Neanche il mare sfugge all’IP

Reca la firma di Panasonic System Solutions il sistema total IP a tutela dell’ambiente marino e costiero dell’Isola della Maddalena.

Reca la firma di Panasonic System Solutions l'ambizioso sistema video totalmente IP a tutela dell'ambiente marino e costiero dell'Isola della Maddalena.
Un intervento che si connota per il fascino dei luoghi, la singolarità delle sfide affrontate e l'attualità delle tematiche in gioco.
A parlarcene, Danilo Marmotta, amministratore di Italtec e curatore del progetto.

Dottor Marmotta, a quando risale il progetto e come si è sviluppato?
L'intervento, attuato tra l'estate e il dicembre 2009, si è svolto su due fronti: da un lato la committenza - il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con la Capitaneria di Porto della Maddalena - richiedeva la videosorveglianza dello stesso territorio della Capitaneria, vale a dire una vasta area che include mare, caseggiati, moli e banchine circostanti. Il secondo fronte riguardava, invece, il monitoraggio del traffico marittimo nel comprensorio del parco marino dell'Arcipelago della Maddalena. Nel primo caso il capitolato esigeva un sistema video IP, installato sull'Isola della Maddalena e composto da una sala regia situata nell'antica torre della frazione Guardia Vecchia, e un sistema remoto in località Punta Chiara, nei locali stessi della Capitaneria. Per il controllo del traffico su tratti di mare non visibili dalla Maddalena era, invece, indispensabile l'installazione di telecamere mobili IP in postazioni dislocate, cioè presso l'Isola di Caprera e a Punta Sardegna. L'installazione fa parte di un progetto pilota che, nelle intenzioni della Capitaneria di Porto e del Ministero dell'Ambiente, dovrebbe essere esteso anche ad altri parchi marini.

Chi ne ha curato la realizzazione?
L'operazione, nel suo complesso, è stata curata da Italtec, utilizzando prodotti Panasonic System Solutions, che si è dichiarata disponibile a fornirci i protocolli. Le realizzazioni pratiche hanno varie competenze. L'installatore è MakeSecurity, mentre i software sono stati messi a punto dell'azienda milanese Essai. Le tecnologie utilizzate sono di ultima generazione e tutto è stato portato a termine nel pieno rispetto della normativa.

Quali difficoltà, sotto il profilo tecnico e pratico, ha comportato la progettazione di un impianto video in un sito naturale così impervio?
Dal punto di vista tecnico, il nodo principale è stato quello di riuscire a trasferire l'immagine ad alta risoluzione rispettandone il formato, facendo in modo, cioè, che arrivasse sul monitor dell'operatore sempre alla medesima risoluzione. Senza, quindi, passare per Web server o software che la ridimensionassero. Tra le difficoltà di tipo meccanico, la più ostica - nel caso delle installazioni remote - è stata sicuramente quella del trasporto. Per intenderci, non era facile portare a mano un traliccio in cima all'isola di Caprera, murarlo ed equipaggiarlo con tutti i dispositivi video, operando, oltretutto, in ingrate condizioni ambientali, meteorologiche e pratiche, quali, ad esempio la mancanza di energia elettrica…

Un problema, quest'ultimo, risolto mediante i pannelli fotovoltaici…
Infatti. Al momento siamo addirittura in grado di garantire una settimana di autonomia energetica anche in totale assenza di sole. Questa prestazione è stata assicurata utilizzando tutti prodotti a basso consumo e brandeggi che, quando non sono attivi, non consumano nulla.

Entriamo nel vivo del progetto: quali e quanti dispositivi sono stati utilizzati?
Le due telecamere dislocate in postazioni remote sono le dome IP Panasonic siglate NW960. Il sistema video installato sull'isola della Maddalena, invece, è composto da due videoregistratori di rete Panasonic - modello WJ-ND200/G - e da una decina di telecamere - siglate NP304 e NP240 - oltre alle nuovissime NP502 da tre megapixel.

Si tratta di telecameread hoc per applicazioni in esterno?
Certamente. Parliamo di dispositivi IP 68 totalmente in acciaio inox e con tergicristallo, adatti a riprendere in esterno e a durare nel tempo. Ai quali noi abbiamo aggiunto un'innovazione tecnologica che abbiamo chiamato “telemetria bidirezionale”.

In che cosa consiste?
È stata nostra premura, per rendere il più possibile puntuale la rilevazione sul mare, progettare un applicativo ad hoc che evidenziasse, sul monitor, non solo l'inquadratura di ripresa ma anche le coordinate geografiche di riferimento. In modo che chi guarda il monitor sa immediatamente quale specifica “fetta” di mare la telecamera sta inquadrando…

La visione notturna è altrettanto nitida?
Al sistema non è stata richiesta specificamente questa funzionalità, ma abbiamo ottenuto risultati assai validi anche nella perlustrazione notturna. È chiaro che la visione non è chiara come quella che si ottiene di giorno, ma è possibile distinguere ugualmente molti particolari, specie se si inquadra una nave che ha in funzione luci proprie. In previsione, sono allo studio nuove soluzioni tecnologiche ma, al momento, illuminare a due miglia di distanza non è ancora in nostro potere…

A pochi mesi dal termine dell'operazione è già possibile stilare un bilancio?
Sì ed è sicuramente positivo. Nemmeno un piccolo tratto di costa o una porzione di mare sfugge al pattugliamento capillare delle telecamere, in grado di trasmettere immagini così chiare e precise che è possibile leggere la targa di una nave a due miglia di distanza. Questo grazie al fatto di essere riusciti a trasferire immagini in risoluzione assai elevata - si parla di 1.200 x 960 pixel - a trenta frame/sec reali e a registrarle in queste stesse condizioni.

Quali sono stati, a oggi, gli eventi anomali più frequenti rilevati dal sistema?
Si è trattato, perlopiù, di chiamate di soccorso da parte di imbarcazioni in difficoltà. In questo caso, grazie all'accuratezza dei dati di ripresa, l'operatore ha potuto puntare la telecamera esattamente nella direzione dove avveniva la chiamata e vedere quanto stava accadendo. Ma sono svariate le situazioni “fuorilegge” che si possono verificare… dallo “sconfino” di una nave o dal passaggio di una petroliera che scarica sostanze nocive per l'habitat e che finora non potevano essere colte sul fatto perché transitavano in zone nascoste…

In conclusione, un intervento innovativo, nel quale l'IP gioca un ruolo cardine…
Ci consideriamo gli “apripista” di un genere di applicazione che mette in evidenza come si possa monitorare un'area anche vasta e in condizioni molto disagiate con la qualità che solo la tecnologia IP può mettere a disposizione. E a costi del tutto accettabili. L'esempio della Maddalena può servire a convincere altri parchi marini a dotarsi della stessa strumentazione. Non ci sono miracoli, solo una soluzione felice di problematiche complesse. La tecnologia ci ha dato risultati eccellenti. E se, in questo modo, aiuta a salvare anche solo un ettaro di bosco, una nave, un animale o addirittura una vita umana, il suo impiego ha la giusta finalità

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