La Polizia di Stato adotta i droni per attività di sicurezza e intelligence

 

Le modifiche all’ultimo Decreto Antiterrorismo (7/2015) introducono un emendamento che autorizza le Forze dell'Ordine all’utilizzo dei droni con finalità di contrasto a reati ambientali, criminalità organizzata e atti di natura terroristica. E il 2015 passerà alla storia come l'anno in cui la Polizia di Stato ha adottato FlySecur, drone ad ala fissa appositamente studiato per attività di sicurezza e intelligence.

 

Nel nostro paese, alcune divisioni di Polizia locale hanno già iniziato a usare i droni per attività di monitoraggio ambientale, protezione civile e Polizia giudiziaria.

In particolare, lo scorso anno la Polizia di Stato ha adottato FlySecur, un drone ad ala fissa sviluppato dalla società romana FlyTop,

Questo drone possiede un’apertura alare di poco inferiore ai 2 metri, un peso al decollo di solo 1,5 kg e un’autonomia di circa 60 minuti.

A bordo possono essere imbarcati una serie di sensori ottici e a infrarosso per il volo notturno: le immagini raccolte da una telecamera Full HD vengono trasmesse in tempo reale alla sala di controllo remota, con segnale crittografato per evitare intercettazioni.

Il sistema di navigazione consente a FlySecur di mantenere anche una rotta automatica intorno a un obiettivo preselezionato.

Il velivolo può essere impiegato anche per la gestione delle emergenze e dei soccorsi in caso di disastri e grandi incidenti.

Oltretutto, a breve avrà nuovi compagni. A fine 2015, infatti, la Polizia di Stato ha pubblicato un bando di concorso per la fornitura di sistemi aeromobili a pilotaggio remoto da utilizzare per le sue mansioni: si tratta di droni che devono pesare meno di 25 Kg, disporre di almeno 60 minuti di autonomia, essere di facile trasporto, avere un raggio di azione di 5-6 Km ed essere certificati ENAC. Devono, inoltre, poter gestire carichi di 5 Kg e poter essere pilotati anche attraverso tablet o PC.

 

Focus sulla formazione dei piloti

Al di là degli impieghi, la diffusione dei droni ha imposto la necessità di una puntuale regolamentazione sul loro impiego, a partire dalla formazione dei piloti.

La prima edizione del regolamento ENAC - Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, “Mezzi aerei a pilotaggio remoto”, risale al 2013 ed era focalizzata sul drone in quanto velivolo. Nella seconda edizione, invece, diviene rilevante il tema della valutazione del rischio e, di conseguenza, assume una nuova importanza il fattore umano.

Ecco perché il regolamento sposta l'attenzione sul pilota, che finalmente figura come soggetto portatore di una propria capacità e dotato di una sua sfera di autonomia e di competenza.

Una volta chiarito tale aspetto, l'ENAC ha proceduto all'individuazione di due percorsi: da una parte i droni che superano i 25 kg, dall'altra quelli che se ne collocano al di sotto.

Contemporaneamente, sono state indicate due tipologie di titoli che passano attraverso l'ottenimento di un attestato che si basa, da un lato, su percorsi indirizzati e valutati dalla stessa ENAC e, dall'altro, attraverso dei centri di addestramento dedicati.

Secondo l'Ente, quindi, nella fase attuale, è opportuno superare la situazione precedente, in cui il fine era, per consentire a chi era sul campo di potere operare, di dare prima di tutto delle risposte immediate, che tuttavia, per loro natura, si contraddistinguevano per una serie di limiti su alcune questioni sia teoriche sia pratiche.

Ora siamo in una fase senza dubbio più matura, come dimostra l'introduzione del tema dell'addestramento: è fondamentale, sostiene l’ENAC, che i centri dedicati a tale attività siano sempre più professionali e capaci di formare i piloti, per modellare quelle figure a cui potere finalmente attribuire una serie di responsabilità.

 

Più vicini alle regole europee

Tuttavia, nonostante il desiderio di semplificare le regole, l'ENAC ha chiuso il 2015 con un colpo a sorpresa.

L’antivigilia di Natale, senza avvisare le Associazioni di categoria, ora sul piede di guerra, l’Ente ha messo di nuovo mano al regolamento, con un emendamento.

La ragione? Fondamentalmente, la necessità di armonizzare le regole italiane con quelle europee.

In pratica, sono cambiate le regole di accesso ai CTR - Controlled Traffic Region - portuali per gli aeromodellisti, su richiesta dell'Aeronautica Militare; il volo a vista notturno non è vietato, ma bisogna chiedere il permesso; è stata indicata la necessità di montare i para-eliche sui droni al di sotto dei 300 grammi e sono state specificate le sanzioni per le violazioni della sicurezza, che arrivano a contemplare anche il carcere.

 

“Drone”, concetto che risale alla seconda guerra mondiale

Il concetto di “drone”, inteso come veicolo aereo da combattimento pilotato a distanza, risale alla seconda guerra mondiale, quando l’idea fu concepita dagli americani Lee De Forest e Ulises Armand Sanabria, i quali, nel 1940, pubblicarono un articolo dal titolo “Robot Television Bomber”.

Oggi il termine indica velivoli privi di pilota a bordo, che possono essere gestiti da un operatore a terra o muoversi secondo piani di volo prestabiliti e seguendo specifiche tracce indicate dai satelliti.

I droni, mediante telecamere installate a bordo, sono in grado di effettuare riprese video e fotografie e di trasmetterle in tempo reale alla centrale di Polizia.

La finalità è quella di raccogliere, attraverso le immagini, un'elevata quantità di dati, che vengono poi incrociati con quelli rilevati - ad esempio - da altri sensori disposti sul terreno.

Questo permette di acquisire piena consapevolezza di quanto sta accadendo in tempo reale in un determinato luogo, senza essere distratti da informazioni ridondanti.

Il tutto ispirato a una logica di tipo militare, con l'obiettivo di aggregare le informazioni in forma grafica, visualizzandole poi su sistemi multimediali che permettano di assumere, tempestivamente, le decisioni corrette.

Uno degli scenari operativi più comuni è rappresentato dal controllo delle manifestazioni pubbliche, con le immagini riprese dai droni integrate a quelle riprese dalle telecamere indossate dagli agenti o dai comuni impianti di videosorveglianza.

A questo si aggiungono i dati raccolti dalle celle della telefonia mobile o da altri sensori distribuiti sul territorio, come quelli del traffico o della presenza di fumo.

I droni si rivelano utili anche nell'inseguimento delle auto di malviventi in fuga, essendo in grado di riconoscere una targa e di gestire l'inseguimento elaborano le informazioni per identificare strade e vie in cui, presumibilmente, transiterà l'auto inseguita.

 

ENAC: “Imprescindibili la sicurezza delle persone sorvolate e il rispetto delle regole operative per stare in volo”

Con la seconda stesura del regolamento sull'utilizzo dei “Mezzi aerei a pilotaggio remoto”, l’ENAC mira a semplificare le procedure per le applicazioni non critiche. Mentre, per quanto riguarda le forze di Polizia, con il Ministero dell'Interno, l’Ente ha tenuto dei tavoli tecnici di natura istituzionale. Col risultato che, a breve, uscirà un Decreto Ministeriale che definirà le regole per l’utilizzo dei droni di Stato. Parola di Alessandro Cardi, Direttore Centrale Regolazione Tecnica ENAC - Ente Nazionale per l'Aviazione Civile

 

Dottor Cardi, perché una seconda edizione del regolamento?

Abbiamo voluto rendere più liberale il regime per le applicazioni non critiche, ovvero che non implicano particolari rischi per i sorvolati o per lo spazio aereo che vanno a occupare. In questo caso, in accordo con il resto dell'Europa, la necessità di regolazione è minima. Quindi, su questo versante abbiamo eliminato tutti i requisiti di garanzia e tutela che si ritenevano utili, andando in un regime di piena autocertificazione. Per un soggetto che intende operare in condizioni non critiche, è sufficiente produrre una dichiarazione dove ci attesta di conoscere le regole da applicare e noi, in modo pressoché automatico, gli riconosciamo questa sua prerogativa.

 

Perché è importante tale procedura?

Perché ci fornisce la conoscenza degli operatori del settore, che restano soggetti alla nostra vigilanza generale. Vigilanza che va da qualche ispezione a interventi interdittivi, in caso di infrazione delle regole. Questo percorso sollecita a una crescente professionalizzazione, dal momento che abbiamo elevato il pilota a figura a se stante: il suo attestato, ottenuto nei centri di addestramento da noi certificati, vale in tutta Italia e per qualunque operatore.

 

In virtù del nuovo regolamento, cambia qualcosa nell'utilizzo dei droni da parte delle Forze dell’Ordine?

L'uso dei droni da parte delle forze di Polizia è un tema molto caldo. Per la sua flessibilità d'uso, il drone è un mezzo che si presta a molti impieghi e, per la Polizia, può essere di grande aiuto in molteplici ambiti. Su questo piano, con il Ministero dell'Interno, abbiamo avuto dei tavoli tecnici di natura istituzionale, dove abbiamo fornito tutto il nostro supporto e appoggio. Sta, infatti, per uscire un Decreto Ministeriale che definisce il regolamento per l'uso dei droni da parte delle forze di Polizia. Abbiamo dato un grande contributo, tant'è vero che il loro regolamento - pur trattandosi di aeromobili di Stato e, quindi, non soggetti alla nostra certificazione e controllo - rimanda molto spesso alle norme operative che abbiamo emanato noi. Possiamo dire che si sono appoggiati molto al nostro impianto regolatorio, almeno per quanto riguarda la tutela della sicurezza delle persone sorvolate e le regole operative per stare in volo in maniera compatibile con tutti gli altri utenti dello spazio aereo.

 

Massimiliano Luce

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