In questo senso, la ricerca diviene parte integrante della formazione e dell’assistenza tecnica.

Quale linea segue l’attività di ricerca?
RiSSC si occupa di analizzare i fenomeni criminali in tutti i loro aspetti, privilegiando un approccio empirico, multidisciplinare e, soprattutto, propositivo, attraverso lo studio e la definizione delle possibili contromisure di prevenzione o mitigazione dei rischi e dei danni. I progetti possono avere una dimensione locale, nazionale o internazionale. Finora sono state consolidate collaborazioni con Ministeri, Enti locali e aziende italiane, così come con partner stranieri - Università, forze di Polizia e istituzioni - in Europa, Sud America e Asia. Particolare attenzione è riservata al coinvolgimento di studenti e neo-laureati nelle attività del Centro. RiSSC ha attivato convenzioni con diversi Atenei (ad esempio Padova, Verona, Venezia, Trento, Ferrara) per offrire stage formativi finalizzati alla redazione della tesi di laurea oppure alla partecipazione ai progetti in corso. Un aspetto è fondamentale e imprescindibile e rappresenta l’essenza di RiSSC: le indagini, le ricerche e le valutazioni che vengono condotte sono sempre caratterizzate dall'indipendenza e dalla corretta informazione. La ricerca non vende prodotti, né “accontenta” chi l'ha commissionata, ma rileva le situazioni reali e sviluppa delle proposte che hanno il solo obiettivo di rendere i cittadini o le aziende più sicure. Nell’autonomia e nell’indipendenza risiede la serietà del lavoro di ricerca.

Tra le molteplici aree tematiche di vostra competenza, quali - negli ultimi anni - si sono maggiormente imposte alla vostra attenzione?
Pur continuando a lavorare in tutte le diverse aree di interesse, negli ultimi anni l’attenzione dei ricercatori di RiSSC si è indirizzata verso problematiche di particolare attualità. Nell’ambito della sicurezza urbana, il tema della riqualificazione e del disegno degli spazi cittadini (piazze, giardini-parchi, quartieri, singoli edifici) in chiave anticrimine è stato oggetto di collaborazioni con partner europei, così come il coinvolgimento dei cittadini - e soprattutto dei più giovani - nelle iniziative locali per la sicurezza. Sono stati analizzati i risultati già ottenuti in diversi paesi europei e le buone pratiche elaborate in ambito internazionale, ad esempio collaborando con Scotland Yard, con l'Università di Cambridge o il Politecnico di Vienna e con città di varie dimensioni. A livello locale, poi, sono state realizzate iniziative di sostegno alle istituzioni competenti per definire politiche e interventi in grado di bilanciare i costi e l’efficacia. Inoltre, i ricercatori di RiSSC affiancano imprese e imprenditori nella realizzazione e riqualificazione di edifici e aree residenziali, in modo da renderli più sicuri. Infatti, è dimostrato che progettare una casa o un quartiere secondo criteri anticrimine (criteri più ampi della semplice presenza di sistemi di allarmi e di videosorveglianza) ne aumenta la sicurezza - reale e percepita - e, di conseguenza, il valore commerciale.

Un altro tema a voi caro riguarda i crimini economico-finanziari…
In quest’ambito RiSSC ha approfondito la conoscenza delle dinamiche che contraddistinguono i crimini di identità e il loro impatto sui cittadini e sulle aziende, comparando la situazione italiana con quella di altri paesi europei. Per la prima volta - nell’ambito di un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea e realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze - è stata condotta una indagine di vittimizzazione, che ha coinvolto oltre 2.500 persone. Un fenomeno complesso, per il quale siamo stati spesso contattati da cittadini che hanno visto la propria identità rubata e riutilizzata in modo fraudolento e che avevano necessità di informazioni su come tutelarsi. In questo scenario, particolare attenzione è stata riservata anche alle frodi in danno di carte di credito e bancomat e al fenomeno della falsificazione dei documenti, sia personali sia di reddito, in quanto parte integrante degli schemi criminali più diffusi che colpiscono le aziende. Da circa due anni, poi, i ricercatori di RiSSC sono impegnati nello studio dei crimini ambientali, con particolare riguardo al ruolo della corruzione e delle frodi, ma anche al coinvolgimento della criminalità organizzata e degli insospettabili “colletti bianchi”, al riciclaggio di denaro sporco e ai flussi finanziari. Un tema di crescente interesse è, inoltre, quello della necessità di ridurre drasticamente l’uso del denaro contante per aumentare la tracciabilità dei pagamenti e dei trasferimenti di denaro, al fine di contrastare i crimini economico-finanziari, ma anche quelli ambientali e la corruzione stessa.

Parliamo dell’offerta formativa di RiSSC...
Attualmente, è in fase di sviluppo un calendario di eventi formativi che, nell’arco del prossimo biennio, coinvolgeranno i cittadini e quanti, a diverso titolo, operano nella prevenzione e nel contrasto alla criminalità. Finora RiSSC ha elaborato prevalentemente percorsi inhouse, ovvero rispondendo a specifiche richieste formative da parte sia di enti pubblici (ad esempio Ministeri) sia di grandi aziende (banche, finanziarie, operatori di telefonia). In questi casi la formazione è, di regola, parte integrante di veri e propri progetti di ricerca e assistenza tecnica in quanto viene preceduta dallo studio e dall’analisi criminologica di casi reali e di documentazione di riferimento. Pertanto, gli argomenti trattati e i materiali formativi riescono a rispondere in concreto alle esigenze dei partecipanti e la docenza diviene un momento di confronto, partecipazione e scambio di esperienze.

I progetti in cantiere per quest’anno?
Il 2012 si è aperto con un impegno concreto sulle tematiche della criminalità economico-ambientale e sulla cosiddetta “green criminology”. RiSSC, assieme a Transparency International Italia, ha sviluppato il progetto Green Clean Market, che si occupa proprio del rischio di corruzione e frode nel mercato emergente dell’economia verde, con specifica attenzione per il settore delle energie rinnovabili e per la logistica-mobilità. Il progetto è stato finanziato da Siemens e dalla Banca Mondiale nell’ambito del programma Siemens Integrity Initiative e durerà fino al 2013. La ricerca continuerà a indagare, poi, i temi della sicurezza urbana, con particolare attenzione per le teorie e gli strumenti della CPTED - ovvero la prevenzione della criminalità attraverso il disegno degli spazi - e la loro applicazione in contesti urbani. Anche la sicurezza della famiglia, rispetto a diversi profili di rischio, sarà oggetto di approfondimento. In questo specifico ambito, verrà approfondita la protezione dei minori che navigano online. Nell’ambito della criminalità economica, il fenomeno della corruzione sarà tra i principali ambiti di ricerca, in correlazione con tutti i fenomeni criminali che ne derivano, dalle frodi, al riciclaggio di denaro sporco. Grazie al progetto Web pro ID, realizzato in collaborazione con l’Università di Trento e co-finanziato dalla Commissione Europea - che vede la partecipazione anche di Vodafone, Telecom, Wind e Consorzio di Tutela del Credito (CTC) - RiSSC continuerà l’analisi dei crimini di identità, lavorando soprattutto allo sviluppo di un sistema di alert per le aziende. Grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, i ricercatori di RiSSC continueranno anche a seguire i lavori di realizzazione del Sistema di prevenzione amministrativa del furto di identità e delle frodi in danno del credito al consumo. Un’iniziativa molto importante, che colloca l’Italia tra i primi Paesi europei ad avere intrapreso una collaborazione pubblico-privata per contrastare questi reati. Infine, assieme ad ABI, RiSSC proseguirà nell’analisi del tema della sicurezza bancaria.

Sicurezza e criminalità: che fase vive il nostro Paese?
La fase in cui si trova l’Italia può essere definita di “criminalità diffusa”, vale a dire una fase in cui l’illegalità è fortemente radicata nella vita politica, sociale ed economica. L’evasione fiscale, la corruzione, i reati economico-finanziari e ambientali, l’utilizzo illecito dei fondi europei, sono tutti esempi di fenomeni criminali endemici, in continuo aumento e in rapida evoluzione, che condizionano la crescita del Paese e determinano danni economici rilevanti per l’intera collettività. Senza dimenticare che è ormai parte integrante del sistema-Paese il problema del crimine organizzato, capace di controllare in modo capillare il proprio territorio di appartenenza, ma anche di infiltrarsi nell’economia (apparentemente) legale di altre Regioni e alterarne le regole e le dinamiche a proprio vantaggio. In questo scenario, la crisi ha determinato un leggero aumento di alcune tipologie di reati, soprattutto predatori, ma non sembra aver inciso in modo significativo, contrariamente alle previsioni iniziali. Di contro, la crisi sembra aver
alimentato ulteriormente l’abuso dei finanziamenti pubblici, ad esempio attraverso la richiesta fraudolenta della cassa integrazione anche da parte di aziende solide. Il problema cruciale è rappresentato, quindi, da un lato, dalla mancanza di una cultura della legalità e del “bene comune” e, dall’altro, dall’assenza di una cultura della prevenzione e del controllo. Troppo spesso, la possibile deriva criminale di alcune scelte importanti, soprattutto di politica economica, ma anche in ambito normativo, non viene considerata in modo puntuale. Questo determina nuove importanti opportunità di profitto criminale sia per i gruppi organizzati sia per i “colletti bianchi”, mentre i danni si riversano sui cittadini, sulle imprese e sull’ambiente. La possibile soluzione è, quindi, quella di evitare i messaggi allarmistici e “di emergenza”, ma di essere sempre più preparati, perché, come ogni settore umano, anche il crimine è in evoluzione e le contromisure devono essere all’altezza.

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