Furti in appartamento, ora è possibile predire “dove”

 

Transcrime ha elaborato un modello predittivo, attualmente in uso nelle città di Milano, Roma e Bari. In pratica, attraverso la metodologia del Risk Terrain Modeling (RTM), viene attribuito un punteggio di rischio alle aree urbane. L'obiettivo è quello di capire, con tutti i limiti dell'approssimazione statistica, dove è più probabile che, nel prossimo futuro, avvenga un furto.

 

 

L'ultima elaborazione di Transcrime non lascia dubbi: dal 2008 al 2013, i furti nelle abitazioni italiane sono aumentati del 61%, mentre erano cresciuti “solo” del 34% tra il 2004 e il 2008. Si tratta di un incremento impressionante, oltre a essere il più sensibile in Europa

Ma chi è Transcrime? È un Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’Università degli Studi di Trento. Secondo i suoi esperti, la crisi economica europea è possibile abbia influito su questa situazione, poiché la prolungata mancanza di “opportunità di lavoro legale può aver aumentato il numero di potenziali autori di furti nelle abitazioni”.

Inoltre, non si esclude che proprio la difficile condizione economica possa aver favorito lo svilupparsi di bande specializzate in rapine e furti in abitazioni, che si spostano tra i diversi Paesi europei.

Si ipotizza, inoltre, che la riduzione delle risorse (pubbliche e private) possa aver indebolito i sistemi di prevenzione a difesa delle abitazioni, rendendo più facile la commissione dei reati.

Per cercare di arginare il fenomeno, sfruttando anche metodi statistici, dal 2007 Transcrime ha sviluppato modelli per l’analisi del rischio e per la prevenzione dei reati. Già nel 2008, grazie al supporto dell'allora Prefetto di Napoli Alessandro Pansa, venne presentata una prima analisi, limitata alla criminalità nel quartiere napoletano di San Lorenzo. Un'analisi dalla quale emerse che i reati si concentrano nel tempo e nello spazio.

Nel frattempo, lo sviluppo tecnologico ha sostenuto il progresso della conoscenza criminologica nell’analisi e nella previsione dei comportamenti criminali.

Forte di questi primi risultati, e sfruttando le innovazioni tecnologiche, la ricerca venne estesa con il supporto del Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Un lungo lavoro di analisi, i cui risultati sono stati presentati in anteprima lo scorso 20 aprile.

 

Concentrazioni spaziali e temporali dei reati

Prima di entrare nel merito del nuovo strumento proposto, però, è necessario comprendere meglio l'evoluzione del fenomeno in Italia.

Un fenomeno per molti versi drammatico, per le conseguenze economiche e psicologiche prodotte da un furto all'interno della propria abitazione.

I danni colpiscono sempre più persone, se consideriamo che, dati alla mano, nel 2004 si registravano in media 304 furti in abitazione al giorno, mentre nel 2013 tale numero ha raggiunto quota 689.

L'unico dato positivo si riferisce alle segnalazioni: nel 2014 sono stati denunciati 251.433 furti in abitazione in Italia, un valore quasi identico a quello dell'anno precedente. Inoltre, i furti sono diminuiti nelle regioni del Centro (-4%) e Sud e Isole (-6%), mentre nel Nord la crescita è continuata (+3%).

Analizzando i dati con maggior dettaglio emerge che i furti sono avvenuti soprattutto nelle regioni del Nord e nei comuni medio-grandi (tra 100 e 500mila abitanti).

Inoltre, i furti hanno una sorta di stagionalità, in quanto si concentrano principalmente nei mesi compresi tra ottobre e gennaio, con una preferenza per i giorni di venerdì e sabato, tra le 8 e le 10 o tra le 17 e le 20.

Questi dati, anche se con leggere differenze, erano, in realtà, già emersi in altri studi precedenti.

L'analisi degli esperti, tuttavia, è andata oltre, arrivando a identificare una serie di concentrazioni di tipo spaziale e temporale dei reati, i cosiddetti “hot spot”.

Ciò significa che due abitazioni - apparentemente uguali - hanno un diverso rischio di subire un furto.

Il rischio, oltre che dalle caratteristiche dell'abitazione, è influenzato anche dall’area geografica, dalle dimensioni del Comune, dai momenti dell’anno e della settimana.

Tutte situazioni che espongono un'abitazione a un maggior rischio di subire violazioni. Tale fenomeno è chiamato “vittimizzazione” ripetuta ed è influenzato anche da quello che gli esperti definiscono “effetto contagio”.

Ciò significa che un’abitazione che ha subito il furto trasmette il rischio alle abitazioni più vicine.

Però, come per un virus, l’effetto contagio svanisce nel giro di alcuni giorni e la sua intensità varia da caso a caso.

Integrando l'insieme di queste osservazioni, gli esperti di Transcrime hanno cercato di focalizzare i fattori che facilitano la commissione di un reato o che rendono attrattivo per i ladri un particolare luogo e momento.

L'obiettivo finale è quello di capire, con tutti i limiti dell'approssimazione statistica, dove è più probabile che avvenga un furto nel prossimo futuro.

In questo ambito, proprio un'analoga ricerca inglese è arrivata a prevedere fino al 50% dei furti in abitazione.

Si tratta, quindi, di uno strumento molto utile per gli operatori di Polizia, che possono così ottimizzare il dispiegamento dei pochi uomini a disposizione per la tutela del territorio.

Ad esempio, in un quartiere di Manchester il pattugliamento mirato delle aree previste come “ad alto rischio”, ha portato - in un anno - a una riduzione del 27% dei furti in abitazione.

 

Al cuore del metodo

La ricerca di Transcrime ha portato a sviluppare un modello predittivo, che al momento è in uso nelle città di Milano, Roma e Bari.

In pratica, attraverso la metodologia del Risk Terrain Modeling (RTM), viene attribuito un punteggio di rischio alle aree urbane.

Questo risultato è frutto di soli numeri e non di sensazioni degli operatori.

Per tale ragione, in una prima fase, sono stati individuati alcuni fattori che potrebbero facilitare o - al contrario - contrastare i furti in abitazione.

Solo in una seconda fase, gli esperti hanno selezionato i fattori che hanno dimostrato, tramite un algoritmo, di avere un effettivo potere predittivo.

Sulla scorta di tali fattori, ogni città è stata divisa in piccole aree quadrate della misura di 50 m x 50 m, ovvero le dimensioni di mezzo campo da calcio, per riuscire a ottenere una buona precisione.

A ogni singola area è, poi, stato associato un punteggio di rischio, sulla base dei fattori selezionati nella fase precedente.

A questo punto, è stato l'algoritmo a calcolare le aree più a rischio di ciascuna città. Un'indicazione che, lavorando sui dati del 2012 e del 2013, ha permesso di elaborare una serie di previsioni per il 2014 e di confrontarle con i furti effettivamente avvenuti.

In questo modo, la corrispondenza tra la previsione e i reati realmente avvenuti ha permesso di valutare la capacità predittiva delle mappe previsionali, ma anche di apportare le necessarie correzioni.

 

I fattori di rischio di una specifica area

Al di là delle ipotesi e delle singole convinzioni, lo studio ha indentificato quali siano i reali fattori di rischio all’interno di una specifica area.

Ovviamente, l'elevato numero di reati registrati nel biennio precedente è stata confermata dalle rilevazioni del 2014.

Ma è interessante registrare come l’elevata densità abitativa sia un fattore rilevante. Contrariamente a quanto si pensi, infatti, non sono le case isolate a essere a maggior rischio.

L’alta densità abitativa, al contrario, garantisce ai ladri un alto numero di possibili obiettivi e una ridotta capacità di controllo dei residenti sugli estranei, visto l’elevato numero di persone.

Infine, gli alti valori immobiliari sono un forte fattore di attrattività per i ladri, che sanno di poter contare su un maggior bottino nelle aree abitate da persone più ricche.

Oltre a questi fattori di forte attrattività per i ladri, ne esistono altri caratterizzati da un'influenza media, ma anche con differenze dal punto di vista geografico.

Ad esempio a Roma, rispetto a Milano e Bari, si registra un elevato tasso di furti nelle zone con un’alta presenza di residenti ultrasettantenni.

Un fattore che sembra contraddire la convinzione secondo cui le persone che più stanno in casa siano meno a rischio.

Probabilmente, spiegano gli esperti, queste persone potrebbero essere più facilmente soggette a furti in abitazione “con raggiro”.

Anche la presenza di negozi “Compro Oro” sembra favorire i furti, soprattutto a Milano e Bari, in quanto questi esercizi potrebbero rappresentare per i ladri un modo per tentare di rivendere la refurtiva.

Così come l’esistenza di edilizia residenziale pubblica che incoraggia i furti, sia perché collegata a situazioni di marginalità sia per una maggiore vulnerabilità delle abitazioni stesse.

Dall'analisi, infine, emerge che la prossimità a campi nomadi e la vicinanza a sedi di Servizi per le Tossicodipendenze, non rappresentano fattori influenti per predire i furti in abitazione.

Allo stesso modo, la prossimità a presidi di Forze di Polizia, la presenza di anziani, gli alti valori immobiliari e un’alta densità abitativa, non sono emersi quali fattori protettivi influenti per prevedere i furti in abitazione.

 

Milano e Roma, queste le aree critiche

Dalle mappe previsionali, che possono essere consultate all'indirizzo www.transcrime.it, emerge che il sistema è stato in grado, nel 2014, di prevedere il 29,3% di tutti i furti in abitazione.

Questi furti, infatti, si sono verificati nelle aree identificate come a rischio alto o molto alto.

Si tratta, in pratica, del 7,7% della superficie della città di Milano, concentrata tra la circonvallazione interna e quella esterna, coinvolgendo soprattutto i quartieri di Centrale, Buenos Aires - Porta Venezia, XXII Marzo, Isola e De Angeli - Monte Rosa.

L'algoritmo si è dimostrato ancora più efficace a Roma, dove ha predetto il 47,1% di tutti i furti in abitazione registrati nel 2014.

La previsione si concentra nelle aree a rischio alto o molto alto, che rappresentano il 5,0% della superficie della città di Roma.

Tali zone si concentrano nel Centro Storico (Rioni Ponte, Regola, Sant’Eustacchio, Sant’Angelo, Campo Marzio, Colonna ed Esquilino) e nei quartieri Aurelio, Gianicolense, Della Vittoria, Appio Latino e Nomentano.

I test per le città di Milano, Roma e Bari hanno confermato la correttezza del metodo, anche se è necessario lavorare ancora molto.

É però interessante registrare come i comportamenti dei criminali tendano a ripetersi secondo schemi precisi.

Conoscere dove e perché i furti si sono concentrati in precedenza è utile per prevedere il rischio futuro, anche in funzione delle specificità delle singole città.

Anche per questa ragione, gli esperti ribadiscono la necessità di migliorare la qualità dei dati raccolti.

Questo miglioramento, in particolare, potrebbe riguardare la completezza e la standardizzazione delle informazioni relative al luogo e al momento del reato, agli autori, al loro modus operandi e alla merce rubata.

È, infine, probabile che alcuni fattori di rischio - ma anche alcuni fattori protettivi - abbiano un effetto su certi ladri ma non su altri.

Per questo, servirebbe capire quali sono le caratteristiche che rendono gli edifici più o meno vulnerabili. In tal modo, si focalizzerebbe la previsione dall’area della città alla singola abitazione.

 

Giovanni Zenigata

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