I nuovi scenari della contraffazione

Che cosa accade nel momento in cui si crede di comprare un prodotto originale e, invece, si acquista una copia? E che cosa succede se tale falso è un alimento o un farmaco?

Mara Mignone
Criminologa
Presidente di RiSSC
Centro studi e ricerche su sicurezza e criminalità

Ormai, la merce contraffatta fa parte delle abitudini di acquisto di gran parte dei cittadini, italiani o stranieri che siano.
Molti comprano i falsi consapevolmente, chi per risparmiare, chi per una forma di disobbedienza civile, chi per comodità - così che le imitazioni di borsette, vestiti, accessori, CD, DVD, software e giochi per computer e consolle vengono preferite agli originali.
Ma che cosa succede nel momento in cui si crede di comprare un prodotto originale e, invece, si acquista una copia?
E che cosa succede nel momento in cui tale falso è un alimento - magari per un neonato - o un farmaco, magari salvavita, o, ancora, un pezzo di ricambio per l'automobile?
Succede che ciascuno di noi può diventare vittima di una truffa sempre più insidiosa, sprezzante e subdola, che non consente più di scegliere se e quando servirsi di un bene ma si impone sulla volontà degli acquirenti e, soprattutto, ne mette a rischio la salute e la sicurezza.

Misurare il fenomeno
L'entità reale della contraffazione è impossibile da stimare con certezza.
Approssimativamente, le merci contraffatte rappresenterebbero tra il 7% e il 9% dell'intero commercio, a livello globale.
Gli ultimi dati OCSE, pubblicati nel 2007, parlano di un valore delle merci oggetto di falsificazione calcolabile in 200 miliardi di dollari, con riferimento soltanto ai beni che, tra la produzione e la vendita, hanno transitato almeno per una dogana.

Se si considerano anche le merci realizzate e commercializzate nell'ambito della stessa area doganale, tale stima andrebbe, almeno, duplicata.
Per quanto concerne l'Italia, una descrizione del fenomeno emerge dai dati della Guardia di Finanza, riferiti all'attività per l'anno 2010.
Sono stati sequestrati oltre 110 milioni di prodotti contraffatti o pericolosi, mentre 13.234 persone sono state denunciate all'autorità giudiziaria per reati correlati alla contraffazione.
Rispetto alle tipologie di prodotti, viene confermato come non esistano limiti alla falsificazione.
Sono stati sequestrati, infatti, tra le altre cose, ricambi per auto, caschi, farmaci, cosmetici, giocattoli, figurine - oltre ai soliti vestiti e accessori e ai prodotti tipici del made in Italy.
I sequestri di beni di largo consumo sono aumentati del 36%, mentre quelli dei prodotti pericolosi per la salute del 33%.
Continua a essere sempre più determinante, poi, il coinvolgimento della criminalità organizzata, tanto italiana quanto straniera: 341 persone sono state denunciate per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione, 98 quelle arrestate (+50% rispetto al 2009).

Senza limiti
Ormai da qualche anno la contraffazione è diventata un fenomeno criminale senza più limiti.
Esiste, infatti, quello che può essere definito un universo di falsi, che non esclude nessun prodotto dal rischio di imitazione: cibo e bevande, farmaci, pezzi di ricambio di auto e di aerei, numeri di telaio di auto e moto, sigarette, giocattoli e prodotti per l'infanzia, mobili, occhiali e accessori, prodotti per l'igiene personale, auto, software, libri, immagini, documenti, certificati e attestazioni.
In altre parole, qualsiasi cosa, di utilizzo più o meno comune, può sembrare tanto vera da essere, in realtà, totalmente falsa!
In questo scenario, l'aspetto più insidioso è rappresentato dalla sempre maggiore capacità dei beni-imitazione di confondersi agevolmente tra gli originali - tanto sugli scaffali dei supermercati quanto nei negozi di vendita al dettaglio - così come di trovare altri canali paralleli di vendita.
Tra i casi più noti, vi è sicuramente quello della contraffazione del dentifricio Colgate; le copie falsificate, regolarmente vendute in molti Paesi tramite la grande distribuzione, contenevano, in realtà, dietilenglicole, un composto chimico velenoso utilizzato solitamente come antigelo.
In Cina, questa sostanza viene, però, impiegata in sostituzione della glicerina, molto più costosa, indispensabile per la produzione di dentifrici, saponi, cosmetici e farmaci.
Lo stesso composto, utilizzato in uno sciroppo antipiretico di contraffazione cinese, ha ucciso decine di bambini ad Haiti e Panama e causato avvelenamenti di massa in Bangladesh, Argentina, Nigeria e India.
Esiste, infatti, un impatto diverso della contraffazione sull'utenza a seconda dei Paesi: per il Sud del mondo - ovvero i contesti con maggiore povertà e regole poco severe o troppo spesso aggirate attraverso la corruzione -, i falsi costituiscono un rischio per la vita stessa delle persone e, soprattutto, dei bambini.
Nei Paesi ricchi il rischio è decisamente molto più limitato grazie alla presenza di controlli sistematici ma - come si è visto - sta, comunque, ampliandosi la gamma delle merci falsificate che entrano a pieno titolo nelle nostre case.
Sono noti, ad esempio, i casi di flaconi di shampoo - apparentemente prodotti da una nota marca -, contaminati con un batterio molto pericoloso se a contatto con ferite aperte o con le mucose degli occhi; ancora, sono state sequestrate numerose confezioni di crema - anche in questo caso griffate - contenente, in realtà, soda caustica, in grado di causare ustioni.
Possiamo aggiungere al triste catalogo lenti a contatto non sterili e senza fattore di correzione, rasoi con lame contraffatte capaci di provocare irritazioni, cosmetici di scarsa qualità e con agenti irritanti o addirittura con sostanze velenose, venduti in confezioni riferite a marche di alto livello, batterie fasulle che esplodono una volta installate sui cellulari o quando messe sotto carica…
Solo in Europa, tra il 2005 e il 2006, si è registrato un aumento di oltre il 77% nei sequestri di cibo e bevande sofisticati, di origine illegale.
Un trend che, negli anni successivi, non ha segnato diminuzioni sensibili.
Ultimi, ma non meno importanti, i giocattoli prodotti con plastica radioattiva o materiali tossici oppure di qualità talmente scarsa di mettere a rischio l'incolumità stessa dei bambini

I farmaci contraffatti
Un fenomeno nel fenomeno è quello della contraffazione dei farmaci. L'amministrazione americana ritiene che circa il 10% dei farmaci venduti ogni anno, a livello globale, sia di provenienza illegale.
Secondo i dati OMS, poi, la falsificazione riguarda soprattutto gli antibiotici (28%), gli ormoni (18%), gli antiallergici (8%) e gli antimalarici (7%).

La maggior parte delle confezioni riporta informazioni non veritiere sulla provenienza e/o sul principio attivo, mentre nel contenuto può non esserci traccia del principio attivo specificato, può essercene troppo o troppo poco, può, addirittura, non essere presente alcun principio attivo o può essere composto da sostanze differenti da quelle dichiarate.
Come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità, una particolare categoria di farmaci contraffatti è rappresentata da quei medicinali prodotti legalmente e poi riconfezionati in imballaggi non originali, sui quali viene riportato un dosaggio più elevato o, ancora, riconfezionati, dopo la data di scadenza, in involucri che ne riportano una falsa.
Le dinamiche della contraffazione dei farmaci confermano l'esistenza di un doppio binario, che divide il Nord e il Sud del mondo.
Infatti, mentre nei Paesi occidentali le confezioni falsificate rappresentano circa l'1% dei prodotti, in Africa, Asia e America Latina il mercato dei farmaci contraffatti riguarda tra il 30% e il 50% del mercato.
Se i Paesi poveri registrano una contraffazione capillare, che non risparmia nessuna tipologia di farmaco, nei Paesi ricchi, invece, l'insidia maggiore è rappresentata dalla possibilità di effettuare acquisti nelle farmacie online, alle quali, per adesso, sembra si rivolga soprattutto chi vuole comprare farmaci non autorizzati - definiti anche copie generiche - farmaci legali ma venduti a un prezzo minore o farmaci che si preferisce non acquistare in farmacia, quali, ad esempio, il Viagra.
In tutti i casi, i rischi per la salute restano assai elevati, vista la totale assenza di controlli su questo canale.

Il caso della Tailandia
Anche se la maggior parte delle persone può avere una percezione diversa, la contraffazione è diventata un fenomeno criminale estremamente organizzato, gestito in forma imprenditoriale, capace di produrre danni economici ingenti e - come spiegato - di impattare sensibilmente sulla salute e la sicurezza dei cittadini, così come sull'ambiente.
Qualunque numero sul fatturato dell'industria del falso non può essere che una semplice stima, vista la dimensione transnazionale che caratterizza la produzione e la vendita delle merci contraffatte.
Infatti, come sottolineato dalle autorità doganali comunitarie, sta diventando sempre più difficile individuare il Paese in cui vengono fabbricate le merci contraffatte, in quanto tendenzialmente i beni non vengono spediti direttamente dalla sede di produzione al mercato di destinazione.
I contraffattori diversificano le rotte per dissimulare l'origine delle merci ed evitare, così, i rischi derivanti dalle norme in materia di proprietà intellettuale e industriale e dalle leggi commerciali, così come le sanzioni in caso di dichiarazione di origine falsa o fuorviante e i dazi più elevati.
Di conseguenza, alcuni Paesi che risultano essere i contesti di provenienza non sono altro che l'ultimo anello di continue operazioni di trasferimento dei falsi (dette tecnicamente transhipment).
In questo senso, Paesi generalmente considerati a basso rischio da parte delle dogane stanno diventando ad alto rischio, proprio a causa del traffico di transito e di trasbordo delle merci contraffatte.
Il transhipment può essere considerato come la prova dei legami sempre più stretti tra la contraffazione e le attività di traffico gestite dal crimine organizzato internazionale.
Infatti, seppur apparentemente diversi, in una mera logica criminale CD, borsette, giocattoli, droga, armi o esseri umani sono sostanzialmente equivalenti.
Nell'ambito del Progetto SILK - realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio Italo-Tailandese e con REACT e co-finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del Programma SPF 2006-07 - RiSSC ha studiato in dettaglio il contesto tailandese e, in particolare, l'evoluzione del ruolo che questo Paese ha rivestito nelle dinamiche mondiali della contraffazione.
Infatti, a seguito dell'ascesa della Cina quale potenza manifatturiera dei falsi, la Tailandia è passata da paese produttore di contraffazione a hub logistico della contraffazione.
Vale a dire che, proprio grazie alla sua posizione geografica e alle sue vie di comunicazione, la Tailandia è oggi un grande centro di smistamento dei falsi.
La risposta delle autorità locali non è mancata, ma sono ancora molti i fattori che giocano a favore dei ladri e non delle guardie: la mancanza di risorse, le difficoltà nel coordinamento pubblico-privato, la strutturazione del crimine organizzato.
Dal punto di vista normativo, invece, vanno segnalate la completezza e la modernità della legislazione tailandese, così come della risposta giudiziaria.
Questo elemento di eccellenza è frutto, tra le altre cose, anche della collaborazione tra la Tailandia e la Commissione Europea e, in particolare, delle attività svolte dal Programma ECAP prima e dal Programma ECAP II poi.

Il ruolo della tecnologia
Un aspetto particolarmente interessante riguarda il modo in cui alcune aziende si stanno organizzando per ridurre il rischio che i propri beni siano soggetti a contraffazione.
In questo senso, il ruolo della tecnologia sta diventando cruciale.
Etichette a radiofrequenza, ologrammi e inchiostri di ultima generazione, packaging e codifiche innovativi, metodi di marcatura visibili e invisibili, etichette termoretraibili, codici chimici ma anche sistemi di videosorveglianza, il tutto integrato e supportato da procedure più stringenti e controlli più capillari, spesso in cooperazione con le autorità doganali.
Non mancano, ad esempio, aziende che fanno transitare i loro prodotti in container identificabili dalle autorità attraverso precisi codici di riferimento e rilevabili con apparecchiature fornite dalle aziende stesse, che viaggiano solamente tramite alcune dogane.
La maggior parte delle aziende, poi, organizza e/o partecipa a seminari formativi per il personale doganale, sviluppando, al contempo, meccanismi di intelligence in base alla situazione specifica di ciascuna area geografica di interesse.

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