Micro-telecamere indossabili?

Continua la sperimentazione - voluta dal Ministero dell'Interno - che consente agli Agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico di filmare gli scontri con ”spy pen” installate sul gilet tattico. L'obiettivo? Chiarire l'esatta dinamica dei fatti.

 

Gli scontri dello scorso ottobre tra la Polizia e gli operati della Ast di Terni hanno riportato alla ribalta la necessità di stabilire il corretto impiego della forza da parte di agenti chiamati a garantire l'ordine e la sicurezza in occasione di manifestazioni pubbliche.

La contrapposizione tra gli operai, che sostengono di essere stati caricati durante una sfilata pacifica, e le forze di Polizia si è protratta per giorni e ognuna delle due parti ha fatto circolare immagini a sostegno della propria tesi.

In molti casi, però, si è trattato di video ripresi da cellulari, di scarsa qualità e la cui integrità non è stata garantita.

Situazioni che, quindi, servono ad alimentare il dibattito, ma non hanno valore in sede processuale, anche perché impediscono una chiara identificazione delle persone coinvolte e una definizione temporale esaustiva.

Accade così che, su uno stesso filmato, ognuna delle parti trovi elementi a proprio favore.

Una situazione che, nel prossimo futuro, potrebbe essere superata dall'impiego di micro-telecamere indossabili, di cui saranno dotate le forze di Polizia impiegate nel mantenimento dell'ordine pubblico.

Dallo scorso luglio - e fino a gennaio 2015 - alcuni Poliziotti indossano micro-telecamere con cui riprendere, dall'interno, l'evoluzione e l'esito degli scontri.

In questa fase sperimentale, il Ministero ha messo a disposizione solo 160 dispositivi di ripresa, suddivisi tra i reparti della Polizia di Stato operativi a Roma, Milano, Napoli e Torino.

Il tutto allo scopo dichiarato di “tutelare gli operatori di Polizia, riprendendo le immagini degli scenari di maggiore rischio o momenti di criticità per l'ordine pubblico che dovessero verificarsi nel corso del servizio”.

Alla luce di tale obiettivo, le micro-telecamere ad alta risoluzione (delle quali non sono comunque state rese note le caratteristiche) verranno applicate ai giubbotti di protezione degli agenti e attivate solo durante i “momenti caldi degli scontri”.

Uno strumento tecnologico che, nelle intenzioni del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, rientra in un piano finalizzato a ottimizzare i contributi operativi.

In pratica, come ha spiegato lo stesso Ministero dell'Interno, si vuole fornire alle Forze dell'Ordine “un efficace strumento di prevenzione a tutela delle persone e del regolare svolgimento della azioni in corso”.

 

In funzione solo al primo segnale di criticità

Proprio perché destinate a stabilire la realtà dei fatti, le telecamere non saranno sempre in funzione, ma verranno attivate dagli agenti solo a fronte di un preciso ordine del funzionario di Polizia, che ne deciderà l'accensione “al primo segnale di criticità”.

Al termine del servizio, le immagini saranno poi scaricate su appositi server protetti, per essere poi acquisite dalla Polizia Scientifica.

Solo in seguito e - se necessario - saranno poste a “disposizione dell'Autorità Giudiziaria secondo le procedure di garanzia della normativa in vigore”.

Anche per questa ragione, le telecamere e le schede di memoria sono contraddistinte da un numero seriale, che dovrà essere annotato in un apposito registro “recante il giorno, l'orario, i dati indicativi del servizio e la qualifica e nominativo del dipendente che firmerà la presa in carico e la restituzione”.

La scheda di memoria, all'atto della consegna ai singoli operatori, non dovrà contenere alcun dato archiviato.

L'attivazione solo a fronte di specifiche esigenze operative è dettata dal fatto che l'obiettivo è quello di chiarire l'esatta dinamica dei fatti.

Ma esiste anche un limite tecnico delle apparecchiature in dotazione: la capacità di registrazione relativamente limitata dei dispositivi impiegati, che possiedono una memoria di sole quattro ore.

È, però, interessante sottolineare che si tratta di dispositivi in grado di operare ad alta risoluzione e di riprendere le immagini anche in condizioni di scarsa illuminazione.

I primi a esprimere soddisfazione per questa innovazione sono stati proprio i Poliziotti, sistematicamente esposti ad aggressioni durante le propria attività lavorativa e che, da tempo, chiedono di essere dotati di strumenti che consentano di ricostruire l'esatta dinamica degli scontri.

Al punto che Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, uno dei sindacati indipendenti di Polizia, ha sottolineato come proprio l'impiego delle telecamere ha contribuito, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, a ridurre il numero degli scontri di piazza e gli episodi di violenza: “Oggi finalmente si parla di strumenti tecnici che possano garantire di sapere sempre e comunque quali siano le reali dinamiche dei fatti che ci riguardano. Ci sono molte altre cose da fare per rendere più sicuro ed efficiente il nostro lavoro, restituendo maggiore serenità agli operatori, ormai letteralmente schiacciati da patemi e giudizi che vanno ben al di là di quelli strettamente connessi ai servizi che svolgiamo, sottraendoli ai giudizi sommari di folle indirizzate e aizzate da titoli di giornali, alla violenza delle piazze, alla ferocia degli stadi, alle ritorsioni di tutti coloro i quali hanno da temere l’azione della Polizia, e alle strumentalizzazioni e ai giochi politici di chi concepisce l’incarico pubblico come gestione di potere”.

 

Ok dal Garante della Privacy

L'impiego di micro-telecamere indossate dai Poliziotti durante le attività di servizio era stato sollecitato da tempo dagli esponenti delle Forze dell'Ordine - spesso accusati di un uso eccessivo della forza - per dimostrare la correttezza del proprio operato.

Un obiettivo, quello di stabilire la verità, condiviso da tutti, ma che ha dovuto superare il vaglio del Garante della Privacy, chiamato a pronunciarsi sulla circolare del Ministero dell'Interno Nr. 555/0P/0001940/2014/1 del 19 giugno 2014 - Soluzioni tecnologiche per la ripresa di immagini da parte degli operatori dei Reparti Mobili nei servizi di ordine pubblico.

Nel documento, firmato dal Garante Antonello Soro, viene ribadito che, a fronte delle specifiche operative delle telecamere in dotazione alle forze di Polizia, il trattamento dei dati personali rientra nell'ambito di applicazione dell'articolo 53 del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196, (Codice in materia di protezione dei dati personali).

Lo stesso Garante ha precisato che, proprio in virtù delle specifiche modalità di impiego, soprattutto per quanto riguarda l'accensione solo in caso di effettiva necessità, il trattamento di dati personali “appare finalizzato alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, la prevenzione, l'accertamento o la repressione dei reati e come tale - sulla base delle disposizioni vigenti in materia di ordine pubblico - rientra nelle previsioni di cui all'articolo 53 del Codice, che esclude l'applicabilità a tali fattispecie di alcune disposizioni del Codice (comma I)”.

Pur ammettendo l'impiego delle telecamere sui gilet tattici, il Garante ha però sottolineato il rispetto dell'articolo 11 del Codice di protezione dei dati personali.

In particolare, ha ricordato che “i dati personali oggetto di trattamento debbono essere pertinenti, completi e non eccedenti rispetto alle finalità per le quali sono raccolti o successivamente trattati, nonché conservati in una forma che consenta l'identificazione dell'interessato per un periodo di tempo non superiore a quello necessario agli scopi per i quali essi sono stati raccolti o successivamente trattati”.

Alla luce di queste premesse, si legge nel documento firmato dal presidente Soro: “il sistema di ripresa video dovrà essere attivato solo in caso dì effettiva necessità, ossia nel caso di insorgenza di concrete e reali situazioni di pericolo di turbamento dell'ordine e della sicurezza pubblica. È, pertanto, opportuno che l'attività di formazione del personale di Polizia destinato a utilizzare i meccanismi di ripresa - e, segnatamente, dei funzionari deputati a disporre l'attivazione e lo spegnimento dei meccanismi - riguardi anche le regole concernenti la tutela della riservatezza dei dati personali”.

Poiché le telecamere devono essere attivate nel momento in cui la situazione lasci presupporre l'inizio di scontri, al mancato “concretizzarsi di queste situazioni”, deve essere “disposta la tempestiva cancellazione di dette riprese, in quanto il loro ulteriore trattamento risulterebbe estraneo alle finalità di cui all'articolo 53 del Codice. Analogamente, è necessario che le immagini siano conservate per il solo tempo necessario al perseguimento delle finalità sottese al trattamento e che, al termine, esse siano cancellate”.

 

Massimiliano Cassinelli 

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